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Festival di Sanremo 2019

I duetti ci piacciono: a Sanremo la musica cambia forma e dà colore al Festival

È finita anche la quarta serata del 69° Festival di Sanremo, quella dedicata ai duetti, che ha visto salire sul palco i 24 Big accompagnati da tanti ospiti. Una serata, quella dei duetti, che è probabilmente una delle più interessanti di tutte le cinque serate del Festival e si è confermata tale. Almeno per chi dà ancora un senso musicale al tutto.
A cura di Francesco Raiola
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È inutile girarci attorno, quella dei duetti è probabilmente una delle serate più interessanti di tutte le cinque serate del Festival, quella in cui gli artisti possono liberarsi un po' e sperimentare, rileggere il proprio pezzo, godere anche della creatività degli ospiti. Dopo tre sere in cui un po' ci siamo annoiati e un po' abbiamo ascoltato le stesse canzoni, quelle che stanno passando in heavy rotation sulle radio e stanno riempendo i contenitori quotidiani delle televisioni, arriva il momento di decompressione: se proprio dobbiamo ascoltarle ancora una volta che siano almeno modificate nella forma, riarrangiate, diverse. Ovviamente mettere un nuovo abito a una canzone non significa per forza migliorarla, anzi, questa sera ci sono stati duetti che hanno ridato colori diversi alle canzoni e altri che hanno un po' storpiato l'idea iniziale, complice anche l'abitudine dell'orecchio a determinati suoni, determinate melodie.

Il trio di conduttori è meno impegnato del solito, e praticamente intervalla la corsa di questi duetti con gag che riescono a metà (Bisio tiene con gli sketch di Ligabue, anche se il terzo è un filino troppo, mentre il duetto della chitarra acustico, vabbè…), ma c'è più respiro per la musica e alcuni di questi duetti valgono anche la lunghezza della serata. Sul palco salgono nomi molto diversi tra loro e ci sono alcuni ritorni interessanti, quello di Nada, che con Motta vince il premio per il miglior duetto (tra qualche fischio incomprensibile), ma anche quello di Irene Grandi, senza contare quello dei due vincitori dello scorso anno, ovvero Ermal Meta e Fabrizio Moro che hanno accompagnato rispettivamente Simone Cristicchi e Ultimo.

L'esempio di quello che può accadere in una serata del genere viene da Ghemon, che con Diodato e i Calibro 35 prende un pezzo bello di suo e riesce a rivestirlo daccapo, sia nelle sonorità che nel testo, con la voce di Diodato che dà classe al tutto, ma vine anche dalla coppia Achille Lauro Morgan che dà una scossa al sonnolento pubblico dell'Ariston. Una scossa che ha preso la rincorsa verso la finale di domani. Ci siamo quasi, dai!

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