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Lamberto Sposini era pro-eutanasia secondo Melania Rizzoli

Melania Rizzoli, dalle pagine di Libero, racconta la posizione pro-eutanasia di Lamberto Sposini, sollevando la domanda sul come ci si dovrebbe comportare adesso che il destino ha colpito proprio lui.
A cura di Marianna D Onghia
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Mentre si attende il risveglio di Lamberto Sposini, si avvicendano le testimonianze degli amici e colleghi sul suo dramma e sulla sua persona. Ultimo il racconto di Malgioglio sul malore di Sposini, che ha arricchito di particolari il momento in cui il giornalista è stato colpito dall'emorragia cerebrale. Ora Lamberto è ricoverato al Policlinico Gemelli e si attende il suo risveglio definitivo dallo stato comatoso.

Sposini, da cavaliere dell'informazione e conduttore di un programma televisivo aperto ai diversi tipi di dibattiti, aveva certamente affrontato, nella cerchia di amici o collaboratori, il tema dell'eutanasia, sul quale più o meno tutti abbiamo la nostra: l'opinione di Sposini sembrava essere pro-eutanasia. A dimostrarlo non sono le sue parole, scritte o registrate, ma una nuova testimonianza, quella del deputato PDL Melania Rizzoli (foto a destra), di professione medico internista.

La donna ha scritto, per la testata Libero, una confessione che parte dagli scambi di opinioni con Sposini per arrivare ad esternare una sua opinione, di cittadina e politica, sul tema eutanasia. La deputata sarebbe stata più volta invitata dal giornalista a La Vita in Diretta per rappresentare il punto di vista del medico sulla questione, che la dottoressa ci tiene a ribadire che è un atteggiamento di difesa della vita umana. Il giornalista si sarebbe espresso in maniera favorevole alla questione eutanasia, volendo difendere la libertà di una persona a morire e non soffrire, in caso di incidenti o malori improvvisi che ne compromettano le funzioni vitali.

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La deputata crede, però, che tra stato di salute e stato di malattia le opinioni possano cambiare e non è quindi certa che Sposini avrebbe preferito morire piuttosto che "esser vittima dell'accanimento terapeutico", al quale ha dovuto sottostare il noto giornalista, arrivato moribondo in clinica e tenuto in coma farmacologico per tentare il tutto per tutto. Insomma, dopo l'emorragia cerebrale di Sposini, non si sarebbe dovuto intervenire per salvare la sua vita, in rispetto alle sue iniziali idee?

Questo interrogativo traspare dalle dichiarazioni della Rizzoli, la stessa che, da medico, parla della difesa della vita come movente primario della medicina e dei suoi discepoli. Alla fine, però, riprende in mano le redini del discorso, affermando che sulla legge per il testamento biologico propenderà per affidare al medico l'ultima parola sul paziente, in base alle sue condizioni, alla gravità di queste e alle possibilità di salvezza. Una lettera aperta, insomma, che parte dalle opinioni di Sposini per arrivare a quelle della Rizzoli, in pieno schema tesi e controtesi, che ovviamente mette in luce entrambe.

Nella confessione, la deputata parla anche del dolore della compagna del giornalista e della figlia: la lettera della signora Sposini alla figlia Matilde trasmette la speranza di un ritorno pieno alla vita di Lamberto, che è un pò un farsi forza vicendevole, tra i due amori del giornalista. La Rizzoli, in verità, parla di una reale paura della signora Sabina, che negli occhi persi del marito non vede più l'anima dell'uomo che ama. Emergono anche particolari alquanto privati della vicenda, in un articolo che vuole essere in tutto e per tutto una sorta di manifesto dell'eutanasia, partendo dal caso-esempio e finendo alla proposta risolutiva.

La conclusione non poteva che incentrarsi sul caso estremo e discusso della povera Eluana Englaro: "Da medico rifletto che la vita di tutti noi e la sua fine naturale di cui tanto oggi si parla, ha comunque necessità di linee guida su alcuni punti indiscutibili, scientificamente provati, certi ed evidenti,  per evitare poi che siano i tribunali a decidere e a determinare il giorno e l’ora della nostra morte, come è già successo per Eluana Englaro".

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