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Con il successo dei mondiali Mediaset ha chiuso un ciclo, ora che succederà?

Numeri importanti per un’avventura che Mediaset non aveva mai vissuto. Poche le ombre, tra cui “Balalaika”, per un mondiale raccontato in modo identitario, con ub proprio linguaggio. Ma adesso che Mediaset non ha più eventi calcistici di rilievo da raccontare, che cosa succederà?
A cura di Andrea Parrella
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La tristezza della festa che si avvia alla conclusione è una sensazione che accompagna sempre un avvenimento totalizzante come i Mondiali di calcio, che oltre alla durata lunghissima, fagocitano ogni tipo di argomentazione, segnandola e condizionandola. Ad essere particolarmente tristi, ieri, erano le donne e gli uomini di Mediaset che hanno vissuto questa esperienza, lunga più di un mese. Non solo per la fisiologica pucundria propria di ogni commiato, ma perché tutta l'esperienza dei mondiali di calcio per Sport Mediaset è parsa, a molti, come una specie di ultimo atto prima della chiusura di un lunghissimo ciclo. Quel ciclo di 30 anni che la voce storica Sandro Piccinini ha chiuso, lasciando Mediaset.

Forse è una storicizzazione approssimativa e inesatta, ma i Mondiali russi rappresentano uno spartiacque per la narrazione di questa emittente, che dal prossimo anno non avrà più eventi calcistici di primo piano in esclusiva, cosa che non accadeva da molto tempo. Un senso di smarrimento deve certamente circolare nei corridoi di Sport Mediaset, perché il destino, la direzione da seguire a partire dalla prossima stagione non è ancora chiara. E non è casuale che si sia approfittato dell'ultima puntata di "Balalaika" per annunciare lo striminzito accordo con DAZN per la prossima stagione, che permetterà ai clienti di accedere alla piattaforma che trasmetterà alcune partite di Serie A rimanendo abbonati Premium Mediaset.

Ma quello raccontato da Mediaset non è stato solo uno dei pochi eventi sportivi a generare margini, parole di Pier Silvio Berlusconi. Si è trattato di un'occasione in cui l'emittente e la redazione sportiva hanno fatto tutto il possibile per rimanere nella memoria e non passare inosservati. Hanno scelto di imprimere il proprio stile su una manifestazione sportiva in cui non c'era l'Italia, alternando racconto sportivo e intrattenimento. Alle note stonate come "Balalaika", rovinato da una inessenziale sovrabbondanza di nomi che poco avevano a che fare con un programma di quel tipo, sono corrisposte soddisfazioni importanti, come la conferma di "Tiki Taka" in versione russa e soprattutto gli ascolti, numeri che a Cologno Monzese difficilmente dimenticheranno.

Per sostenere un mese interamente dedicato ai mondiali Sport Mediaset si è affidata alle colonne, le certezze della vigilia. I telecronisti come Sandro Piccinini, Massimo Callegari e Pierluigi Pardo, personaggio che l'azienda farebbe bene a tenersi stretto anche per altri progetti, perché perfetto interprete del linguaggio popolare della rete, quasi mai inquinato da peccati di banalità. Era complessa la sfida cui Mediaset era chiamata, quella di seguire in esclusiva un evento di tale portata fuori tempo massimo, in ritardo rispetto ai fasti dell'epopea berlusconiana, quando quelle reti televisive avevano la forza propulsiva per ribaltare il linguaggio comunicativo, imponendone uno proprio. Ora è il momento della pausa, ma poi cosa accadrà?

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