Doc – Nelle tue mani, Spollon: “La seconda stagione? Con questo successo sarebbe stupido non farla”
Pierpaolo Spollon interpreta Riccardo Bonvegna nella fiction Doc – Nelle tue mani. L'attore si è raccontato su Fanpage.it svelando tutti i segreti del suo personaggio e dando qualche anticipazione su come si evolverà il rapporto con Alba. Spollon, inoltre, ha evidenziato il rapporto fraterno nato con Luca Argentero e ha svelato che come Riccardo, anche lui ha fatto i conti con delle piccole insicurezze che hanno condizionato il suo rapporto con gli altri.
Dopo L'allieva e La porta rossa, sei nel cast di un'altra fiction di successo come Doc – Nelle tue mani. Ti aspettavi un tale riscontro?
Devo essere sincero, la sceneggiatura era molto forte. Fin dal primo giorno ho detto che la serie avrebbe avuto successo. Gli altri si toccavano e dicevano ‘Speriamo che non ci porti sfiga' (ride, ndr). L'ho trovato un progetto ottimo e anche coraggioso: montaggio dinamico e veloce, le riprese con la macchina in spalla per rendere la frenesia della vita dei medici, sceneggiatura scritta benissimo.
Gli spettatori hanno conosciuto la storia di Riccardo. Il personaggio è ispirato a una storia vera?
Non ha a che fare con la storia di Pierdante Piccioni che ha ispirato la serie, ma so che gli sceneggiatori attingono da un bacino di fatti realmente accaduti, soprattutto per quanto riguarda i casi clinici, per rendere tutto più veritiero possibile. Quindi immagino che la storia di Riccardo sia successa.
Riccardo fa fatica a relazionarsi con Alba per via dell'insicurezza che deriva dalla gamba amputata. Puoi anticiparci qualcosa su come si evolverà questo rapporto?
Come in tutti i rapporti, quando ci si trova in una fase di blocco si può soccombere o si può combattere per cercare di cambiare le cose. Come si cambiano le cose? Cercando di comprendere il punto di vista dell'altro. Riccardo cercherà di essere più accondiscendente nei confronti di Alba e viceversa. Però le cose non sono mai facili quando si parla di sentimenti, soprattutto d'amore. Qualsiasi cosa può diventare una litigata. Prevedo situazioni tribolate per il povero Riccardo.
Alba ovviamente scoprirà il segreto di Riccardo.
Se Riccardo troverà il coraggio forse sì. Chissà come la prenderà. Non posso dirlo.
Come accade a Riccardo, a te è capitato di avere delle insicurezze che poi ti hanno condizionato nel rapporto con gli altri?
Quando ho rotto il naso. Capisco che possa sembrare una stupidaggine rispetto a quanto successo a Riccardo, ma aiuta a far capire come un cambiamento nel nostro corpo possa influenzarci. Avevo 16, 17 anni, ero nel pieno della scoperta dell'amore. Avevo un bel nasino dritto poi l'ho rotto e mi è venuta questa gobba che ancora oggi mi dà un po' fastidio. So che è una sciocchezza, ma è stato terribile per me. Io ero imbarazzato da morire anche quando parlavo con gli amici. Seppure una cosa piccola, mi condizionava tantissimo.
So che tutti avete fatto un periodo di training in ospedale.
Io sono stato in zona rossa, il primo baluardo dell'ospedale quando arriva un caso grave. Ho visto quello che fanno lì, da spellarsi le mani per gli applausi. Ho avuto modo di osservare dall'alto tutta la situazione: il parente preoccupato, il medico impegnato nell'operazione, la situazione di frenesia e calma al tempo stesso, perché anche davanti a una persona che sta rischiando la vita, i medici devono mantenere la calma.
C'è un caso a cui hai assistito che ti è rimasto particolarmente impresso?
Sì, è arrivato al Pronto Soccorso un uomo che aveva fatto un incidente con il motorino. Si tamponava con la maglia il sangue che usciva a fiotti dalla gamba. Lo hanno fatto entrare nella zona rossa e gli hanno chiesto se prendesse medicinali, se avesse malattie particolari. Lui ha detto di no. Lo hanno operato, gli hanno messo dei punti di sutura perché si era tagliato una vena. Finita l'operazione questa persona dice: ‘Ah aspettate, prendo degli anticoagulanti'. Aveva l'AIDS. Quindi i dottori sono stati a contatto con il sangue fino a tre secondi prima e hanno rischiato di essere contagiati. Hanno responsabilità e corrono anche dei rischi. Vederli a lavoro, mi ha portato a farmi delle domande su me stesso.
Che tipo di domande?
Trovandomi lì mentre salvavano una vita, mi sono chiesto: ‘Ma che lavoro inutile faccio?'. Credo sia umano questo pensiero. Poi ho riflettuto. Se in questa quarantena non potessimo vedere film o serie tv, come staremmo? E mi sono tirato un po' su di morale. Abbiamo anche noi attori la nostra bella funzione.
Stasera andrà in onda l'ultima puntata di Doc – Nelle tue mani, cosa dobbiamo aspettarci?
Guarda, la serie era stata strutturata in 8 puntate e 16 episodi. Chiudendola alla quarta, non c'è un finale vero e proprio. Questo forse destabilizzerà un po'. Stasera, però, ci sarà un bel momento tra me e Andrea Fanti. Visto che lui ha aiutato me, cercherò anch'io con delle semplici parole di aiutare lui. È un momento a cui tengo molto, è stato bello anche da girare. Abbiamo riso, scherzato e ci siamo commossi.
Tra te e Luca Argentero traspare un rapporto quasi da fratelli maggiori.
Forse mi sono lasciato prendere troppo. È una persona che mi ha stupito e mi ha anche influenzato. Ho preso delle decisioni nella mia vita che non avrei mai preso se non lo avessi conosciuto. Mi ha dato una mano a svegliarmi su alcune questioni legate al mestiere di attore, su come si gestisce questo lavoro che ha tantissimi lati positivi, ma è anche di una precarietà pazzesca. Luca è molto pratico e mi ha dato qualche dritta. Penso che lui non possa dire lo stesso di me perché io non l'ho aiutato in niente (ride, ndr). Però sicuramente mi ha lasciato qualcosa. Mi sento migliorato da lui e dal nostro incontro.
Sembrano tutti concordi nel voler fare la seconda stagione, tu cosa ne pensi?
Sì certo, io mi sono divertito molto. Il prodotto è valido e poi c'è un'atmosfera familiare tra noi attori. Bisogna restare stretti a un progetto così. Bisogna sperare di fare la seconda stagione. Mi auguro e penso di sì, con un successo del genere sarebbe da stolti non farla.
Con quale stato d'animo stai affrontando la quarantena?
Ho resistito un mese e mezzo senza farmi problemi. Ieri facevo qualche riflessione un po' più profonda e mi sono depresso. Poi sono tornato ottimista di nuovo, ma la situazione è delicata. Sia dal punto di vista medico che dal punto di vista sociale. Il virus non sparirà da un giorno all'altro. Per il vaccino ci vorrà del tempo, durante il quale vivremo magari non in quarantena ma con mascherine, distanziamento sociale e questo è terribile per quanto mi riguarda.