Massimo Giletti ricorda Fabrizio Frizzi: “Una persona perbene, spesso ha pagato per la sua bontà”
"Se n'è andato un fratello". Fabrizio Frizzi è morto all'età di 60 anni e oggi il mondo della tv (ma non solo) si stringe per ricordare un uomo perbene. Lo fa anche Massimo Giletti: i due avevano lavorato insieme sia per gli speciali di Telethon sia per lo show Ciak si canta!, ma erano anche amici lontano dalle telecamere.
Il ricordo tra le lacrime
"Questa mattina sono stato a dargli l'ultimo saluto alla camera ardente. È andato avanti a lavorare senza far pesare a nessuno il dolore profondo di sapere che la vita per lui era un arco molto più breve di quello che tutti noi potessimo immaginare", racconta Giletti a Fanpage.it del conduttore che fino a ieri era in onda su Rai 1 con le puntate precedentemente registrate de L'Eredità. Quindi un aneddoto:
"Era una persona perbene. Solitamente la tv proietta delle immagini di noi e la gente poi si chiede "Sarà davvero come lo vediamo in tv?". Lui era così, uno dei pochi a essere così: era quello che appariva con la sua ingenuità, la sua fanciullezza, la sua serietà e la sua professionalità […] Nel 1996 conducevo Telethon per la prima volta. Era un esordio molto importante per me che ero giovanissimo, mentre lui era già un conduttore affermato. Durante la fotografia di rito per la stampa, dove c'erano tanti nani e ballerine della tivù che sgomitavano per starmi vicino, lui si mise dietro. Questo era Fabrizio: uno perbene, cosa rara in questo mondo. Molto spesso ha anche pagato per questo. Però la gente lo amava e lo ama ancora".
Giletti sapeva la verità sulla sua malattia
Massimo Giletti rivela di esser stato in contatto quasi perenne con il conduttore romano e di conoscere le sue condizioni di salute. Proprio per questo dedicò a lui (e a Lamberto Sposini) il suo monologo di apertura della prima puntata stagionale de Non è l'Arena su La7:
"Ci siamo sentiti anche pochi giorni fa, ci sentivamo sempre, soprattutto in questo periodo. Non a caso nel mio monologo iniziale, quando raccontavo che il direttore generale mi aveva fatto capire che non c'era più spazio per me, citai due persone: Lamberto Sposini e Fabrizio Frizzi. Non erano due nomi a caso. Io sapevo la verità. Sapevo che Fabrizio non sarebbe arrivato a quest'estate. In quel monologo c'era lui che mi scrisse proprio quella mattina un messaggio, che ogni tanto andavo a rivedermi e lo farò anche oggi, perché era di una dolcezza infinita".