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Jovanotti, parabola di un dj che diventa anticristo

Da due giorni non si fa che parlare (prevalentemente male) di Jovanotti, stigmatizzando la sua prima serata come quanto di più nocivo ci potesse essere per lo spettatore inconsapevole: forse si sta affrontando il problema sbagliato, o forse il problema non c’è.
A cura di Andrea Parrella
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Apologia di Jovanotti dichiarata: lunedì sera un micromondo consistente di persone era schierato, armato di bile, contro un uomo che nel 2013 è capace di fare rimare fa e città senza temere il linciaggio per superficialità indebita, pur continuando a rivendicare la dicitura di cantautore sulla propria carta d'identità. A mio avviso basterebbe questo dato ad assolverlo e non si sa nemmeno da cosa lo si debba assolvere. Nella serata di lunedì si è creduto, anche ragionevolmente, che il pubblico italiano fosse divisibile tra i giusti che avevano scelto di vedere la puntata senza dubbio lodevole di Presa Diretta e i meno giusti, i più superficiali, che invece avevano optato per il groviglio di hashtag con cui era titolato il docu film sul tour del cantantedi Cortona.

Paragone che oltre a non reggere è anche miope, dato che il particolare secondo il quale la somma aritmetica dei due pubblici abbia sfiorato solamente quella raggiunta dalla fiction di Canale 5 "Baciamo le mani", pare non averlo notato nessuno. Quasi come se ai prodotti altamente nocivi, veramente nocivi, che caratterizzano le produzioni televisive italiane ci si fosse abituati, ci avessimo fatto il callo. Un po' come se, forse, ci stessimo preoccupando del problema sbagliato.

Non è per effetto di becero menopeggismo che si crede un po' eccessiva la contestazione a quello che doveva essere un grande evento televisivo (e che invece, a dispetto di quanto dice Jovanotti stesso, si è rivelato un mezzo flop), a fronte di molte persone che, lunedì sera, avrebbero avuto il coraggio di ritenere Miss Italia preferibile a quanto si è visto su Rai1, reputarlo un grande esempio di servizio pubblico, pur di contrassegnare velatamente  gli spettatori dell'ammiraglia col marchio di illusi obnubilati dalle rime facili di Lorenzo Cherubini e da motti apparentemente inconsistenti tipo ce la possiamo fare. La vocazione generalista di Rai1 è lapalissiana, c'è chi la criticherebbe comunque perché tale, ma forse sarebbe il caso di tirare le somme e fare i dovuti distinguo, prima di gridare all'anticristo quando appare la faccia di Jovanotti.

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