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Nadia Toffa

Nadia Toffa nelle terre dei fuochi e a Taranto, la lotta per le vite soffocate dal cancro

Nadia Toffa, la giornalista de Le Iene, è morta il 13 agosto 2019, dopo due anni di lunga battaglia contro il cancro. Tra le sue inchieste più note, non si può non ricordare quella sulla Terra dei Fuochi, iniziata nel lontano 2013, nella quale la giornalista vagava nei luoghi contaminati per spiegare al pubblico quanto marcio ci fosse in quelle terre, quanta sofferenza dietro all’insorgere inarrestabile dei tumori. A gennaio 2019, la cittadinanza onoraria di Taranto e, a marzo 2019, il provvedimento della Corte di Strasburgo, che dichiara “un attentato alla vita” tutto ciò che è avvenuto nella Terra dei Fuochi, avviando un provvedimento contro l’Italia.
A cura di Ilaria Costabile
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Nadia Toffa ci ha lasciati dopo due anni di lotte contro un male più volte definito "incurabile", si è dovuta arrendere sotto i colpi inferti da un male  troppo difficile da combattere. Una battaglia affrontata sempre con determinazione, forza e costanza, un atteggiamento e un'indole che da sempre hanno contraddistinto anche il suo essere giornalista sul campo, tanto da averla resa un ‘modello' nel mondo dell'informazione televisiva nei servizi de "Le Iene".

La sua lotta per la "Terra dei fuochi"

Autrice di molte inchieste, negli anni in cui è stata tra le inviate più in vista del programma giornalistico di Italia 1, Nadia Toffa si era battuta particolarmente per la Terra dei Fuochi. Già nel 2013 la giornalista era stata più volte in Campania, nei terreni contaminati per mostrare al pubblico italiano l'entità del dramma di cui molti sentivano parlare, senza averne una precisa conoscenza. L'obiettivo della Toffa fu proprio questo, ritornando a più riprese sull'argomento, quello di approfondire una tematica molto delicata e spesso taciuta.

Al 15 ottobre 2013 risale, la prima video inchiesta de Le Iene tra le campagne nei pressi di Giugliano, tra Napoli e Caserta, nelle quali Nadia Toffa mostrò come il cibo coltivato in quelle terre fosse contaminato, reso tossico a causa dello sversamento di rifiuti accumulatisi nel corso degli anni. Quegli stessi rifiuti e quegli stessi alimenti che hanno generato varie forme tumorali, innalzando il tasso di mortalità, soprattutto infantile.

Il faccia a faccia col boss Carmine Schiavone

Nadia Toffa dal 2013 in poi, quasi a cadenza annuale riproponeva la sua lotta. Svariate le contestazioni allo Stato, che ha più volte promesso un controllo più serrato in quelle zone, pur non riuscendo mai a mantenere le sue promesse, come la giornalista stessa ha raccontato in servizio andato in onda il 25 settembre del 2014, dal titolo "Quando lo Stato promette e non mantiene", in cui non ebbe paura di sottolineare come la Camorra abbia avuto la meglio, ancora un volta, nel corso degli anni.

Carmine Schiavone a Le Iene
Carmine Schiavone a Le Iene

Tra le interviste raccolte per costruire questi servizi, Nadia Toffa parlò anche con Carmine Schiavone, il boss dei casalesi, poi pentito, che rivelò alcuni terribili retroscena del modus operandi dei clan riguardo allo sversamento dei rifiuti e l'inquinamento dei terreni coltivabili. Schiavone andò nel dettaglio, rivelandole quanto ricavano dallo sversamento e quanto fossero tossici i materiali sversati in quei terreni, arrivando a dichiarare che, spesso, anche i rifiuti nucleari finivano, all'insaputa dei cittadini, nelle terre che sarebbero state poi coltivate. Da qui, l'inesorabile crescita dei tumori e delle malattie genetiche.

L'Europa processa l'Italia

A distanza di due anni da questo servizio, la Iena torna all'attacco con una nuova inchiesta, dal titolo "Rifiuti tossici tutto quello che non dovevamo sapere", un approfondimento ancor più crudo, nel quale non esitò a mostrare la sua indignazione nei confronti di un sistema che non faceva nulla per preservare la vita delle persone, in una semi connivenza con la criminalità organizzata.

Il 6 marzo 2019, l'ultimo aggiornamento nel servizio "Terra dei fuochi: l'Europa processa l'Italia", in cui misero in evidenza come la Corte Europea aveva definito quei misfatti come un "attentato al diritto alla vita", avviando un procedimento contro lo Stato italiano per appurare colpe e responsabilità legate alla piaga della Terra dei Fuochi, affinché gli oltre 4000 cittadini campani che, proprio negli anni in cui la giornalista aveva avviato le sue inchieste, avevano denunciato, presentato ricorsi alla Convenzione europea dei diritti umani, potessero finalmente avere giustizia.

Ie jesche pacce pe te, l'amore per Taranto

La sua battaglia non si è fermata, però, alla Terra dei Fuochi. Nadia Toffa è stata, infatti, particolarmente attiva e vicina ai malati oncologici della città di Taranto, in seguito all'insorgenza di tumori verificatasi a causa delle emissioni tossiche provenienti dall'acciaieria Ilva. Nadia Toffa è stata anche madrina dell'iniziativa "Ie jesche pacce pe te" ("io sono pazzo di te", una dichiarazione d'amore per Taranto) di cui è diventata testimonial a livello nazionale, per una raccolta fondi destinata a raccogliere fondi per la ricerca e la sanità locale.

L'iniziativa fu promossa da un bar, situato in Piazza Gesù Divin Lavoratore e dall'associazione "Arcobaleno nel Cuore". La raccolta fondi, nella primavera del 2017, arrivò a 337 mila euro, con i quali si realizzarono nuove strutture di Oncoematologia Pediatrica, all'ospedale Santissima Annunziata di Taranto. La Iena lanciò e promosse l'iniziativa benefica basata sulla vendita delle magliette, che pubblicizzò in ogni modo. La città di Taranto, per questa iniziativa e per la sua vicinanza ai bambini e ai malati oncologici, le ha conferito la cittadinanza onoraria a Gennaio 2019.

Piccole, ma grandi soddisfazioni, arrivate quando Nadia Toffa stava combattendo la sua battaglia personale, quella contro quei mali di cui lei stessa aveva tanto parlato, quei tumori che avevano ucciso migliaia di persone nel corso degli anni e che adesso stavano mettendo a dura prova la sua tenacia, la sua forza, la sua incredibile determinazione. Ecco Nadia Toffa non ce l'ha fatta, non ha vinto la sua lotta, ma noi che abbiamo visto le sue inchieste, noi che abbiamo combattuto con lei e per lei, non dimenticheremo mai quanto fosse importante non arrendersi.

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