Star in the Star, il nuovo programma di Canale 5, è partito questa sera 16 settembre. Dovrebbe essere il format che rilancia, o comunque lateralizza/diversifica in qualche modo, la carriera di Ilary Blasi, ma dopo poco più di un'ora la domanda da porre alla conduttrice sarebbe una sola, ma la lasciamo alla fine.
Star in the Star trasforma i concorrenti – dieci in tutto appartenenti al mondo dello spettacolo – e le nasconde sotto un pesante trucco prostetico, presentato come un iper-realistico silicone al platino. E qui, la prima nota dolente: i trucchi non sono per niente realistici, anzi. La scelta degli stessi artisti penalizza e affossa la sospensione d'incredulità: andate a rivedervi l'esibizione di Michael Jackson (la foto di copertina di questo pezzo già rende l'idea. Le stesse esibizioni – curate da Luca Tommassini, un nome che ormai non basta più – sono tutte in playback, divise a metà tra la voce originale del cantante e quella dell'artista che lo interpreta.
È un format che deve molto a Tale e Quale Show, ma non ha nulla della sua arte e del suo ingegno (lì, per dire, le performance sono tutte dal vivo). È un format che riprende anche la struttura de Il Cantante Mascherato, ma con meno coinvolgimento emotivo, data l'assenza delle clip di presentazione che forniscono indizi e che invitano il pubblico a casa a partecipare attivamente alla scaletta e alla narrazione. Anche la giuria, composta da Claudio Amendola, Marcella Bella e Andrea Pucci (l'uomo ovunque di Mediaset), non aiuta per niente.
Ilary Blasi è l'unica nota lieta. Riesce ad asciugare ogni punto morto, dà ritmo con la sua vis e la sua cadenza da ragazza della Roma semplice, per non dire di borgata, e strappa di tanto in tanto un bel sorriso. Poi, però, c'è tutto il resto. E c'è il confronto con le maestranze della Rai che non regge. Quindi, la domanda che avevamo lasciato per la fine: ma chi gliel'ha fatto fare a Ilary Blasi?