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Alessio Boni: “La Vespa per me è libertà, Enrico Piaggio affrontava la crisi con passione e audacia”

Il protagonista del film ‘Enrico Piaggio – Un sogno italiano’ si è raccontato ai microfoni di Fanpage.it. Alessio Boni, amante della Vespa, ha svelato i ricordi che legano la sua adolescenza alla 50 Special. Inoltre, ha parlato dell’importante messaggio che Enrico Piaggio ha veicolato con la sua esperienza di vita.
A cura di Daniela Seclì
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Alessio Boni, protagonista del film di Rai1 ‘Enrico Piaggio – Un sogno italiano’, si è raccontato in un’intervista rilasciata a Fanpage.it. L'attore, amatissimo dagli spettatori, ha evidenziato l'importante messaggio veicolato dal vissuto dell'imprenditore Enrico Piaggio. Ha svelato, inoltre, in che modo la sua adolescenza è stata impreziosita dalla Vespa.

I video riguardanti Enrico Piaggio non abbondano di certo. Come hai fatto a caratterizzarlo?

Ho parlato con la nipote Chiara e ho fatto una ricerca con il regista Umberto Marino. Però è vero, di video ce ne sono pochi. Non si faceva ritrarre, era molto timido. Da quei pochi filmati, ho notato degli atteggiamenti: come metteva il pugno, come muoveva le braccia. Poi ho studiato la sua espressione guardando le foto. Aiuta anche il taglio di capelli, capire come si parlava allora, come si gesticolava. Enrico Piaggio era un uomo dritto, tutto d’un pezzo, come lo erano certi imprenditori degli anni ’30 e ’40. Erano dei pionieri. Una cosa mi ha colpito particolarmente…

Quale?

Sul set c’era un'atmosfera particolare perché tutti hanno amato la Vespa. Inoltre, degli estimatori che la tengono con cura come fosse un cimelio, l'hanno portata sul set. Erano orgogliosi di metterla a servizio del film. Questo è raro, credimi.

Anche tu sei un vespista, qual è il ricordo più bello che leghi alla Vespa?

Avevo 14 anni, mio padre arrivò con questa Vespa 50 Special legata dietro a un furgoncino. All’epoca non c’era bisogno di casco o del patentino. Se ti fermavano e avevi 14 anni, esibivi la carta d'identità ed era tutto in regola. La accesi e partii.

Ricordi ancora cosa hai provato?

Ho cominciato a sentire il senso vero della libertà. Prima sceglievano gli altri dove portarmi. Non potevo permettermi di decidere. Con quella Vespa 50 Special azzurra metallizzata ho sentito un vero senso di indipendenza. Potevo andare anche in città di sera, senza dire niente ai miei. Avevo il coprifuoco a mezzanotte, ma magari ero andato a Bergamo, poi a Brescia, poi arrivavo anche a Milano. Per me significava scoprire la vita, il mondo.

Tornando al film, qual è il messaggio che ti piacerebbe che gli spettatori cogliessero dal vissuto di Enrico Piaggio?

Io credo che il messaggio più potente di questo film sia: nei momenti di crisi, nei momenti cupi, nei momenti bui, in cui pensi che non puoi uscirne, affrontare quel senso di negatività con passione e volontà, può darti l'audacia che ti aiuta a trovare la soluzione. Piaggio veniva dalla Seconda Guerra Mondiale. Era tutto distrutto, non aveva più niente.

Poi l'idea della Vespa…

Sì, un uomo abituato a costruire aerei bellici pensa alla ricostruzione della sua Italia partendo dal popolo, non dall'aristocrazia. Ha in mente una motoretta per l’idraulico, per l’operaio, per il tranviere, per chi si doveva spostare e non aveva i soldi e per le donne che negli anni '40 erano confinate in cucina. In un periodo maschilista, pensava a una donna che non era a casa a preparare manicaretti e ad accudire i bambini, ma che saliva sulla Vespa e andava in ufficio. A modo suo, ha dato un contributo all'uguaglianza di diritti tra uomo e donna. Mia nonna mi raccontava spesso di quell’epoca.

Cosa ti diceva?

Mi diceva che negli anni '50 lei e le due figlie cucinavano per gli uomini di casa. Quando i figli maschi, il padre e il nonno avevano finito di mangiare, le donne sparecchiavano e mangiavano da sole in cucina.

Quando si parla della Vespa non si può non menzionare il film Vacanze Romane che l'ha resa iconica.

Anche lì c’è una lungimiranza pazzesca. Non si sa bene come Enrico Piaggio abbia convinto William Wyler. Però è vero che esisteva una sceneggiatura dove Gregory Peck si innamorava della principessa interpretata da Audrey Hepburn e le faceva la corte su una carrozza mentre erano in giro per Roma. Il regista si è convinto a usare un mezzo più moderno e ha messo Audrey Hepburn su una Vespa ed ecco la scena che tutti ricordano. Arrivarono così tante richieste che la Piaggio fece fatica ad evaderle.

(Qui le dichiarazioni rilasciate da Alessio Boni a Fanpage.it a proposito del figlio in arrivo, dell'eventualità della terza stagione de ‘La strada di casa' e della collaborazione con Adriano Celentano).

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