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La cultura e il Grande Fratello Vip possono convivere, ma Canale 5 deve crederci

La chiusura anticipata di “Viaggio nella grande bellezza” con Cesare Bocci per bassi ascolti alimenta le proteste di chi vede Canale 5 schiava di Signorini e D’Urso, incapace di andare oltre. Ma una convivenza tra linguaggi in una rete privata è possibile, a patto che quella rete ci creda e conceda tempo alle produzioni più ambiziose.
A cura di Andrea Parrella
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La chiusura anticipata di Viaggio nella grande bellezza per ascolti bassi ha generato polemiche e dibattiti, facendo tornare di moda una domanda che torna ciclicamente: la cultura in televisione può funzionare? Verrebbe da dire di sì, se guardiamo ai risultati ottenuti da Alberto Angela negli ultimi anni, in grado di confrontarsi con l'intrattenimento di Maria De Filippi al sabato sera e, talvolta, addirittura riuscire a vincere. Si tratta di un'eccezionalità, dirà qualcuno, è quella magia della dinastia Angela che non può essere adottata come termine di paragone. Opinione sensata, ma solo in parte. Perché la verità è che bisogna crederci.

Si è detto da subito, ad esempio, che la sospensione anticipata del programma condotto da Cesare Bocci sia legata a Canale 5 e all'incongruenza tra un prodotto di divulgazione come questo e molte delle trasmissioni che tengono in piedi il palinsesto della rete ammiraglia Mediaset, vedi il Grande Fratello e tutti i titoli della galassia Barbara d'Urso. Al netto delle sfumature populistiche di questo discorso, è l'assoluta verità: se addomestichi il tuo pubblico in maniera massiva a un certo tipo di linguaggio ne raccogli poi i risultati.

Un discorso simile lo avevamo fatto qualche tempo fa parlando della serialità televisiva di Mediaset, intrappolata nel perimetro ristretto tracciato negli ultimi anni che ha spesso reso impossibile ogni tipo di ambizione. La soluzione, tuttavia, non risiede nell'ipotesi inattuabile di eliminare a prescindere show di intrattenimento come quello condotto da Alfonso Signorini, o sopprimere Pomeriggio 5 per lasciare spazio alla sola divulgazione. Una convivenza è possibile.

A Canale 5 non si contesta la promiscuità di linguaggio (è una rete privata che guarda ai ricavi ed evidentemente ne ha bisogno), bensì il fatto di non credere abbastanza in questa promiscuità. Se un'azienda decide di produrre un programma come Viaggio nella grande bellezza, quale messaggio pensa di restituire fermandolo a due puntate dalla fine per ascolti insufficienti con un mano, mentre con l'altra allunga da mesi il brodo del GF Vip perché redditizio in termini di rapporto tra costi e ricavi? È ben evidente che i racconti di Bocci dedicati all'arte di Milano e Firenze, alle storie che si celano dietro alle meraviglie delle città italiane, non possa avere lo stesso ritorno immediato di un flirt nella casa del Grande Fratello Vip, ma per linguaggi differenti sono necessari tempi differenti. Se Canale 5 dimostrasse di crederci di più, gli spettatori potrebbero apprezzarlo e far coesistere la cultura e Barbara d'Urso. D'altronde, la promiscuità non è mai stata un peccato, basta non avere timore di manifestarla.

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