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Alessandro Cattelan: “Per molti dovrei essere il nuovo Pippo Baudo, ma a me non interessa”

In un’intervista rilasciata a Michele Dalai, il conduttore parla delle storiche aspettative a lui riservate sul suo futuro in Tv e sulla necessitò che si misuri con la Tv generalista. “È una cosa che a me nello specifico non interessa. Di recente mi hanno chiesto in modo molto diretto se volessi aprirmi, o continuare a fare cose fighe e io ho risposto che volevo continuare a fare cose fighe”.
A cura di Andrea Parrella
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La domanda è sempre lì, sul tavolo: cosa vuole fare Alessandro Cattelan da grande? L'addio del conduttore a X Factor dopo la conduzione di tutte le edizioni andate in onda su Sky, è stata la premessa per il futuro approdo del conduttore su Rai1, a quanto pare in autunno, con due prime serate sperimentali che lo esporranno per la prima volta all'impatto con il grande pubblico. Perché è vera una cosa, vale a dire che l'enfant prodige della televisione italiana è da anni atteso al grande salto, la sfida con la televisione generalista, da molti considerata la Tv vera, che ha Sanremo come emblema assoluto.

Cattelan e il confronto con Baudo, Bongiorno e Vianello

Ma su questa aspettativa nei suoi confronti, questa costante comparazione con i grandi della storia della Tv, Alessandro Cattelan ha un'idea chiara e l'ha espressa definitivamente in un'intervista rilasciata a Michele Dalai nel suo programma su Discovery + Lights Camera Revolution: "Secondo me per un sacco di persone io non ce l'ho ancora fatta – dice Cattelan – perché credo si aspettino da me una cosa, ovvero il pippobaudismo, il dover arrivare a Pippo Baudo". Il presentatore specifica che deve capire dove "abbia sbagliato a dare questa convinzione che a me interessi questo obiettivo", aggiungendo:

È una cosa che a me nello specifico non interessa e mi sento anche in colpa quando mi viene chiesto […] Ma lo dico perché secondo me non esisterà più quella cosa. Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, avevano a disposizione la possibilità di muoversi su due canali, tu guardavi uno o l'altro. Era ovvio che avessero una capacità di influenza enorme sul popolo, ma secondo me nessuno avrà più quel tipo di impatto lì, a meno che non decida di fare cose prettamente aperte a tutti.

Quindi Cattelan taglia corto: "Di recente mi hanno chiesto in modo molto diretto se volessi aprirmi, o continuare a fare cose fighe e io ho risposto che volevo continuare a fare cose fighe. In questo momento godo di tanta attenzione e voglio sfruttarla per fare le mie cose. Quando le mie cose non avranno più seguito, farò le cose che vanno bene a tutti".

La televisione generalista verso il tramonto?

Sono parole interessanti, che danno modo di riflettere sia sul racconto che si fa della televisione e, nello specifico, del conduttore, sia sull'avvenire della televisione stessa. Il momento storico che viviamo sta facendo emergere sempre di più una parcellizzazione e personalizzazione dei canali di comunicazione, nonché il proliferare dei colossi dello streaming. Un combinato disposto che minaccia l'autorevolezza della televisione intesa nel suo senso tradizionale e generalista. Le parole di Cattelan sembrano andare proprio in questa direzione e sarà curioso capire se il conduttore abbia ragione oppure no.

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