“Quello che (non) ho” è un contenuto alto da amalgamare meglio
E' successo ciò che si attendeva, Quello che (non) ho si è dispensato dal valicare limiti di riscontro, tanto alti e anomali erano quelli fissati. L'aspettativa, alta o bassa che sia, viene sempre disattesa, è una vecchia storia. La prima puntata (le altre due stasera e domani) del nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, andato in onda su La7, è stata una commistione di buone cose che già conoscevamo, da Che tempo che fa ai monologhi di Saviano, gli elenchi a fine puntata, persino buona parte degli ospiti, che però stanno lì non per grazia ricevuta, non li si può criticare ma anzi è quasi un elogio che se ne ripeta la selezione, vista la levatura altissima. Le mani in tasca di Erri De Luca mentre conclude la sua elucubrazione sul ponte, definendolo l'unica opera edilizia "cordiale", sono impagabili.
I principali motivi di contestazione, così annunciavano i social in fibrillazione ieri sera, Twitter su tutti, sono venuti dai ritmi. Il che poteva essere prevedibile tanto quanto inaspettato. In alcuni momenti è stato difficile non cadere nell'errore madornale di affibbiare alla trasmissione l'aggettivo "lento", prima di ricordarsi che Alfred Hitchcock ce le avrebbe date di santa ragione se l'avessimo fatto. Quella che si potrebbe frettolosamente definire lentezza il sottoscritto la ritiene una mancanza di idee. Nel caso specifico è una mancanza di idee nell'assemblare, in maniera fruibile, un insieme di spunti e contenuti affinché si potesse percepire una fluidità e una scorrevolezza che invece sono mancate. Era in fondo quello che riservava nell'intimo dello spettatore più timore, cioè se la squadra di Fazio e Saviano potesse essere capace di andare oltre i super ospiti per dare senso al presupposto di base, che resta lodevole. Se la fluidità è mancata è perché troppo materiale ha soppiantato la preoccupazione di salvaguardare l'unità, la forma.
E allora il programma ha preso, non solo praticamente ma anche nella teoria, il testimone di quel Gad Lerner che ha ceduto, per una settimana, il suo lunedì a questo esperimento. Fazio l'ha ringraziato, alla fine del monologo del giornalista (che invidiava quello di Travaglio solo per i ritmi appunto, ma non per i contenuti), rispondendo a questa concessione con un continuum dei ritmi soliti della trasmissione di Gad Lerner: Michele Santoro qualche settimana fa trovò le parole giuste dicendo che guardava Lerner per imparare tante cose, ma notava in lui una certa tendenza all'autoreferenzialità. Si può dire che "Quello che (non) ho" sia stato fedele a L'infedele. E' scontata quanto necessaria la precisazione che si stia provando ad analizzare un prodotto che nasce con una nobiltà d'animo naturale, una qualità ed un livello che per contenuti non è discutibile. Non si concluderà mai che Fazio e Saviano abbiano messo a punto un prodotto che non sia valido, si cerca solo di osservarne le dinamiche e, eventualmente, esprimere pareri discordanti.
La scelta dell'ambientazione, la scenografie e, più in generale le atmosfere, sono state di gusto, semplici ma penetranti. Anche la scelta di andare in onda per tre giorni di seguito è accattivante. Inoltre la cosa che si crede più interessante è lo spirito di squadra di tutta la rete. La7, tutta, con i suoi componenti di spicco in prima fila, ha provato a spingere questo evento televisivo per tutta la settimana scorsa, consapevole, come è giusto che in un'azienda si ragioni, che l'unione faccia sempre la forza di tutti. Corrado Formigli, Enrico Mentana, Lili Gruber, Geppi Cucciari, hanno fatto tutti da traino a Quello che (non) ho ritagliando uno spazio alla scelta della "loro" parola indispensabile da salvaguardare. E' stato un bel tentativo per creare un tormentone sullo stile del Vado via/resto che l'anno scorso fu la forza di Vieni via con me. Non a caso, tra le cose più belle viste ieri sera c'è stato lo spot nel finale per la puntata di ‘stasera, che raccoglieva appunto quei vari spezzoni, con De André in sottofondo. E non è poco.
La gara dell'Auditel si cita per dovere di cronaca e dice che per la media di La7 sia stato un boom di più di 3 milioni di telespettatori. Non c'era la pretesa di battere Raiuno e nemmeno quella di ripetere il vero exploit dell'anno scorso. Vedremo cosa accadrà..