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Una donna non può parlare di calcio in tv perché è una donna

Nella stagione più incolore e noiosa del calcio italiano, già condizionata dalle violenze tra i tifosi, dal caos truffaldino nella gestione dei diritti televisivi, ancora una volta la signoria della televisione sportiva delude e disattende la propria responsabilità di comunicatori. Una donna non può parlare, non può fare gli interessi di suo marito, perché è una donna.
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Il calcio e i suoi derivati televisivi scoprono di nuovo il loro vero volto. Avevamo bisogno di Wanda Nara per scoprire l'ipocrisia grigia dietro i volti rassicuranti dei nostri quotidiani amici degli studi televisivi sportivi. Lei, che sta dettando l'agenda non solo di suo marito-assistito Mauro Icardi ma di tutto il  mondo del pallone, è diventata la nemesi perfetta dei Giancarlo Marocchi e degli Alessandro Costacurta. Con quel suo viso, angelico e demoniaco, che è da sempre summa di tutti gli stereotipi e delle volgarità possibili in rete e fuori, sta tenendo fede a quel detto popolare napoletano mutuato anche da Gian Battista Basile"Na femmena e ‘na papera fanno nu mercato", una donna e una papera fanno un mercato. E che mercato, quando in ballo ci sono i milioni dei rinnovi contrattuali, ma in questo "dare e avere", il mondo pallone ci ha perso per l'ennesima volta la faccia.

E allora la signoria della televisione sportiva le si è letteralmente rivoltata contro. Ieri, argomento florido la donna e il pallone. Ha cominciato Fulvio Collovati, che dal salotto scherzoso di "Quelli che il calcio", ha detto la sua: "Quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco". Smentito e attaccato dai suoi stessi compagni di studio, tra cui la giornalista sportiva Francesca Brienza, che lo ha pesantemente attaccato, Fulvio Collovati è stato tutto sommato più dolce rispetto agli attacchi politici arrivati dagli aristocratici del pallone, Giancarlo Marocchi e Alessandro Costacurta. Allo Sky Calcio Club, il primo è arrivato a dire che "diventa importante che la moglie di Icardi esca dallo spogliatoio" precisando poi "chiaramente in senso figurato". Alessandro Costacurta fa anche peggio: "Fosse stata mia moglie l'avrei cacciata di casa". Fortuna vuole che ci sia un signore del giornalismo sportivo come Sandro Piccinini, ospite in via eccezionale del Club di Fabio Caressa, a puntualizzare: "Questo comportamento sarebbe sessista e maschilista, non me la sento Billy, non mi piace tanto". 

Nello stesso momento in cui Alessandro Costacurta lanciava i suoi strali contro le mogli che si mettono in mezzo, Wanda Nara invece piangeva negli studi di Tiki Taka: "Io e Mauro non vogliamo lasciare l'Inter perché è la nostra famiglia". A questo punto, a parere di chi scrive, ogni possibile risvolto circa il rinnovo di Maurito appare inutile, ininfluente per il giudizio finale. Perché il punto è un altro. Nella stagione più incolore e noiosa del calcio italiano, già condizionata dalle violenze tra i tifosi, dal caos truffaldino nella gestione dei diritti televisivi, ancora una volta i professionisti del settore deludono e disattendono alla loro responsabilità di comunicatori. La multa di 7 milioni di euro inflitta a Sky dall'Antitrust per pubblicità ingannevole, a questo punto, può suonare come un parziale risarcimento per tutto il decoro perso. Parziale, perché i sessisti non sono di casa soltanto a Sky.

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