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Correva l’anno ’69 e il rischio di stare svegli fino a tardi

Alle 23.45 di un martedì d’estate vale la pena di stazionare su Raitre. Correva l’anno ci ha raccontato il 1969, sarebbero bastate le immagini, ma anche le parole sono state dosate; inevitabile conseguenza, un’ampia riflessione su quegli eventi. Cos’altro deve fare un programma di storia?
A cura di Andrea Parrella
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Raitre si da all'amarcord. Nella seconda serata di ieri una puntata di Correva l'anno (qui il link per vederla) faceva rievocava i tempi delle contestazioni studentesche, le lotte riversatesi nelle fabbriche e nei centri di igiene mentale, in una miscela esplosiva condita col viaggio sulla luna, i riverberi della primavera di Praga, il caso Lavorini e Woodstock. Tradotto in un titolo, è il 1969. Non si smetterà mai di dire che la Rai, se volesse, potrebbe gestire la propria programmazione col semplice utilizzo degli archivi video. Le teche sono e resteranno una risorsa che si valorizza con l'utilizzo, non con il vanto: affermazione lapalissiana ma sacrosanta. il contributo di Raitre alla causa della divulgazione è ampio, esempi meritevoli oltre a questo Correva l'anno sono Magazzini Einstein e il più recente FIL – Felicità Interna Lorda, pur non essendo i soli.

Documentario critico – L'impostazione di Correva l'anno è di stampo documentaristico. Molto spesso il valore aggiunto consiste nel contributo delle interviste a protagonisti o storici, che offrono nel dettaglio un proprio commento. Quella di ieri, per la verità, ne era un po' sprovvista, ma dotata allo stesso tempo di un agglomerato di immagini dal forte impatto, più di tutte quelle riferite alla vicenda dell'invasione sovietica a Praga. E non si sottovaluta la sfera autoriale del programma stesso, in virtù del fatto che gli eventi non vengano banalmente dispiegati in sequenza temporale, ma letti anche attraverso un interessante filtro critico. Sui libri di storia, per come li si ricorda, non c'è scritto che Praga fosse il contrappeso europeo dell'invasione statunitense in Vietnam. Al contrario dell'impressione percepita ieri, durante la visione. In generale, nei libri di storia, si da grosso peso storico a conflitti bellici che potrebbero essere ridimensionati a veri e propri surrogati di capricci infantili. Questo fu, in sostanza, la guerra fredda.

Il senso di una riflessione – Ci sarebbe da capire a quale generazione le immagini di quei tempi facciano più effetto. Se a chi fu studente al tempo rievoca gloriosi ricordi per la presa di coscienza che il movimento stesso si sobbarcò sulle spalle, chi è giovane oggi ha difficoltà a percepire l'autenticità ed il valore reale di certi eventi stampati nell'immaginario collettivo. Li percepisce come sacri, forse per deformazione culturale, ma si pone domande. Ad esempio sul peso specifico delle lotte studentesche, che in Italia ebbe, a detta di molti, una potenza nell'impatto decisamente ridotta rispetto a quella di altri stati europei (la Francia su tutti). In un'intervista poco precedente alla sua morte Montanelli sminuì fortemente il valore del '68 qui in Italia, seguendo una motivazione che si riferiva all'assenza di una guida intellettuale forte, che corroborasse lo stesso movimento. Insomma, per estrapolare e alterare una frase di De André, non sapremo mai se dalle nostre parti tutto fu fatto da pochi contro i molti che pensavano le fabbriche sarebbero state riaperte e avrebbero semplicemente arrestato qualche studente; oppure se, al contrario, in quegli anni di protesta qualcosa sia davvero avvenuto.

Apparentemente, Raitre è capace a stimolare riflessioni. E' ancora capace.

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