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Un Sanremo 2021 senza pubblico risolverebbe tutti i problemi

Non c’è alcun programma televisivo che si è svolto nei mesi scorsi in un teatro con il pubblico, ma resta l’incognita Sanremo ancora sul banco. La domanda, però è: perché discutiamo di una questione del genere quando basterebbe fare uno spettacolo tv senza pubblico per tornare a lavorare senza polemiche?
A cura di Francesco Raiola
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Non c'è alcun programma televisivo che si è svolto nei mesi scorsi in un teatro con il pubblico. Lo scorso 6 gennaio, infatti, lo speciale “I soliti ignoti – Speciale Lotteria Italia” è andato in onda dal Teatro delle Vittorie di Roma, un teatro di posa che da anni, però, è utilizzato come studio televisivo, con la presenza di figuranti speciali, cioè non pubblico semplice, ma persone che avevano un ruolo all'interno della trasmissione (e a un certo punto, infatti, li si vede votare con delle palette verdi in mano). Cosa vuol dire “adibito a studio televisivo”? È qui che si gioca la partita tra il ministro Dario Franceschini e la Rai. La domanda che alcuni si pongono, in queste ore è: perché discutiamo di una questione del genere quando basterebbe fare uno spettacolo tv senza pubblico per tornare a lavorare senza polemiche?

Scontro tra Franceschini e Sanremo

I DPCM che regolamentano i costumi italiani durante la pandemia hanno introdotto nel nostro paese alcune novità normative che hanno prodotto, talvolta, delle difficoltà interpretative. Lo scontro tra il ministro Franceschini e la Rai sul pubblico a Sanremo sta portando alla luce una serie di vulnus all’interno del mondo dello Spettacolo e della televisione e nelle ultime ore una delle domande che ci si sta ponendo maggiormente è: quando un teatro può dirsi studio televisivo?

La differenza tra Teatro e studio televisivo

Ieri, Fanpage.it ha cercato di capire quali sono le differenze catastali tra un teatro e uno studio tv, perché è evidente che il problema non sia solo “culturale” ma anche di infrastruttura, altrimenti la regola avrebbe potuto essere aggirata facilmente. In Rai, infatti, c’è chi sostiene – rispondendo anche le domande di Fanpage.it – che il teatro Ariston diventa studio tv quando la macchina sanremese varca le sue porte, ma è veramente così? Difficile a dirsi: per il Governo (e il catasto) non lo è. E se fosse così, quindi, anche i Teatri nazionali – se avessero soldi a sufficienza – potrebbero muoversi per inserire figuranti nei loro spettacoli, come chiesto anche dal regista teatrale Davide Livermore? Ma la legge prevede che nei teatri non può entrare pubblico – la prima del Teatro alla Scala di Milano è stata fatta senza pubblico – e in questo cul de sac normativo si gioca la partita Sanremo.

Ma torniamo a quello che si può verificare. Il teatro, per quanto riguarda il catasto, ha una categoria specifica, la D3, mentre gli studi Rai Fabrizio Frizzi di Roma, per esempio, sono D7 e il centro di produzione Rai di Napoli è D8. Insomma hanno caratteristiche completamente diverse. Ma questo problema non si poneva gli anni scorsi quando non esistevano divieti o non c’era bisogno di categorizzazioni così strette. Divieti introdotti negli ultimi DPCM in cui si vieta il pubblico in teatro mentre si ammettono figuranti nelle trasmissioni Tv (motivo per cui vediamo il pubblico in alcune trasmissioni quotidiane). Inoltre, come fa notare La Stampa, nel regolamento sanremese si dice che il direttore artistico “è chiamato ad elaborare il progetto di spettacolo“ non facendo cenno a “trasmissione tv” e questo potrebbe rafforzare la posizione del Ministro.

Perché al Teatro delle Vittorie è previsto il pubblico?

Nelle scorse ore c’è anche chi ha tirato in ballo trasmissioni come il Maurizio Costanzo Show che, però, si registra in uno studio tv adibito a teatro rispettando sia protocolli che dpcm di oggi e di allora. Insomma la domanda inevasa resta sempre la stessa: quali sono le caratteristiche per cui una sala teatrale diventa studio tv? Basterebbe semplicemente un po' di buonsenso, come scrive anche qualche collega, perché si possa fare Sanremo in sicurezza, dando anche un'immagine più sobria, ma non meno entusiastica. Non sappiamo, infatti, quale sarà la condizione del Paese in quei giorni e pensare a una trasmissione senza pubblico non inciderebbe materialmente sullo show. La posizione di Amadeus, da uomo di spettacolo, è comprensibile, ma a un certo punto qualcuno – probabilmente il CTS che deve approvare il protocollo sanitario, dovrà assumersi la responsabilità di prendere una decisione e a quel punto, nel caso in cui si confermino le voci di un teatro senza pubblico, anche il conduttore dovrà adeguarsi, o confermare le dimissioni minacciate ieri. Cosa che nessuno si augura.

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