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Giusy Buscemi, Manuela in Un Passo dal cielo 6: “Ho trasformato le sue paure in sogni da realizzare”

Raggiunta da Fanpage.it, Giusy Buscemi si è raccontata parlando della sua esperienza come protagonista di “Un passo dal cielo 6” accanto a Daniele Liotti, nel ruolo di Manuela che già aveva interpretato nella terza stagione della fiction. L’attrice siciliana, dopo anni di assenza dagli schermi per dedicarsi alla sua famiglia, è pronta a tornare con nuovi progetti: “Prima ero dell’idea che mi fossi fermata, ma adesso so che non si è trattato di uno stop, ma di un arricchimento emotivo”.
A cura di Ilaria Costabile
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Giusy Buscemi è una delle protagoniste di Un passo dal cielo 6, fiction che la vede accanto a Daniele Liotti ed Enrico Ianniello e alla quale ritorna dopo anni dalla prima apparizione. L'attrice siciliana racconta a Fanpage.it come si sia evoluto il suo personaggio, cosa l'abbia spinta a riprenderlo e reinventarlo, descrivendo come sia stato stimolante tornare sul set dopo il primo lockdown, che si è aggiunto ad un periodo di lontananza dagli schermi durato tre anni. Tra nuovi progetti che potrebbero partire nel breve periodo e aspirazioni future, l'ex Miss Italia è tornata a pieno ritmo sul piccolo schermo. E a proposito della bellezza e del suo ruolo nel mondo dello spettacolo, la 28enne ha sottolineato come la maternità abbia cambiato il suo modo di rapportarsi al corpo, e quanto la bellezza fine a se stessa non sia mai stata il lasciapassare per il successo.

Eri già stata Manuela nella terza stagione di Un Passo dal Cielo, come è cambiato il tuo personaggio? 

Sicuramente dalla terza stagione sono cambiate tante cose, sia per la serie che ha vissuto tanti cambiamenti, sia per me stessa. Era un personaggio poco delineato, l’idea era quella di potergli dare maggiori sfumature. Noi conoscevamo Manuela come la sorella del commissario che combinava guai ed era una persona poco affidabile, quindi mi è piaciuto superare questa apparente inaffidabilità del personaggio anche raccontando quelle che di fondo erano le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi sogni e i suoi desideri.

Dal momento che Manuela è cresciuta così tanto, ci sono i margini perché ci sia in una prossima stagione? 

Questo chi lo sa, vedremo cosa scriveranno, se ci sarà la possibilità mi piacerebbe.

Avete girato nel momento clou della pandemia e farlo in quei posti immersi nella natura deve essere stata una boccata d'aria, ma anche un ulteriore isolamento dal mondo circostante, o sbaglio?

Sì, assolutamente è così. Venivamo dal primo lockdown, da mesi di clausura a casa come tutti, quindi per noi è stato un grandissimo privilegio innanzitutto poter ricominciare a lavorare, poi farlo in un contesto del genere. Chi aveva le famiglie con sé ha preso una casetta oppure c'era chi stava in albergo. Tutti, però, abbiamo vissuto in una grande bolla, dove ci sentivamo protetti e allo stesso tempo lavoravamo, una sorta di vacanza-lavoro.

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Hai portato con te anche i tuoi bimbi

Sì, per forza, abbiamo trascorso due mesi su in Veneto. Abbiamo portato i bimbi (Caterina e Pietro Maria ndr.) ed è venuta mia madre a darmi una mano.

In qualche modo si è riunita tutta la famiglia: alcuni episodi sono stati diretti proprio da tuo marito (Jan Michelini), anche se non era la prima volta che lavoravate insieme.

Sì, i primi due episodi li ha diretti lui. Da quando ci siamo sposati in realtà sì, ci siamo trovati all’inizio a lavorare insieme, poi abbiamo cercato di evitare, fosse anche solo per percorrere strade diverse professionalmente.

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Che rapporto si è creato con Daniele Liotti sul set?

Daniele è stupendo, è una persona nonché un attore super altruista, che mette sempre l’altro al centro ed è generosissimo. Ho avuto anche la fortuna e la possibilità di conoscerlo come amico, insieme alla compagna Cristina (D'Alberto ndr). Diciamo che chiunque si sia ritrovato sul set con lui è stato super accolto, anche nei ruoli più piccoli. Un vero protagonista di serie, è molto preciso e, a volte, anche parecchio critico.

La fiction ha subito vari cambiamenti, dai personaggi alle location, ma il pubblico è rimasto fedele ad Un passo dal cielo. Secondo te perché?

