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Gigi Proietti nell’ultima intervista: “Alla mia età la malattia è l’età stessa”

Le parole di Gigi Proietti nell’ultima intervista rilasciata poche settimane prima della sua morte: sulla suo rapporto con l’avanzare dell’età, sulla pandemia da coronavirus, su come Roma e i suoi abitanti sono cambiati negli ultimi anni. E ad aprile, a Propaganda Live, aveva detto: “Non esiste un momento della civiltà nel quale gli anziani non sono stati rispettati come è successo adesso”.
A cura di Valeria Morini
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"La vecchiaia c’è e non puoi farci niente". È una delle ultime frasi pubbliche di Gigi Proietti, morto nelle prime ore del 2 novembre in seguito a un ricovero per problemi al cuore. In ospedale da quindici giorni, l'attore romano è deceduto per un infarto proprio nel giorno del suo 80esimo compleanno. Il suo rapporto con l'avanzare dell'età era però sereno e immancabilmente autoironico, come raccontava appunto nella sua ultima intervista, rilasciata a Repubblica e pubblicata solo poche settimane prima della scomparsa, l'11 ottobre.

Il rapporto con l’età? La vecchiaia c’è e non puoi farci niente. Non mi ricordo chi ha detto: “Alla mia età, la malattia è questa”. E’ una malattia da logoramento, però non mi va di essere pessimista, ringrazio i miei genitori per il senso dell’ironia. Aiuta. Pensi ai capelli. Mi sono liberato da quando non mi tingo più. Girando Il maresciallo Rocca cominciavo a imbiancare, bisognava ritoccare sempre: sembravo incatramato. Una volta venne uno a farmi la tinta a casa e uscì fuori un colore violaceo. Sul set e erano disperati. Allora ho deciso di tagliarmi i capelli. Per abituarti al bianco ci metti tempo, passi davanti a una vetrina e ti domandi: chi è quel signore anziano?

Sul coronavirus e i romani

Proietti aveva parlato con grande lungimiranza anche dell'attuale emergenza sanitaria, ammettendo di fare una vita ritirata in casa e senza risparmiare critiche sia a chi sottovaluta il Covid ("Non sono un guascone, la situazione è seria e poi spuntano quelli come Trump, pericolosissimi. Ci si fa belli trasgredendo"), sia alla trattazione del fenomeno in televisione: "Quando parlano del coronavirus dicono tutto e il contrario di tutto. E lo dicono insieme, nello stesso programma. Nessuno obietta: ma che state a di’?". Molto amara anche la riflessione su com'è cambiata Roma e i suoi abitanti.

Per le iniziative di solidarietà sono disponibili, poi per altre cose assenza più totale. Uno sta morendo per strada e nessuno si avvicina, è un po’ strano. Roma non è riuscita a diventare una comunità, è stata una città aperta e continua a esserlo ma qualcosa si è rotto. Pensi che io mi ricordo ancora le pecore che passavano per piazza Venezia. Potevano passare fino alle cinque. Roma è stata una città di pellegrini che si è svuotata, ma è unica, non puoi paragonarla a nessun’altra città. Avrebbe bisogno di un tavolo con gente di statura internazionale che mettesse a punto un piano per risolvere i problemi.

Gli anziani mai stati poco rispettati come adesso

Tra gli ultimi progetti di Proietti, un libro autobiografico che stava scrivendo in questi giorni, "‘Ndo cojo cojo", e il film "Io sono Babbo Natale", suo commiato cinematografico. Ad aprile, invece, nel bel mezzo del lockdown, era apparso in collegamento a Propaganda Live. Anche in quel caso, la sua riflessione sul rispetto per gli anziani e la critica alla classe dirigente erano state impeccabili e avevano suscitato l'applauso e il consenso dei social.

Se vogliamo essere seri, non esiste un momento della civiltà nel quale gli anziani – ma chiamiamoli pure vecchi – non sono stati rispettati come è successo adesso. C'è stata mancanza di rispetto. (…) Ho pensato molto. E ho capito che, da un 35 anni a questa parte, dovremmo avere molte scuse da parte di chi ha organizzato la vita sociale, dai politici e dalla classe dirigente. Mi sono chiesto se anche io ho qualche responsabilità.

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