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10 anni di televisione, 10 cose che vale la pena ricordare

Nel 2010 la televisione italiana sembrava destinata a morte certa, in un tempo brevissimo. È andata così? Non proprio, a giudicare dal peso di certi eventi e certi personaggi: Sanremo, Maria De Filippi, Gomorra – La Serie, Carlo Cracco e Michele Santoro. Cosa vale la pena ricordare (o dimenticare) degli ultimi dieci anni di televisione.
A cura di Andrea Parrella
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Per anni ci siamo chiesti se internet, mezzo che ha radicalmente e irreversibilmente cambiato le nostre vite, potesse mandare in soffitta la televisione, rendendola un oggetto di antiquariato cui si guarda con la stessa nostalgia che suscita la visione di un compact disc portatile. E quindi: il decennio che va dal 2010 al 2019 ha annientato la televisione italiana?

Riassumere una decade in un articolo è un'impresa pressoché impossibile e la risposta non può che essere, ovviamente: dipende. La Tv non è morta se si considera che nonostante la crisi, il calo della pubblicità e il proliferare di altri supporti, la televisione italiana abbia sfruttato a pieno la combinazione tra un'età media avanzata della popolazione e la penetrazione tardiva degli strumenti tecnologici, oltre che delle nuove modalità di fruizione dei contenuti. In questo senso la Tv italiana è stata in grado di assorbire l'avanzare delle nuove piattaforme, tenere botta e proteggersi dall'emorragia del pubblico adulto.

Allo stesso tempo è definitivamente avvenuto il distacco di quella fascia di pubblico più giovane, con cui la Tv tradizionale pare aver perso completamente contatto. Non poteva essere diversamente, perché quella Tv che tanto si è vantata delle sue origini tra anni '60 e '70, ha poi rappresentato un unicum nei decenni successivi, quando si è impantanata nel duopolio Rai-Mediaset che ha portato le due aziende a chiudersi a riccio sulle rendite di posizione, anziché accogliere nuovi linguaggi.

Oltre le analisi, a raccontare questi dieci anni non possono che essere i titoli e i nomi, che sono tanti. Andiamo quindi a vedere cosa vale la pena ricordare (o dimenticare) della televisione dal 2010 al 2019, compiendo l'acrobatico tentativo di riassumere in dieci riferimenti questa decade, consapevoli di fare torto a qualcuno, che ci scuserà.

La rinascita del Festival di Sanremo

Perché sottolineare, oggi, l'importanza di un evento che ha 70 anni di storia? Perché il Festival di Sanremo non è stato sempre scontato come lo riteniamo oggi. Tra la fine del decennio scorso e l'inizio di quello che sta per terminare Sanremo ha attraversato un periodo di crisi importante, di ascolti e reputazione. Che sarebbe stato letale se la Rai non avesse investito nuove forze su questo evento, ridando vita alla manifestazione nazionale popolare per eccellenza e rendendo inclusivi i social e creando una inaspettata controtendenza: Sanremo è forse il solo evento televisivo che, in un tempo nel quale le medie di ascolti calano, si rafforza.

Maria De Filippi regna

Parliamo di televisione generalista e quindi non possiamo non parlare di colei che si è guadagnata lo scettro di regina in questo ambito. Dopo anni di scetticismo intellettuale nei suoi confronti, di derisione della sua televisione, quello che va dal 2010 al 2019 è il decennio in cui Maria De Filippi ha abbattuto il muro di ostilità nei suoi confronti a forza di ascolti record (C'è posta per te, Tu sì Que Vales e Uomini e Donne in particolare), divenendo un personaggio venerato soprattutto dai colleghi della Tv, con un consenso che va al di sopra delle logiche aziendali. Il Festival di Sanremo al fianco di Carlo Conti è stato, in questo senso, una sentenza di cassazione nel sancire la santità di Maria De Filippi.

