Scordiamoci le paillettes, i Ken umani e le spremiture di lacrime. La quattordicesima edizione di Pomeriggio Cinque parte da un restyling totale del programma condotto da Barbara d'Urso, dalla sigla agli ospiti, dai toni utilizzati all'abbigliamento morigerato e abbottonato della presentatrice.
Il contenitore di Canale 5, tra i primi a ripartire in questa nuova stagione televisiva dal 6 settembre, cambia nel segno della dieta imposta dai tempi e dalle circostanze. Durata ridotta (50 minuti), sobrietà e pacatezza, divieto di interrompere l'altro/a in una fascia talk di informazione e opinione che sembra guardare con scaltrezza al dirimpettaio di Rai1 Alberto Matano e la sua Vita in Diretta, reduce da una stagione fortunata. I casi di cronaca degli ultimi scampoli d'estate, le notizie più discusse di queste ore e tanto Covid, con una linea marcatamente pro vax, compongono il puzzle argomentativo che ha sorretto la prima puntata di questa versione "casta" Pomeriggio Cinque.
Barbara d'Urso ridimensionata
C'era da aspettarselo, dopo l'estate appena trascorsa durante la quale Mediaset aveva annunciato un cambio di passo. La rivoluzione è partita proprio dal ridimensionamento di Barbara d'Urso nei palinsesti di Canale 5, con lo stop a Domenica Live, stop a Live – Non è la d'Urso. Nessuna bocciatura, è stato ribadito ufficialmente, ma solo un cambio di rotta dopo 15 anni in cui la conduttrice ha dato tantissimo in termini di stacanovismo e ascolti, influendo in modo radicale sul linguaggio e lo stile della rete ammiraglia Mediaset con la lenta e costante invasione di tutti gli spazi cruciali a definire l'identità di una rete generalista.
Un programma snaturato?
Se l'esperimento visagista avrà fortuna sul lungo periodo è difficile a dirsi, ma questo nuovo Pomeriggio Cinque non può lasciare indifferenti. Quello che per anni è stato il tempio del trash televisivo – la classificazione potrà stare stretta a Barbara d'Urso, ma è così che verrà ricordato – oggi diventa una versione diluita di se stesso nella speranza di potersi reinventare in una forma equilibrata e perbenista, che forse riuscirà ad evitare qualche critica, ma che rischia di spersonalizzare il programma stesso e limitare l'estro della conduttrice, vero portento nel saper trasformare il sottovuoto spinto in un genere televisivo.