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Live - Non è la D'Urso 2020-2021

Marco Carta: “Il vigilante ha mentito, non è vero che sono uscito dal camerino senza magliette”

Ospite a Live – Non è la D’Urso, il cantante nega di aver sottratto magliette per un valore di 1200 euro alla Rinascente di Milano (incolpando la donna che era con lui), smentisce la testimonianza del vigilante che lo inchioderebbe e spiega la sua “fuga” in Grecia col fidanzato: “Era un viaggio già programmato”.
A cura di Valeria Morini
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Dopo il clamoroso arresto per il presunto furto di alcune magliette per un valore di 1200 euro alla Rinascente di Milano, Marco Carta non poteva che scegliere il salotto dell'amica Barbara D'Urso per raccontare la sua versione dei fatti. Ospite a Live – Non è la D'Urso, il cantante è apparso ancora provato: "Ti racconto quello posso, essendoci un processo di mezzo. Sono molto molto scosso ed è difficile in un manicomio dimostrare che non sei pazzo". Quindi, ha ricostruito quello che sarebbe successo nella serata di venerdì 31 maggio:

Il Tg5 dice che sono stato fermato con le magliette rubate. Non è vero. Io ero con una persona, una mia amica, lei è stata fermata. Quando l'allarme anti-taccheggio è suonato, ci hanno detto: "Seguiteci". A un certo punto ho visto tirare fuori delle magliette dalla sua borsa. Sono rimasto sconcertato, allibito. Lei non ha detto nulla. Essendo tanto scosso, non ho ricordi lucidi di quei momenti, brutti, e dei giorni successivi. Continuavo a ripetermi: "Sei una brava persona". Mi sono sempre ritenuto una persona distratta e sregolata, ora mi dico che sono una brava persona e non, come molti pensano, un ladro.

La notte passata in cella

Come nel suo primo messaggio social dopo l'accaduto, Carta ha dunque dichiarato di essere totalmente estraneo al fatto, scaricando la responsabilità sulla donna che era con lui, l'infermiera sarda Fabiana Muscas (totalmente opposta è la versione fornita dal padre di quest'ultima). Il cantante ha raccontato la sua notte trascorsa in cella. Molto scioccato, lui non avrebbe nemmeno pensato di chiamare un legale:

La polizia ci ha detto: "Dovete seguirci, ci potrebbe essere un arresto". Li abbiamo seguiti, ma separatamente, in due diverse macchine della polizia. Ci hanno portato dentro una cella, separati. Io continuavo a fare avanti e indietro, mi sentivo un animale in gabbia. Non potevo chiamare il mio fidanzato, la mia famiglia. Mi hanno detto che non potevo sentire nessuno se non un avvocato. Però io volevo chiamare prima casa, non mi interessava chiamare l'avvocato. Sono rimasto lì fino alle 5 del mattino, una donna ufficiale mi ha detto: "Guarda che ci sarà un processo, poi tornerai a casa". Si vedeva che ero scioccato, ero fuori di me, non perché facessi chissà cosa ma perché fissavo il vuoto. La donna ha chiamato il mio fidanzato, poi mi hanno riportato a casa. Non mi ricordo il termine ma diciamo che ero agli arresti domiciliari. Alle 8 sono venuti a prendermi e mi hanno portato al processo. C'eravamo tutti e due, sia io che lei.

Carta smentisce la testimonianza del vigilante

A inchiodare Carta, sarebbe però la testimonianza di un addetto alla sicurezza, che ha affermato di averlo visto entrare in camerino con alcune magliette in mano, per poi uscire senza le tshirt in questione. Carta, che andrà a processo il 20 settembre, ha smentito con forza: "Proprio sulla base di quella testimonianza, il magistrato non ha convalidato l'arresto. Le telecamere le abbiamo chieste noi, e diranno la verità. Non è vero che sono uscito dal camerino senza magliette, sono uscito con tante magliette. Non so dire perché ha detto così". A fargli più male, però, sono state le critiche del web, di cui ha parlato in lacrime:

 Non è vero che Carta è stato rinviato a giudizio, ho scelto la direttissima. Ho chiesto al giudice di fissare il processo il prima possibile. Non sono preoccupato, il fatto è che ho avuto la stupidità di aprire i social e leggere le cattiverie che mi hanno scritto: mi hanno detto "meriteresti la pena di morte, di stare con i pedofili". Odio piangere in pubblico. Sono preoccupato per la mia famiglia. Che camminino a testa alta, io non l'ho fatto. Quando mi riconosceranno innocente, mi resterà comunque il brutto ricordo e il giudizio della gente.

La verità sul viaggio in Grecia col fidanzato

Infine, Carta ha chiarito il motivo del suo viaggio in Grecia subito dopo l'udienza, dove è stato paparazzato per la prima volta insieme al fidanzato Sirio. Nessuna fuga, semplicemente la partenza sarebbe stata fissata da tempo: "Sono andato in Grecia per un addio al nubilato, non sono scappato e la data era già fissata. Questa è una paparazzata, mi spiace perché ho sempre tutelato il mio fidanzato. Lo amo tanto". Poi, ha spiegato di aver pronto un nuovo album in uscita. Forse, tutta questa pubblicità negativa potrebbe, in fondo, tornargli utile.

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