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Lupin parte 2 su Netflix delude le attese, la recensione: più intimo e meno credibile

La seconda parte di Lupin torna su Netflix a partire dall’11 giugno con cinque episodi subito disponibili. La serie si conclude (forse) con un Assane Diop/Omar Sy più intimo ma meno credibile: troppo ossessionato e sovraccaricato dalla sua sete di giustizia. Colpi di scena assurdi da risultare alla fine telefonati: non c’è realismo, solo finzione.
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Lupin ritorna su Netflix a partire da venerdì 11 giugno con la seconda parte composta da cinque episodi subito disponibili. Il ladro gentiluomo che rivive nel personaggio di Assane Diop/Omar Sy ha portato la Francia sul tetto del mondo (certo: 190 paesi in cui il servizio on demand è disponibile non sono pochi) e ha ravvivato l'interesse per il personaggio letterario nato dalla penna di Maurice Leblanc. La seconda parte della serie si conclude in modo finito, ma visto il successo e la possibilità di poter sviluppare infiniti snodi, non sorprenderebbe – a parere di chi scrive – un annuncio a sorpresa per una terza stagione.

Lupin trova il suo Ganimard

Ritroviamo Assane Diop lì dove lo avevamo lasciato, sulle scogliere della Normandia, dove Leonard, lo scagnozzo di Hubert Pellegrini, è riuscito a rapire suo figlio Raoul. In quello stesso momento, l'agente di polizia Guedira si ritrova sul posto e si rivela pronto ad aiutare Assane nella ricerca di suo figlio. Le citazioni ai romanzi, rispetto alla prima stagione, si fanno meno intense ma qui il nostro Guedira diventa quello che nella saga di Leblanc è Ganimard, il più grande avversario di Lupin. Il Ganimard/Guedira, però, diventerà da subito un prezioso alleato per Lupin: i due si aiuteranno a vicenda per cercare di chiudere una volta per tutte la contesa con Hubert Pellegrini e con il commissario corrotto Gabriel Dumont.

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Lupin più intimo ma meno credibile

In questa seconda parte, gli sceneggiatori hanno puntato ad alzare l'asticella sui rapporti personali di Lupin giocando con la solita costruzione a due velocità su due linee temporali diverse. Un escamotage che finisce per diventare ripetitivo e che non produce lo stesso coinvolgimento della prima stagione. Anche sul comparto tecnico, si prova a fare di più con riprese ancor più suggestive: notevole la parte centrale dove Parigi di notte vive come fosse un personaggio a sé stante. Però l'ossessione di Assane Diop per la sua sete di giustizia finisce per sovraccaricare un personaggio che potrebbe dare molto di più. I colpi di scena sono così assurdi da risultare alla fine telefonati: non c'è realismo, c'è solo finzione. È intrattenimento godereccio. Senza pretese.

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