Secondo me è una serie che riesce a prendere un po’ tutte le fasce d’età. Poi, una forza indiscutibile della fiction è la bellezza della natura, spingere lo spettatore a guardare verso l’alto, sempre e nonostante tutto. E questo, poi, è un desiderio che accomuna tutti e che vediamo riflesso in una serie come “Un passo dal cielo”. C’è sempre la voglia di sperare, di sognare alla base in ogni scelta dei personaggi, della linea che generalmente è stata data alla serie, dalla messa in scena all’interpretazione.

Sei stata in passato protagonista de Il Paradiso delle Signore, una fiction che continua ad essere amatissima anche nella versione daily. Sebbene siano trascorsi degli anni, i fan reclamano un ritorno di Teresa Iorio, pensi sia possibile?

È difficile dare una risposta a questa domanda soprattutto per le serie che hanno tanto successo. Io credo che ci sia una nascita e una fine naturale di ogni personaggio, perché è anche giusto che sia così. Però adesso mi viene un po’ difficile pensare a come reintegrarlo, dopo quello che è successo alla fine della serie (Teresa ha rischiato di perdere la vita, ma Pietro per difenderla è stato ferito mortalmente. Lei, quindi, ha lasciato Milano insieme ndr). Tra l'altro è pur vero che è una serie che va in onda tutto l’anno e tutti i giorni, per cui richiede una particolare organizzazione con gli altri impegni di lavoro.

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A proposito di impegni, cosa c’è nel tuo futuro lavorativo?

Al momento sono in attesa, non posso dire molto, ma sto aspettando per un nuovo progetto a cui tengo tantissimo sempre per la Rai e spero di poterne parlare presto.

Sei stata lontana dagli schermi per diverso tempo per occuparti della tua famiglia, come hai vissuto questo distacco?

È molto cambiata la mia prospettiva in merito a questa cosa, se prima ero dell’idea che mi fossi fermata per tre anni, per dedicarmi alla famiglia, ora che ho ripreso a lavorare rivedo quel periodo pensando che in realtà non sia stato uno stop. Proprio la possibilità di diventare madre, di dedicarmi ai miei bambini, mi ha regalato tanto anche dal punto di vista umano perché mi ha donato degli “strumenti” che oggi mi aiutano tantissimo anche nel mestiere di attrice. La recitazione, in fondo, ruota attorno a sentimenti ed emozioni, quindi penso probabilmente di aver fatto una full immersion di vita che mi porterò dietro nei vari personaggi che interpreterò. È stato un corso intensivo di esperienze umane.

Tu come Anna Valle, Miriam Leone e Francesca Chillemi: miss e grandi attrici di fiction. Quanto senso può avere iniziare una carriera partendo da Miss Italia, concorso incentrato prettamente sulla bellezza?

Domanda da un milione di dollari! Penso che per arrivare a fare questo mestiere ci possano essere tantissime strade, ma semplicemente perché ognuno di noi ha storie diverse. C’è chi ci arriva partendo da un’Accademia, chi ci arriva per altre vie. Oggi rispetto ad anni fa, per l'appunto gli anni di Anna Valle o Miriam Leone, la possibilità di poter avere una vetrina è aumentata. Quindi sì, potrebbe essere una delle strade che possono aiutare una ragazza di oggi a mettersi in gioco, ma per mostrare il talento che va oltre la bellezza, perché la bellezza da sola non porta da nessuna parte. Molte ragazze che hanno partecipato a Miss Italia hanno poi scelto di non entrare nel mondo dello spettacolo, altre invece hanno iniziato a studiare. Non è né una cosa scontata, né diretta e immediata partecipare e iniziare una carriera nel cinema o in tv.

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Tu sei sempre stata promotrice di una bellezza "acqua e sapone". L'idea è che tu non voglia ostentare il tuo aspetto o quanto meno, giustamente, non voglia focalizzarti solo su quello è reale? 

L’affermazione di un personaggio non può passare attraverso la bellezza, la seduzione a tutti i costi. In realtà, anche la maternità che ho vissuto in questo periodo mi ha dato una nuova prospettiva, un nuovo sguardo nei confronti del corpo stesso. È come se lo sentissi ancora di più come uno strumento per amare, uno strumento per veicolare un messaggio attraverso il lavoro che faccio e non un corpo fine a sé stesso.

Tra le produzioni che hanno visto tuo marito alla regia c'è Doc – Nelle tue mani che ha avuto un successo di pubblico incredibile. Ti ci vedresti in veste di dottoressa? 

(Ride ndr) Chissà, chi può dirlo. Lui però in Doc non ci sarà quest'anno perché è impegnato in un altro progetto.

Ha curato anche Diavoli con Patrick Dempsey, Ti piacerebbe in futuro prendere parte ad una produzione internazionale? 

Per una produzione internazionale non ci sono state ancora occasioni, sto migliorando sempre di più con l’inglese, poi certamente in futuro, a seconda delle possibilità che ci saranno, valuterò nel caso in cui dovessero esserci delle proposte.

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