Gomorra 2: gli effetti dei The JackaL sulla morte di Salvatore Conte
La prima morte "che conta" è arrivata. "Gomorra – La Serie" ha messo in scena l'assassinio di Salvatore Conte, tradito dai suoi uomini e dall'alleato per cui non ha mai provato fiducia, l'immortale Ciro Di Marzio. I commenti degli utenti sui social sono stati un flusso inarrestabile di affetto misto a delusione che ha portato il nome di Marco Palvetti, l'attore che interpreta il ruolo dell'ambiguo signore della droga, tra i trend assoluti della serata. Ci sono però una serie di punti che vale la pena analizzare, degli aspetti che ci aiutano a capire come la scelta di eliminare il personaggio di Salvatore Conte sia stata in fondo inevitabile; una strada senza uscita che "l'ommo che po' fà a meno ‘e tutte cose" ha imboccato suo malgrado dopo la parodia dei JackaL, "Gli effetti di Gomorra sulla gente 2".
Salvatore Conte è stato un personaggio tratteggiato in maniera perfetta, questo va riconosciuto all'attore e agli autori, e, forse, non doveva morire così presto. Eppure la sua condanna a morte non è stata sancita da Ciro Di Marzio, nella cucina kitsch di ‘O Principe e ‘O Mulatto ma è arrivata fuori dall'officina Gomorra, precisamente dopo il secondo video dei JackaL, quello che ha superato il muro del milione di visualizzazioni in meno di una settimana. Salvatore Conte è stato quello più danneggiato tra i personaggi imitati da Ciro Priello. Del resto, fino a ieri sera, l'effetto parodia è sempre scattato in automatico ogni volta che lui e i due Savastano aprono bocca.
Ecco allora che il suo personaggio, viste le nuove carte sul tavolo, quelle di un'alleanza "democratica" scontenta del suo "presidente", è diventato, anche sul piano narrativo, il più sacrificabile. Non è un caso che gli autori abbiano buttato nella mischia due donne più dei comprimari dalle tonalità basiche e meno caratterizzate, più vicine al personaggio di Ciro Di Marzio interpretato da Marco D'Amore, unico sopravvissuto al filone delle parodie The JackaL. Una contromisura anti-sfottò? Chissà. Per gli altri non c'è più nulla da fare: si sorride quasi ad ogni battuta.
Marco Palvetti, un attore gigantesco
Marco Palvetti, che ieri ha ringraziato i fan su Facebook, felino e ieratico, è stato un gigante, soprattutto nell'episodio conclusivo. Salvatore Conte è messo a nudo, mostrato a tutti nelle sue segrete debolezze che in fondo non sono altro che le sue virtù. Dov'è la debolezza quando si prova amore? Eppure la sua doppia vita, una criminale e una segreta, l'amore per un transessuale, rappresentano due passioni inconciliabili, entrambe scontate con la penitenza e la devozione. Quando non può più "fare a meno di tutto", quando non è più senza paura perché non può più fare a meno di Nina, toglierlo di mezzo è stato doloroso ma inevitabile. Fa male, perché per la prima volta lo spettatore riesce ad entrare in contatto con uno dei personaggi disumani della serie, inevitabile perché gli autori hanno sempre dichiarato di aver creato un mondo con dei personaggi per i quali è impossibile provare empatia. Un altro paradosso inconciliabile, proprio come le passioni di Salvatore Conte.