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Sky multata dall’Antitrust: deve pagare 7 milioni di euro per pubblicità ingannevole

Sky dovrà pagare 7 milioni di euro stando a quanto stabilito dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha così chiuso l’istruttoria nei confronti di Sky Italia dopo aver accertato la violazione del Codice del consumo. Perché non è mai stato chiarito che, abbonandosi, non poteva vedere tutte le partite del campionato, ma che sarebbe servito anche l’abbonamento a Dazn.
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Sky adesso deve pagare un conto salatissimo per la pubblicità ingannevole fatta nei confronti dei suoi clienti a inizio stagione. E l'impressione è che si tratti solo della prima parte di un conto che sarà ancor più duro nei confronti dell'altro grande attore in campo sui diritti sportivi, Dazn. Intanto, Sky dovrà pagare 7 milioni di euro stando a quanto stabilito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha così chiuso l'istruttoria nei confronti di Sky Italia dopo aver accertato la violazione del Codice del consumo. Perché non è mai stato chiarito che, abbonandosi, non poteva vedersi tutte le partite del campionato, ma che sarebbe servito anche l'abbonamento a Dazn.

Il comunicato dell'AGCM

In una nota, l'Autorità spiega di aver rilevato che Sky "non ha fornito informazioni chiare e immediate sul contenuto del pacchetto Calcio" per quanto riguarda la stagione in corso, lasciando di fatto intendere ai potenziali nuovi clienti che su Sky ci fossero tutte le partite della Serie A. Non è tutto, perché per l'Autorità garante, Sky ha fatto pubblicità aggressiva esercitando un condizionamento nei clienti già abbonati che non sono stati messi di fronte alla profonda riduzione del loro effettivo pacchetto: di fatto, il 30% delle partite in meno e dell'intera Serie B. Chi era già abbonato poteva procedere in due modi, entrambi svantaggiosi: proseguire con gli addebiti allo stesso prezzo nonostante il contenuto ridotto, oppure un recesso con pagamento di penale.

Le indagini avviate questa estate

Le indagini su Sky e su Dazn sono state avviate questa estate, in seguito al grande caos generato dalle prime due giornate di Serie A quando i clienti si sono resi conto della effettiva distribuzione dei diritti tv della Serie A. Dopo Sky, toccherà probabilmente a Dazn, a cui viene contestato il principio promozionale del "Quando vuoi, dove vuoi" che avrebbe fatto intendere di poter utilizzare il servizio ovunque, omettendo le evidenti limitazioni tecniche che "potrebbero impedirne o renderne difficoltosa la fruizione". Altro dettaglio contestato alla piattaforma streaming (che trasmette i match di Serie A unicamente per mezzo di una connessione internet) è quella di rimarcare ai clienti la possibilità di usufruire del servizio gratuitamente per il primo mese, specificando l'assenza di vincoli contrattuali "mentre in realtà – recita il comunicato – il consumatore stipula un contratto per il quale è previsto il rinnovo automatico, con conseguente esigenza di esercitare l’eventuale recesso per non rinnovarlo".

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