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“Il boss delle cerimonie” sotto accusa, Real Time: “Trash è passione”

Laura Carafoli, produttrice del discusso format di Real Time, risponde alle polemiche difendendosi da chi accusa di mettere in scena del puro trash: “Il programma non si ferma, ha registrato grandi ascolti”
A cura di Andrea Parrella
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Il docu reality andato in onda ieri sera su Real Time "Il Boss delle cerimonie" ha suscitato un mare di polemiche sin dalla sua messa in onda, ieri sera, quando sui social si è scatenato un vero e proprio putiferio, sollevato soprattutto dai napoletani che l'hanno definito "oltraggioso" e non si sentono affatto rappresentati dal modello riportato dalla trasmissione e che lo ritengono addirittura offensivo. Così è stato necessario che  Laura Carafoli, produttore della trasmissione il “Boss delle cerimonie”, si prestasse ad interviste e dichiarazioni per chiarire la sua posizione in merito alla polemica nata dalla messa in onda di ieri sera. ReteNews24 l'ha infatti contattata per chiederle se effettivamente non ritenga legittime le contestazioni mosse nei confronti di Real Time dopo ieri sera:

Sappiamo bene che non tutti i matrimoni si svolgono così. Quello che viene definito trash per me è folclore, tradizione, passione. Posso capire le polemiche, ma vorrei ricordare che il nostro wedding planner per eccellenza, Enzo Miccio, ha girato il 30% dei suoi matrimoni glamour nel napoletano così come a Ravello, ma non tutti abbiamo gli stessi gusti.

In molti hanno associato quanto visto ieri con le scene iniziali del film di Matteo Garrone "Reality" (qui il trailer e la trama del film), che l'anno scoso raccontava in parte una realtà non troppo differente da quella andata in scena ieri in seconda serata. A chi le ripropone questa associazione Carafoli risponde: "Il film è uscito un anno dopo rispetto al nostro progetto. Siamo andati in onda ora perché il format deve essere approvato dai nostri soci inglesi che, tra l’altro, l’hanno approvato con entusiasmo. Nel nostro racconto non ci sono estremizzazioni, piuttosto, quello che viene fuori è che acanto agli sposi non c’è un organizzatore di matrimoni professionista, ma famiglie che dedicano a questo momento grande amore. In più noi giriamo anche 15 giorni prima, quando ad esempio, lo sposo fa la serenata alla futura moglie, una tradizione unica che non vedo perché non vada raccontata".

Al momento, all'orizzonte non vi è nemmeno accenno alla possibilità che il programma possa essere chiuso in anticipo, come su richiesta di molti che stamanni hanno addirittura scritto delle lettere alla redazione di Real Time. Se non altro perché, a guardare i risultati registrati in termini di share, la rete non può che dirsi entusiasta: "Sono programmate 6 puntate, le prime due sono andate in onda facendo registrare, alle 23 il 4% di ascolti (650 mila persone) a fronte di una media del canale del 2%. Per noi è stato un successo. Per questo non sospenderemo le 4 che restano anche perché, ribadisco, non mi sembra che il nostro lavoro sia offensivo, sono semplici matrimoni nei quali ciascuno è libero di vedere ciò che vuole: la lettura è aperta, così come accade quando si fa un’inchiesta, si racconta una realtà sulla quale ciascuno è libero di trovare gli spunti che ritiene". 

Nessun pregiudizio, specifica la produttrice, nel raccontare una realtà che a molti è parsa come tinta in maniera ridondante, senza oggettività, ma con la chiara volontà di inscenare fenomeni che tendessero ad omologare su standard fortemente trash tutta la popolazione napoletana. E lei non accetta nemmeno la contestazione in merito all'utilizzo della parola "Boss" nel titolo, che calata nel contesto napoletano è per forza di cose soggetta a fraintendimenti: "Il filone del cosiddetto “boss” in televisione è sdoganato. Inoltre don Antonio è, per certi versi, il vero “boss”, il capo, dal quale dipende la sua famiglia e anche gli sposi: tutti sono attenti a quello che lui consiglia. “Il boss delle cerimonie” è anche la storia di una business family e il nostro racconto vuole essere anglosassone, senza pregiudizi". A detta di Laura Carafoli in verità, l'obiettivo sarebbe quello di estendere questo racconto anche a zone diverse e mostrare i vari modi in cui in Italia si possa intendere una cerimonia come quella matrimoniale:

Non ci fermeremo qui: abbiamo già individuato una famiglia di famosi ristoratori e un atelier di abiti da sposa che potrebbero esser i protagonisti delle nostre produzioni future

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