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Vittorio Brumotti racconta la rissa: “Ci siamo sentiti in pericolo di morte”

Il biker e inviato di Striscia, vittima di un pestaggio due sere fa mentre era in bici con suo padre, racconta in un’intervista la sua versione dei fatti, dopo aver invitato tutti ad evitare la strumentalizzazione sull’origine straniera degli aggressori.
A cura di Andrea Parrella
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Da due giorni la vicenda di Vittorio Brumotti e del litigio al quale è seguito il pestaggio subito dal biker professionista e suo padre è certamente la notizia che tiene banco su tutti i giornali. L'inviato di Striscia ha riportato ferite tutt'altro che irrilevanti in seguito ad una lite assolutamente casuale, le cui motivazioni sono state fumose e poco chiare sin da subito, prima che fosse proprio Brumotti a spiegare cosa fosse accaduto. Lo ha fatto prima ieri, in maniera più concisa, rassicurando i fan e chiedendo di evitare la strumentalizzazione in merito all'origine straniera degli aggressori, ed ha fornito una spiegazione più dettagliata in una dichiarazione rilasciata stamani a Repubblica, nella quale ha chiaramente fatto intendere di aver avuto paura di morire:

Io sono un atleta non uno che aizza violenze, e di certo non avevamo intenzione di fare una rissa. Sono solo intervenuto per aiutare un amico che mi stava seguendo con la safety car mentre facevo allenamento in bici con mio padre ed è stato aggredito da alcune persone in auto. Eravamo molto spaventati e abbiamo cercato di difenderci, ci siamo sentiti davvero in pericolo di morte. Mi hanno pure minacciato, dicendomi: "Te la do io la televisione". Poi ho perso conoscenza

Inizia così il racconto di Brumotti, che dovrà sottoporsi ad un'operazione all'occhio colpito e già compromesso da una caduta in bici avvenuta lo scorso anno. L'inviato di Striscia entra nei particolari: "Mi stavo allenando con mio padre e altri due atleti che fanno il mondiale di bike trial. Ci stava seguendo una safety car, guidata da un mio amico, sulla quale c’era anche suo figlio. Mentre stavamo procedendo verso Bardineto io e mio padre abbiamo imboccato il bivio per Balestrino. I nostri amici ciclisti, però, non ci hanno visto svoltare e hanno proseguito. A quel punto ho sentito strombazzare e vedo un’auto che sorpassa la nostra safety. Dalla vettura viene lanciata acqua in faccia al guidatore e poi una bottiglietta sul parabrezza". A questo punto il racconto della rissa:

Il mio amico ha detto “cosa state facendo?”. L’uomo al volante dell’auto arrivata alla nostre spalle si è fermato. Quindi il figlio ha raggiunto Fabio e gli ha dato un pugno in faccia. Io vedendo lui spaventato sono volato in suo soccorso e mi sono trovato in mezzo. Sono stato colpito in faccia, all’occhio destro che non è ancora guarito dalla mia caduta di un anno fa».  La lite è degenerata in rissa: «E’ arrivato anche il padre del giovane che ha iniziato a sferrare nuovi colpi contro di me. Poi mio padre, che è caduto prima di riuscire a raggiungerci. Loro mi menavano, mio padre me ne ha tolto uno di dosso, ma in due lo hanno preso, buttato a terra e colpito al volto. Io ho naturalmente cercato di difendermi prenderne uno a pugni.Instabile sulle scarpe con i tacchetti mi sono però trovato in difficoltà. Mi sono comunque dato da fare. Io e mio padre ci siamo sentiti davvero in pericolo di morte. Mi hanno anche minacciato dicendomi: «Te la do io la televisione». E hanno minacciato di morte anche chi stava riprendendo la scena. Io ho perso conoscenza

Al momento Brumotti è ricoverato in ospedale in attesa dell'operazione, così come suo padre, anche lui vittima dell'aggressione. I due, così come gli altri protagonisti della rissa, sono denunciati per aver preso parte attiva alla rissa stessa. A fare luce sul caso è ora la compagnia di Albenga e il pm Giovanni Battista Ferro.

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