Volare con un Beppe Fiorello (quasi) perfetto
Ormai quando si parla e si scrive di Beppe Fiorello, bisogna guardarsi bene dal muovere, anche in minimo, uno straccio di critica visto che è, dal pubblico, universalmente riconosciuto come il miglior attore italiano. Proveremo qui a muovere alcune critiche costruttive, stando lontani da qualsiasi esercizio di stile o da qualsivoglia presunzione. Ieri sera il buon Beppe ha fatto rivivere Domenico Modugno agli occhi di un'Italia sintonizzata quasi per intero (10.099.000 spettatori pari al 34.21% di share) su Rai Uno in Volare – La grande storia di Domenico Modugno, per la regia di Riccardo Milani. Guascone, piacione, sorriso mediterraneo, bello come il sole, questo è il Modugno di Beppe che avevamo avuto modo di conoscere già durante il Festival di Sanremo, grazie al robusto traino che è stato fatto per promuovere la fiction. Perfetta la fotografia, a cura di Saverio Guarna, e le scene di Massimo Geleng, capaci di far rivivere gli anni d'oro di una Roma rampante che, seppur tra mille difficoltà, brulicava di giovani in cerca del sogno: quel sogno che Domenico Modugno ha sempre cercato ed alla fine ha realizzato. E' una fiction che oltre ad omaggiare il cantante, ci restituisce un messaggio importante, quello di credere ancora nei sogni. Un aspetto confermato anche da Massimiliano Gallo ai nostri microfoni, che in Volare interpreta Gramitto Ricci, editore ed impresario di Modugno. Il cast che è stato costruito intorno all'istrionico "Fiorellino" sorprende allo stesso modo: si rivede Antonio D'Ausilio nel ruolo di Riccardo Pazzaglia e qui vale la pena spendere due parole. Riesce ad evocarne il ricordo in una maniera del tutto naturale, il suo filosofeggiare, la sua stramberia e, allo stesso modo, la sua genialità: queste le qualità di uno dei più grandi amici/colleghi che Modugno avesse mai avuto.
E' brava Kasia Smutniak nell'intenso ruolo di Franca Gandolfi, la moglie di Domenico Modugno. Con Beppe Fiorello entra in una sintonia del tutto naturale che appare credibile al pubblico. E' divertente vedere Michele Placido, in un cameo, nei panni di Vittorio Dei Sica: siparietto, tratto da un aneddoto reale, tra lui e un giovane Modugno, arrivato fino alla porta di casa del "grande Maestro" per chiedere una segnalazione per un film. I punti deboli di questo grande successo sono però molteplici. In primo luogo c'è una sceneggiatura eccessivamente sbrigativa, approssimata: avviene tutto troppo in fretta e, forse, avrebbe giovato al complesso pensare al lavoro con un minutaggio più ampio (sarebbe forse bastata una sola puntata). Il secondo punto è che Beppe Fiorello è l'alfa e l'omega di tutto. In tutto quel suo entusiasmo, in tutta quella sua smania, che era comunque tipica di Modugno, appaiono in realtà, qui e la, delle falle abbastanza macroscopiche. Beppe Fiorello è un signor attore e te lo fa vedere, te lo mostra. Quella è la nota dolente. Sono troppi i passaggi dove la magia della fiction lascia il posto all'esercizio attoriale, la conseguenza è che la diegesi perde aderenza. E' un problema, questo, che Beppe non ha ancora risolto, nonostante i grandi ascolti ed il successo, ormai sicuro, di ogni suo progetto.