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Opinioni

I 30 anni di Non è la Rai: il giorno in cui Mediaset iniziò il suo colpo di Stato

Non è la Rai, il programma cult degli anni ’90 andava in onda per la prima volta nella sua storia il 9 settembre 1991. Si aprì con il sorriso rassicurante di Enrica Bonaccorti, si chiuse con quello malizioso di Ambra Angiolini. C’è stato in quegli anni un repentino movimento, un ribaltamento del costume, di quello che si poteva fare e quello che non si poteva fare in televisione e per Fininvest/Mediaset fu il banco di prova di “Forza Italia”: fu l’inizio del berlusconismo.
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"Ma come è bello qui, ma come è grande qui, ci piace troppo ma…non è la Rai". Non è la Rai, il programma cult degli anni '90 andava in onda per la prima volta nella sua storia il 9 settembre 1991. Durerà quattro edizioni, fino al 30 giugno 1995. Si aprirà con il sorriso rassicurante di Enrica Bonaccorti, si chiuderà con quello malizioso di Ambra Angiolini. Lo show, ideato e diretto da Gianni Boncompagni, fece la fortuna dell'allora Fininvest con una raccolta pubblicitaria senza precedenti in un programma che ingolosiva soprattutto gli adulti. C'è stato in quegli anni un repentino movimento, un ribaltamento del costume, di quello che si poteva fare e quello che non si poteva fare, raggiunto attraverso un plebiscito popolare il cui segno tangibile era la presenza nelle case di almeno uno o due prodotti commerciali – dai libri ai quaderni – brandizzati con il marchio della trasmissione. Non è la Rai, in fondo, è stato quasi un colpo di Stato. 

Icone della sessualità

Già, perché un plotone di ragazze giovanissime ballavano scosciate dopo pranzo. Erano le "Lolita" della televisione: cullavano i sogni delle adolescenti che volevano diventare come loro, dei ragazzini che se innamoravano perdutamente.  Indimenticabile e illuminante, una sequenza di 1992 in cui il pubblicitario Leonardo Notte, interpretato da Stefano Accorsi, convincerà un grosso cliente di Publitalia che è quello il programma a cui affidare i suoi spot perché l'Italia "è un paese di pervertiti cinquantenni che sbavano davanti alle cosce nude delle ragazzine". "Non è la Rai" è stato anche questo: manifestazione iconica della sessualità.

La propaganda berlusconiana

Un colpo di Stato, dicevamo. Sì, perché "Non è la Rai" fu di fatto l'inizio della propaganda berlusconiana, il banco di prova di "Forza Italia". Tutta la Fininvest/Mediaset era "scesa in campo" insieme al Cavaliere per tentare l'impresa che, puntualmente, riuscì. Il programma perfetto "per l'ora di pranzo", citando Boncompagni, aveva conquistato la fiducia degli italiani, cambiando per sempre la storia del nostro Paese.

I volti e le polemiche

È stato anche un modo per lanciare volti che, in un modo o nell'altro, successivamente si sono ritagliati grande spazio nel mondo dello spettacolo. I più noti li conosciamo tutti: Ambra Angiolini, Laura Freddi, Alessia Merz, Sabrina Impacciatore, Claudia Gerini, Romina Mondello, Michela Andreozzi, Antonella Mosetti, Pamela Petrarolo. C'è anche chi, a trent'anni di distanza, lancia accuse. Come Laura Colucci: "Non era una favola, ho visto cose vomitevoli", facendo riferimento soprattutto alle relazioni scandalose che ha avuto Gianni Boncompagni (vedi quella con Claudia Gerini, al tempo giovanissima).

La canzone di Vasco Rossi

Le dichiarazioni che arrivano a trent'anni di distanza sono ben attenuate rispetto al clamore e alla spaccatura del pensiero che ci fu in Italia, al tempo. Le leggende metropolitane si sprecavano, al punto che persino Vasco Rossi decise di scrivere una canzone a quel mondo. "Delusa" era un riferimento alla trasmissione, che citava espressamente Gianni Boncompagni e il suo status: "Però quel Boncompagni lì, secondo me…". Proprio Gianni Boncompagni rispose l'anno successivo con la sigla "Affatto Deluse" e il cambio della strofa: "Però quel Vasco Rossi lì, secondo me…". 

Cosa è giusto, cosa è sbagliato

"Non è la Rai" è stato, in vita, uno dei programmi più bersagliati dalla critica. Per una parte della stampa, il programma di Gianni Boncompagni contribuiva a restituire un'immagine stereotipata e mercificata della donna. Parlò lo stesso regista a "Famiglia Cristiana":

Dicono che propongo "un insopportabile clima da gita scolastica in torpedone". E allora? Cosa c'è di male? Sono d'accordo, solo che toglierei il termine insopportabile. E poi abolirei la parola volgare, perché io pretendo da tutti i miei collaboratori delle inquadrature castissime.

Trent'anni dopo, "Non è la Rai" ha segnato l'immaginario collettivo, ha cambiato le regole e – come tutto quello che spariglia le carte in qualsiasi ambito – continua a farci discutere.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. Ha esordito nella narrativa nel 2022 con il romanzo Un male purissimo (Rogiosi). California Milk Bar - La voragine di Secondigliano (Rogiosi, 2023) è il suo secondo romanzo.
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