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Zerocalcare replica a Daniele Capezzone: “Me fa volà che se sente Clint Eastwood”

Zerocalcare risponde alla critica sollevata da Daniele Capezzone in merito ai contenuti della sua serie, “Strappare lungo i bordi”. Secondo il politico quella raccontata dal fumettista è una generazione contenta della “lagna e del disagio”.
A cura di Ilaria Costabile
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Michele Rech, meglio noto come Zerocalcare, replica alla critica rivoltagli su Twitter da Daniele Capezzone il quale non si riconosce nel racconto di una certa generazione che il fumettista romano fa nella sua serie, "Strappare lungo i bordi", in vetta alla classifica delle serie più viste in Italia.

La risposta di Zerocalcare

La replica non poteva che avvenire in romano, il dialetto così tanto contestato anche per l'utilizzo frequente che se ne fa nella serie e che, però, rappresenta una vera e propria cifra stilistica di Zerocalcare, un marchio di fabbrica, dal quale sarebbe difficile distaccarsi. Il fumettista, quindi, risponde per le rime al politico e saggista italiano, Daniele Capezzone, che non ha apprezzato gli episodi della prima serie animata di Michele Rech e ha quindi condiviso su Twitter le sue perplessità: "Voi con Zerocalcare, noi con Clint Eastwood. A ciascuno il suo, e ciascuno contento: chi con la lagna e il disagio come dimensione esistenziale, chi invece con la lotta, la sfida, l'affermazione dell'individuo contro ogni potere". Un tweet che ha richiamato una risposta immediata, condivisa da migliaia di utenti del social network: "A me me fa volà che Daniele Capezzone se sente come Client Eastwood", un modo probabilmente per sottolineare il paragone con l'attore e regista americano.

La generazione di Zerocalcare

"Strappare lungo i bordi" è stata accolta con grandissimo entusiasmo da parte del pubblico italiano che in Zerocalcare ha visto un artista in grado di leggere tra le righe di una società troppo occupata a rincorrere obiettivi spesso senza nemmeno aver chiaro quali siano. La generazione raccontata nei sei episodi che compongono la serie, è quella dei giovani che cercano lavorano, che studiano, si impegnano, ma che si trovano ad essere perennemente insoddisfatti, inseguendo chimere. Ma è anche la generazione di chi sente il peso del mondo sulle spalle, che deve affrontare problemi che riguardano l'accettazione di sé e che, soprattutto, deve fare i conti con le aspettative di un mondo che chiede sempre di più.

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