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Strappare lungo i bordi, 5 motivi per cui vale la pena di vedere la serie Netflix di Zerocalcare

Dalla colonna sonora alla voglia di gelato, dalle risate ai pianti, ecco alcuni motivi per cui vale la pena vedere la prima serie di Zerocalcare su Netflix.
A cura di Andrea Parrella
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Da qualche giorno si discute di Strappare lungo i bordi, la prima serie animata di Zerocalcare, disponibile su Netflix. Se ne parla in Italia, per la polemica sul presunto eccesso di dialetto romano, se ne parla in Turchia per lo scandalo dovuto ai simboli curdi, se ne parla nel resto del mondo, con elogi vari provenienti dall'altra parte del mondo. È difficile sintetizzare per chi non l'ha vista, o per chi l'ha già visto, dei motivi validi per vederla o rivederla, ma qui proviamo a isolarne cinque.

Fa ridere e fa piangere

La comicità di Zerocalcare è un elemento intrinseco al suo racconto. Un monologo interiore di fatto, considerando che la sua voce è prestata a tutti i personaggi (a parte una sorpresa finale) fatta eccezione per l'armadillo, la coscienza di Zero, doppiato da Valerio Mastandrea. A questo personaggio immaginario l'autore affida le battute migliori, diventate meme che circolano sui social e che saranno probabilmente comparse sulle vostre timeline anche senza aver visto la serie. Come pochi prodotti riescono a fare, Strappare lungo i bordi resta in equilibrio costante tra il comico e il drammatico, riuscendo a tenere insieme questi due piani di racconto. Zerocalcare si scava dentro palesando tutte le sue fragilità, i dubbi, le incertezze di chi ragiona del proprio processo di maturazione nella convinzione di essere cresciuto senza essere concretamente maturato. Evoluzione che avviene in un momento preciso e devastante del racconto, che di certo non può lasciare indifferenti.

Vi farà scoprire l'universo di Zerocalcare

Gli appassionati di Zerocalcare non avranno alcun dubbio rispetto a questa cosa, ma chiunque non conosca ancora l'universo del disegnatore romano Michele Rech, potrà aprirsi al suo universo con la lettura di alcuni capisaldi della fumettistica italiana degli ultimi anni. Approfondendo la sua produzione (qui alcuni dei titoli più famosi) potrete scoprire molto di più sulla sua galassia e i personaggi che la abitano.

È molto più di una serie animata

Il valore indiscutibile di Strappare lungo i bordi è quello di portare il cosiddetto cartone animato a un livello superiore. Non che le serie animate non avessero già dimostrato di essere un genera con una propria e indiscutibile dignità, ma affinché ciò arrivi al grande pubblico e non a chi ne riconosce già il valore, servono prodotti come quello di Zerocalcare, che in questi giorni, anche grazie ad alcune polemiche collaterali, sono riuscito a generare polemiche in grado di far parlare molto di un prodotto solo apparentemente di nicchia. Nello sforzo di cercare un termine di paragone, questa sua capacità di spingere l'animazione oltre il proprio perimetro consente di azzardare un paragone tra Strappare lungo i bordi e quel capolavoro che è stato BoJack Horseman.

Fa venire voglia di gelato

È un riferimento ricorrente nella serie, forse quello che ascoltiamo più volte. Una battuta che spunta inizialmente senza una particolare motivazione e si trasforma nel fil rouge che tiene in qualche modo insieme l'intero piano narrativo. Ci sono buoni presupposti perché diventi un modo comune per intendere il gesto, o la volontà, di evitare un problema e scrollarsi di dosso il peso che rappresenta.

Ha una grande colonna sonora

Da Giancane, il cantautore che ha composto la sigla della serie, passando per Manu Chao, Tiziano Ferro con Xdono e Ron con Non abbiam bisogno di parole, Strappare lungo i bordi ha anche una accuratissima scelta musicale per una colonna sonora che porta anche in territorio meno noti. Haut les coeurs di Fauve è la canzone francese che accompagna un momento di svolta del racconto, mentre The Funeral di Band of Horses – usata anche per la serie Rebibbia Quarantine – fa da tappeto musicale al notevole episodio conclusivo.

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