Serie Tv, Gomorra, L'Amica Geniale e gli effetti di Netflix

Parlare di questo decennio televisivo senza passare per le serie Tv equivale ad essere stati fuori dal mondo. Premessa doverosa è che l'epopea recente delle serie televisive ha allontanato il pubblico dalla televisione in quanto oggetto più di quanto sia riuscita a fare qualunque altra cosa. Il fenomeno del binge watching (divorare serie Tv dalla prima all'ultima puntata senza sosta) ha sovvertito le logiche della Tv lineare, che ci diceva quando e come vedere le cose. Prima i siti pirata in streaming, quindi l'irruzione sul mercato di Netflix, hanno saputo intercettare e alimentare questo bisogno. Di conseguenza tutti hanno dovuto adeguarsi, col risultato che oggi le piattaforme streaming, si tratti di Now Tv, Infinity o RaiPlay, sono diventate un presupposto essenziale per un'emittente. Questa rivoluzione non ha solo provocato un cambio totale del nostro modo di vedere la Tv, ma ha cambiato le serie stesse, che per ragioni produttive sono diventate, usando una semplificazione che rasenta la banalizzazione, il nuovo cinema. Ecco che torna fondamentale citare Sky, che con Gomorra – La Serie e molti fortunati prodotti esteri ha aperto una strada poi battuta anche dalla Rai, il cui settore più fortunato è certamente quello della fiction. Prodotti popolari per il tradizionale pubblico Rai, ma anche produzioni internazionali, su tutte la recente co-produzione con HBO de L'Amica Geniale, serie ispirata ai romanzi di Elena Ferrante.

Barbara d'Urso ovunque

Un'altra donna forte di questo decennio è stata senza dubbio Barbara d'Urso, l'altra faccia femminile di Canale 5. In questi anni la conduttrice ha accumulato ore su ore di televisione, facendo dell'ostentato  stacanovismo e della pretesa di onnipresenza le sue armi per diventare un'icona della televisione e bonificare i picchi di trash spesso toccati nei suoi programmi. Se ci sia riuscita non è chiaro, visto che Barbara d'Urso divide come pochi personaggi in Tv, ma una cosa è sicura: frasi come "col cuore" e "sotto testata giornalistica" resteranno, purtroppo o per fortuna, rappresentative del decennio di Tv che ci stiamo lasciando alle spalle.

La seconda vita dei reality show

Sul finire degli anni dieci abbiamo creduto, per un attimo, di esserci lasciati alle spalle la stagione televisiva dei reality show. Non è stato così, anzi. La televisione italiana (soprattutto Mediaset), in ragione di una riduzione dei costi e di un'inventiva ridotta al lumicino, ha avviato una seconda stagione dei reality show, ricicciati in ogni modo. Dall'arrivo del Grande Fratello Vip, alla nuova era dell'Isola dei Famosi, al ritorno de La Pupa e il Secchione che è alle porte. I boom di ascolti di un tempo sono molto lontani, ma il modello produttivo regge e garantisce introiti.

L'egemonia di Sky

Nella storicizzazione di questa era televisiva, il ruolo della piattaforma satellitare Sky è di fondamentale importanza per leggere le tendenze televisive. Se la Tv generalista è ingabbiata nelle logiche conservative del duopolio e Rai e Mediaset restano ferme per un pezzo ad un'idea di Tv paleolitica, ad approfittarne è proprio l'emittente dell'universo di Rupert Murdoch. Sky vede uno spazio e ci si infila, giocando a fare la generalista nonostante i numeri  e il modello produttivo siano imparagonabili. Raccoglie i frutti dei mondiali 2006, di quel "Andiamo a Berlino Beppe" simbolo di quella vittoria degli azzurri in Germania e segna il decennio successivo andando oltre lo sport con operazioni di enorme importanza, da Masterchef a X Factor, fino alla serialità televisiva di respiro internazionale, Gomorra – La Serie su tutte. Sky si fa così cartina tornasole della qualità in Tv, acquisisce l'egemonia e si fa modello, obbligando la concorrenza ad agire per imitazione oppure in antitesi, abbassando l'asticella qualitative dei propri programmi.

