Wilma Goich e la morte della figlia Susanna Vianello: “Vuoto pazzesco, vorrei smettere di piangere”
Ospite a Storie italiane nella puntata d'apertura stagionale del 7 settembre, Wilma Goich ha parlato per la prima volta della morte della sua Susanna: speaker radiofonica, unica figlia della cantante e di Edoardo Vianello, è deceduta a soli 49 anni per un tumore lo scorso 7 aprile.
Si è scoperto tutto da una tac, è successo tutto velocemente. In un mese. Ne parlo serenamente, sto cercando di superare i vari livelli. È dura. Oggi sono cinque mesi, è troppo poco tempo. C'è un vuoto pazzesco, che è difficile riempire.
L'ex marito Edoardo Vianello al fianco di Wilma Goich
"Edoardo mi sta vicino, soffre con me. Ci siamo tutti riavvicinati. Ma non è sufficiente, non basta perché manca il personaggio principale", ha continuato la Goich, riferendosi al padre di Susanna, l'ex marito Edoardo Vianello. La scoperta della malattia è stata casuale e il decorso velocissimo, come ha raccontato la popolare cantante: "Tutto è accaduto in un attimo. Lei soffriva di una sciatica che non passava, da una risonanza è uscito un piccolo cavillo che hanno voluto approfondire con una tac, dalla tac è uscito tutto ma era ormai troppo tardi, era già al quarto livello". Sconvolgente il modo in cui la Goich stessa ha scoperto la gravità del cancro: "Non sapevo esattamente tutto, solo che stava male e che dovevano iniziare le cure. Non pensavo fosse così grave: sapevo che le era stato diagnosticato un tumore al polmone ma non sapevo che fosse arrivato alle ossa. L'ho scoperto in farmacia, andando a ritirare un medicinale che non volevano darmi, al telefono il professore ha detto che aveva una metastasi ossea. L'ho saputo in quel momento. Sono rimasta scioccata".
Anche Eleonora Daniele si commuove
La stessa conduttrice Eleonora Daniele si è commossa fino alle lacrime, solidale con la Goich: "Ti capisco perché anche io ho subito un lutto (La morte del fratello, ndr). Non sai quanto vorrei abbracciarti". La cantante non è riuscita a trattenere il pianto, in un racconto straziante eppure non privo di positività.
Eravamo a casa per il coronavirus e non riuscivamo più a gestirla perché stava troppo male. Ho chiamato Edoardo e l'abbiamo fatta ricoverare in clinica. Lei è entrata e dopo una settimana non c'era più. Stavo lì tutta la notte. Questo distacco repentino è la cosa che mi fa più male. Il primo mese parlavo come un robot, raccontavo a tutti quello che era successo. Non mi rendevo conto. Poi ho avuto un crollo e non riuscivo più a parlare perché piangevo in continuazione. Mio nipote di 23 anni mi sta aiutando moltissimo, mi dice "Dobbiamo essere forti, mamma non vorrebbe che ci lasciassimo andare". Continuiamo reciprocamente a farci forza e a sorridere. Io a volte chiedo: come si fa? Però devo mettermi in gioco, devo lottare… Non è neanche una lotta, è una forza che devo riprendermi. Questo silenzio è innaturale, voglio tornare senza lacrime qui, guardarla e sorridere. Dicevo sempre: mia figlia sarà il bastone della mia vecchiaia. Mio nipote dice: "Adesso ci sono io". Devo andare avanti perché c'è lui. Edoardo sta male, anche lui ha alti e bassi. Lo sento spesso, anche per lavoro. Voglio venire qui a parlare di cose belle e dire che Susanna ha contribuito a queste cose che stanno per succedere. La sento molto vicina, mi dà forza. Non voglio più piangere. Se dovessi descriverla con un aggettivo, direi "unica", per tutto quello che ha fatto. Amava ricongiungere le persone. Voleva bene a tutti.
Chi era Susanna Vianello
Figlia di Edoardo Vianello e Wilma Goich, parente di Raimondo Vianello (suo prozio paterno) e cugina del giornalista Andrea Vianello, Susanna Vianello era una speaker di Radio Italia Anni 60. Così si era raccontata nel suo blog personale, parlando dell'eredità artistica dei suoi celebri genitori: "Ricordo che da bambina, la musica, anche a volume esageratamente alto, era la mia ninna nanna, e le tavole del palcoscenico nient’altro che l’ufficio di mamma e papà. Eh sì, perché io non li ho mai visti come due “personaggi”. Per me erano solo i miei genitori, che lavoravano come gli altri, ma a che invece di andare in ufficio tutte le mattine, cantavano in giro per il mondo. Solo crescendo ho preso coscienza della loro popolarità e del pezzo di storia della musica che hanno segnato. E grazie a loro, che mi hanno trasmesso un DNA in chiave di violino, ho imparato ad amare tutti i generi musicali, appassionandomi negli anni a ciò che mi trasmetteva più emozioni".