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“Storia del periodo ipotetico”, la carriera di Mario Balotelli è una serie Tv già scritta

Il fragoroso licenziamento di Balotelli dal Brescia è l’ennesimo tassello di una storia umana e professionale ritenuta paradigma dello spreco di talento. In tempi in cui solo le serie Tv e i documentari riescono a mettere il punto sulle grandi storie, quella dedicata a Balotelli ha una sceneggiatura già pronta. E forse ci aiuterebbe a capire perché.
A cura di Andrea Parrella
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Di poche cose l'Italia è convinta più di quanto lo sia su Mario Balotelli, sul fatto che potesse essere e non è stato, sul fatto che il calciatore sia un paradigma dello sperpero. L'ultima di super Mario, la rottura con il Brescia di Cellino che rischia di compromettere definitivamente la sua carriera, è solo l'ennesimo capitolo di un romanzo all'italiana che ha scandito gli ultimi anni.

Quella di Balotelli è una storia di percezioni, di come ognuno se la sia voluta personalmente raccontare. Ma è incredibile come una singola vicenda umana riesca a generare una tale varietà di reazioni: rabbia, risentimento, accanimento, compassione, comprensione. Anche tutte, provate in alternanza. Rosa di sentimenti che, tra l'altro, attiene alla sfera genitoriale, come se ci sentissimo così rispetto a Mario Balotelli.

La forma di rappresentazione più completa ed efficace della modernità, quella della serialità televisiva, accoglierebbe alla perfezione la vicenda umana e professionale del nome che in Italia, più di qualunque altro, è risuonato quando si parlava di talento sprecato. Spetta alle serie Tv, oggi, mettere il punto sulle storie, consacrarle o riportare a galla quelle sottaciute. Se non è una serie Tv, andrebbe bene anche un documentario, visto il recente caso The Last Dance che ci vede tutti più inclini alla documentaristica sportiva.

Potrebbe avere già un titolo, Mario – Storia del periodo ipotetico, sottotitolo: Non esiste talento se non sai coltivarlo. Articolata su dieci episodi che alternano gli sparuti e sporadici momenti di gloria ai crolli, la perdita di autocontrollo, i gesti con cui Balotelli ha provato a dirci, gridando a squarciagola, di avvertire una pressione mediatica che era incapace di gestire. In video ci sono Jose Mourinho, Cesare Prandelli, Francesco Totti e tanti altri volti comprimari di questa storia, che raccontano attraverso i loro aneddoti il personaggio, illudendoci di poter svelare cosa si nasconda dietro la corazza apparentemente inscalfibile di chi ha mostrato una fragilità inaspettata.

Non c'è niente che non si sappia di Balotelli e non merita un'opera di riabilitazione, si direbbe. Ma è la caratteristica del nostro tempo, in cui sappiamo troppo e finiamo per capirci poco. "Why always me?" (perché ce l'avete sempre con me?) c'era scritto su quella maglietta mostrata al mondo da Balotelli ai tempi del Manchester City. E il perché, in questa storia, è proprio il tratto che manca per completare il disegno e avere una visione d'insieme.

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