Servizio Pubblico, l'ultimo grido di Michele Santoro

La crisi dei talk show politici ha ridimensionato molto questo genere televisivo, ma il decennio si è aperto con una delle operazioni più interessanti della storia recente. Nel 2011, "forte" della chiusura di Annozero da parte della Rai in virtù del clima politico allora vigente, Michele Santoro va via sbattendo la porta, ma sfrutta l'enorme successo di pubblico del suo talk show, baluardo contro il berlusconismo, per dare vita a Servizio Pubblico. Grazie alle donazioni spontanee del pubblico e al contributo di volti noti della televisione e del giornalismo, Marco Travaglio su tutti, il conduttore dà vita a un programma inizialmente senza rete (dopo il fallito accordo con La7), accodandosi alle esperienze fortunate di Raiperunanotte Tutti in piedi. Santoro cavalca l'idea di un servizio pubblico svilito della sua funzione principale, ovvero l'indipendenza dell'informazione, e si fa paladino della sinistra, andando in onda su reti locali e indipendenti e, soprattutto, su internet. Il risultato iniziale è dirompente: il 3 novembre 2011 il debutto registra uno share medio televisivo del 12%, imponendosi di fatto come il terzo canale più visto a livello nazionale, primo per l'informazione. Numeri impressionanti anche sul web, se si considera una copertura di fibra ridottissima al tempo: più di 300 000 utenti medi contemporanei e con 5 milioni di contatti complessivi. Finito l'entusiasmo iniziale, il progetto di Servizio Pubblico perde il suo effetto dirompente e il passaggio l'anno successivo a La7 normalizza definitivamente la trasmissione, che resta comunque un caso unico e precursore nel nostro panorama televisivo.

La Tv dei fornelli

Il decennio che sta per chiudersi è certamente quello in cui in televisione si è mangiato di più. I programmi della domenica mattina dedicati a cibo e sapori italiani, caratterizzata da un un approccio casereccio al racconto dei piaceri della tavola, lasciano spazio a un' evoluzione del genere che trova in Masterchef il suo stadio definitivo. Gli italiani iniziano a parlare di confit, guarnizioni e impiattamento come non ci fosse un domani. Cracco, Barbieri e Bastianich diventano volti pop di una cucina stellata e il programma di Sky apre definitivamente a un genere televisivo che cavalca un'improvvisa passione generale per il cibo di qualità, i vini e i sentori. Una bolla che è andata sgonfiandosi, senza tuttavia sparire, a dimostrazione che la cucina, in televisione, funziona e continuerà a funzionare.   

Temptation Island nelle sere d'estate

Con clamoroso ritardo rispetto al resto del mondo, dall'universo defilippiano emerge Temptation Island, un programma televisivo che in poche edizioni si è imposto come il vero evento televisivo dell'estate, trasformandosi in un vero fenomeno di costume capace di attirare il pubblico più eterogeneo, anche il più sofisticato, che va ad aggiungersi allo zoccolo duro di Canale 5. Il risultato è che Temptation Island, favorito anche dall'era dei meme, in cui frasi colorite e frammenti di trash diventano isole galleggianti nell'immenso oceano dei social, finisce per intromettersi nelle conversazioni da bar più insospettabili.

Il Collegio e il ritorno dei giovani davanti alla Tv

Questo articolo riguardante gli ultimi dieci anni di Tv italiana si è aperto sottolineando l'incapacità della nostra televisione di attirare e trattenere i giovani. Vale quindi la pena sottolineare come negli ultimi anni ci sia stato un programma capace di riportare i teenager davanti al piccolo schermo. Si tratta de Il Collegio, che pur essendo un format nato in Inghilterra quasi dieci anni fa, è arrivato in Italia solo da 4 anni, trovando nella prima serata di Rai2 un successo inaspettato, quasi clamoroso a guardare i dati. Venti ragazzini chiusi in un collegio di un'altra era, si sottopongono ai metodi di istruzione, i professori e le abitudini di quel tempo. Se sia questa la strada per rinnovare il pubblico televisivo, non è chiaro, ma alla fine del prossimo decennio potremmo parlare del Collegio come di un programma che è andato oltre il semplice risultato di share.

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