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Studio Aperto tra gaffe, gossip e cronaca nera

Studio Aperto, il tg di Italia 1, è forse il telegiornale italiano più criticato per i suoi contenuti e sul taglio dato ai servizi giornalistici lanciati: una delle ultime gaffe riguarda l’arrivo di Angelina Jolie a Lampedusa. Alessandro Robecchi spiega i motivi della mancanza di qualità di Studio Aperto.
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studio aperto

L'informazione giornalistica televisiva cambia tantissimo da una rete all'altra in base ai target di riferimento, alla linea editoriale scelta dai direttori dei Tg e in base ai risultati di auditel che si vogliono ottenere. Possiamo fare una prova empirica di questa realtà: se guardiamo a distanza di pochi minuti due telegiornali su due reti televisive diverse, ci accorgiamo facilmente che sembra che vengano diffuse notizie totalmente differenti lasciando molti dubbi sulla realtà della notizia stessa.

Uno dei Tg nazionali che da sempre è stato additato come poco informativo o per meglio dire, portatore di un'informazione sui generis, è sicuramente Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1, la rete giovane di Mediaset che costruisce tutti i suoi prodotti televisivi non perdendo mai di vista il suo target. E se il risultato di questo lavoro è ciò che vediamo tutti i giorni in tv, significa che, per Italia 1, i nostri giovani sono superficiali, attenti alle notizie nude e crude o al gossip spinto con tette e lati b in bella mostra, e bisognosi di avere un'informazione che sia più vicina al suo slang e al suo modo di pensare.

Solo questa potrebbe essere la scusante per alcuni servizi giornalistici mostrati a Studio Aperto, che lasciano sbigottiti per il linguaggio utilizzato e per il taglio dato alle notizie. Uno degli ultimi servizi mostrati dal tg di Italia 1, che rende bene l'idea di quanto sia eccessivamente "viziata" l'informazione divulgata, è quello riguardante la visita di Angelina Jolie a Lampedusa, trasmesso il 20 giugno nell'edizione delle 12.30. Il servizio, realizzato da Stefano Pancera, ha dato la notizia farcendola di battute, commenti piccanti, maliziosi e di cattivo gusto.

Pur condividendo il giudizio sull'onnipresenza della Jolie quando ci sono situazioni di disagio legate ad emergenze umanitarie, non sono invece condivisibili i commenti poco eleganti sulla vicenda, come quando ha ironizzato sulle adozioni fatte negli anni scorsi dalla Jolie: "Visto che ha una caterva di figli adottivi, la Jolie si sarà portata a casa qualche clandestino?".

Ma Pancera ha voluto addirittura esagerare non solo mettendo in discussione l'utilità delle visite della Jolie in questi contesti ma anche dimostrando scarsa sensibilità nei confronti dei profughi di Lampedusa dicendo: "Poveri profughi… chissà come hanno fatto a contenere i comprensibili slanci di astinenza di fronte ad una sventola del genere". In un minuto e mezzo scarso si è data prova di ciò che è l'anima di Studio Aperto, un telegiornale che per molti non dovrebbe nemmeno definirsi tale.

Uno degli acerrimi nemici di Studio Aperto è Alessandro Robecchi, giornalista de Il Manifesto e di altre importanti testate e autore televisivo di Crozza Italia Alive, Ballarò e Markette.

Il giornalista, ospite della trasmissione Glob su Rai 3, condotta da Enrico Bertolino, ha provato a fare un'analisi dei tg nazionali concentrandosi proprio su quello di Italia 1 ed elencando i dati e le motivazioni di tanta qualità o, per meglio dire, di tanta poco qualità. Tra le informazioni che ci ha fornito Robecchi c'è il numero di volte in cui i tg nazionali hanno aperto con una notizia di cronaca nera: il primato è spettato proprio a Studio Aperto che in media due giorni su tre ha aperto con una pessima e tragica notizia di cronaca, alimentando lo stato di allarme nel nostro Paese.

http://www.youtube.com/watch?v=HSPcI6BwT9k

Sebbene possa vantare questo primato, Studio Aperto ha rimediato subito, alternando notizie drammatiche con altre di argomento frivolo, come per esempio la festa dei cornuti o i tantissimi servizi che ritraggono le starlette nostrane scosciate e quasi nude.

Un modo di far televisione molto discutibile che alimenta il dibattito sull'eterno conflitto tra tv trash e tv di qualità.

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