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The Walking Dead 4×02 “Infetto”, finalmente Rick è tornato (RECENSIONE)

La seconda puntata di “The Walking Dead 4” colpisce nel segno per almeno due sequenze che resteranno impresse nella memoria dello spettatore, le lacrime di Michonne e quelle interiori di Rick. A proposito, il leader di questo gruppo finalmente sta tornando!
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La seconda puntata di "The Walking Dead 4" colpisce nel segno per almeno due sequenze che resteranno impresse nella memoria dello spettatore, le lacrime di Michonne e quelle interiori di Rick. A proposito, il leader di questo gruppo finalmente sta tornando!

Sopravvivenza, non è forse di questo che parliamo ogni volta che ci approcciamo all'universo di "The Walking Dead"? Se nella prima puntata tutti gli elementi erano stati disposti per presentare lo scenario in un nuovo assetto, risparmiandoci di proposito tutto quello che è stato fatto nel "periodo non collegato" (qui la recensione), in questa seconda puntata della quarta stagione, "Infetto", ecco che cominciamo ad entrare nel vivo delle aspettative. Andiamo dritto al punto: la piega che si vuole prendere con questa quarta stagione comincia davvero a piacermi ed è palpabile l'entusiasmo sempre crescente, anche tra i social e i forum specializzati. Magistrali le interpretazioni degli attori, su tutti Andrew Lincoln, il nostro Rick Grimes, Chandler Riggs, il piccolo Carl e Danai Gurira, la Michonne "nazionale". Tre microstorie nel macroscosmo di "The Walking Dead", tre personaggi che saranno, molto probabilmente, la colonna portante di quello che accadrà nel futuro.

Il virus era pleurite. I sopravvissuti hanno scoperto la causa dell'incredibile e sorprendente trasformazione in zombie degli abitanti del blocco "D", una strana forma di pleurite che uccide praticamente in pochissimi giorni, dopo averla contratta. Una soluzione narrativa più che credibile, visto che stiamo parlando di una forma infettiva che è facilmente diffusa, soprattutto nei luoghi dove c'è poca igiene e molte persone in uno spazio ristretto. "E Woodbury, allora?" – ha obiettato qualcuno. La risposta è che nella comunità del Governatore non erano certo messi come in prigione, visto che lì era una vera e propria cittadina, con tanto di case assegnate, vestiti sempre puliti e con tanto di medico per i controllo di routine.

Finalmente Rick. Le emergenze sempre crescenti costringono Rick ad intervenire di nuovo, suo malgrado, per tenere la situazione sotto controllo. Tre scene magistrali che dicono tutto: l'occhiata che Daryl lancia a Rick nella prigione, quando fanno piazza pulita degli ultimi zombie rimasti. Daryl sembra dirgli: "Hai capito che abbiamo bisogno di te, vero?", Rick quasi gli annuisce. E' così: lo sceriffo Grimes è nato per essere il leader di questo gruppo, poco importa se ha cercato di fuggire da questa responsabilità per tutto questo tempo. Accade finalmente qualcosa che gli fa capire che non può più limitarsi ad essere l'agricoltore del gruppo, così quando gli zombie spingono per cercare di abbattare la recinzione, esce ancora una volta il leader che è in lui. Il sacrificio dei tre maiali che ha allevato con tanti sacrifici, quasi ad espiare i peccati commessi in questa vita post-apocalisse, per il bene comune del gruppo è una sequenza magistrale. Il suo dolore, lo sguardo quasi sconfitto di chi deve ammettere a se' stesso che è venuto il momento di rientrare in partita. Applausi.

Carl, una serie su misura. Si, perché è vero quello che la produzione ha detto su di lui in passato: "Abbiamo in mente grandi cose per Carl". Scalpita il suo personaggio, organizza con Carol un corso accelerato per insegnare i bambini a sparare, è combattuto se dirlo al padre o meno. Sa che Rick non acconsentirà mai, ma lui fa il suo dovere: alla fine della puntata gli dirà tutta la verità. Ennesimo scatto che fa capire a Rick che è finita, il sogno dell'agricoltura è svanito per sempre. Sopravvivenza, è questione di sopravvivenza. Prende la pistola e finalmente la riconsegna a Carl, poi prende la sua, con tanto di fondina e cinturone, ed eccolo: è tornato lo sceriffo Rick Grimes, leader dei sopravvissuti.

Michonne, parlaci di te. Un'altra scena che merita menzione è senza dubbio quella che vede Michonne, Beth e la piccola Judith protagoniste. Perché la guerriera nera non riesce a sopportare la vista della piccola, perché non riesce a sentirla piangere? Lo intuiremo quando Beth le chiede di tenerla un secondo, per andare a prendere asciugamani così da poterla cambiare: dopo alcune resistenze da burbera amazzone, Michonne si ferma, guarda Judith, appoggia la sua testolina contro la sua e si lascia andare in un pianto a metà tra la liberazione e il dolore. Che abbia perso un bambino? E, se sì, è avvenuto prima oppure dopo l'apocalisse? Gli autori sanno bene che su Michonne è stato detto troppo poco, su di lei si cela la chiave del successo di questa stagione. Per adesso, la stanno giocando bene.

Voto 9, finale ancora aperto. Anche per questa puntata, gli autori hanno deciso di lasciarci con il fiato sospeso a sperare che un'altra settimana passi presto. Tyreese scopre i corpi bruciati di David e Karen, che erano stati messi in quarantena perché sospetti di essersi beccati la pleurite. Il lungo struscio di sangue che precede la loro posizione apre a più ipotesi: a) suicidio visto l'aggravarsi della pleurite; b) omicidio; c) uccisione dopo la morte cerebrale dei due. E chi è che ha dato da mangiare agli zombie, facendo in modo che questi si ammassassero lungo le recinzioni, rischiando di sfondarle? Come reagirà Tyreese alla morte di Karen? Farà gruppo? Manifesterà sospetti? Sfascerà tutto? Ecco, finalmente "The Walking Dead" ha deciso di farci porre tante domande, finalmente ci regala tensione infinita che fanno il paio con dialoghi meno compassati e ritmi meno lenti. Del resto, lo ricordiamo, siamo più di 16.1 milioni a guardarlo: non è un dannato caso.

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