196 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

In “Better Call Saul” ci sono i dieci minuti più intensi della storia delle serie tv

“Bad Choice Road”, il nono episodio della quinta stagione di “Better Call Saul” (su Netflix), è stato in grado di incollare letteralmente al divano grazie a un finale da cardiopalma e senza una sola goccia di sangue versato. Grande merito va dato anche al ritorno a un vecchio rituale che credevamo perduto: il ritorno della cadenza settimanale. Una tortura piacevole, ma anche un lusso.
196 CONDIVISIONI
Immagine

Dieci minuti ad alta tensione. Altissima tensione. Come non se ne vedeva da tempo in una serie tv. “Bad Choice Road”, il nono episodio della quinta stagione di “Better Call Saul” (su Netflix), è stato in grado di incollare letteralmente al divano grazie a un finale da cardiopalma e senza una sola goccia di sangue versato. Una scena che ha pochissimi movimenti eppure è così dinamica. Un intreccio perfetto. Un inusuale e inedito stallo alla messicana. Un crescendo sostenuto dalle performance attoriali di tre giganti: Bob Odenkirk, Rhea Seehorn e Tony Dalton. Qui, però, il fattore non è solo nella recitazione eccelsa, non è soltanto nella scrittura del papà di Breaking Bad, Vince Gilligan, a dare quel senso di soddisfazione piena negli occhi, nel cuore e nella mente di chi guarda. Qui c’è soprattutto un meccanismo che nell’era del binge watching, del "guarda tutto e subito", credevamo perduto. È il ruolo chiave della cadenza settimanale.

Con "Better Call Saul" stiamo vivendo – ormai da cinque stagioni – il ritorno delle emozioni distillate settimana per settimana. Così, dopo aver tirato un sospiro di sollievo mentre le pulsazioni del nostro cuore rallentano, restiamo sul nostro divano a ripensare a quello che abbiamo appena visto mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda e il tasto di Netflix non ti suggerisce di andare avanti con il prossimo episodio. Perché non c'è. E ci si ritrova, nei giorni seguenti, a rivivere con la mente quel momento. A non desiderare altro che il prossimo episodio. Nella speranza che sia, in qualche modo, qualcosa di definitivo e conclusivo rispetto a quanto abbiamo visto.

È abbastanza comune nelle serie tv che sia proprio il penultimo episodio stagionale a spingere di più sull'acceleratore. È scritto per creare questa attesa, questo meccanismo nello spettatore. "Better Call Saul" è uno show, al pari del predecessore "Breaking Bad", che vive di momenti a velocità alternata. Uno dei pochi a essere scritti per fare in modo che ogni pezzo del puzzle alla fine venga composto senza sbavature, senza complicazioni o eccessive sospensioni di incredulità. Un domino perfetto che non possiamo far altro che ammirare quando, pezzo dopo pezzo, tutto cade giù.

Lunedì prossimo, negli Stati Uniti, andrà in onda il finale di stagione su AMC, la tv via cavo che ne detiene i diritti. È il solo unico motivo per cui anche noi abbonati Netflix italiani, siamo costretti ad aspettare ancora un po'. È una tortura quasi piacevole. Ma anche un lusso. Ciò che vedremo martedì prossimo, quando il finale di stagione sarà disponibile, ce lo siamo meritati.

196 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views