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Quando Giosada di X Factor era “un barese qualunque” incazzato con le istituzioni

C’è stato un tempo in cui il vincitore di X Factor 9 non era altro che un giovane amante della musica in cerca di uno spazio in cui suonare. Ecco Giosada in un’invettiva contro le istituzioni baresi, arrabbiato per lo sgombero di uno spazio occupato.
A cura di Andrea Parrella
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Ieri sera Giosada ha trionfato a X Factor 9, dimostrando di meritarsi a furordi popolo la stima che i giudici del programma gli avevano già manifestato nelle puntate precedenti. La serata al Forum di Assago a Milano è, probabilmente, solo l'inizio del bagno di folla al quale il ragazzo barese è destinato nei prossimi mesi, che speriamo per lui diventino anni. Alla fine dell'esecuzione del suo pezzo inedito "Il rimpianto di te" Elio, il giudice della sua squadra, ha fatto giustamente notare come il testo non si limitasse ad essere "la solita canzone d'amore", ma sia in realtà un canto doloroso riferito alla propria terra, una terra che Giosada (o Giò Sada? Non è ancora chiarissimo), come altri, è stato costretto ad abbandonare pur di inseguire il suo sogno di diventare un cantante affermato a livello nazionale.

Questo animo "ribelle" Giosada lo aveva già manifestato in passato, utilizzando il suo canale Youtube per esprimere le proprie opinioni. E oggi che diventa, per forza di cose, il simbolo del mainstream, musicale e televisivo, etichetta che lo aiuterà inizialmente ma della quale dovrà provare a spogliarsi in futuro come ogni concorrente di talent al mondo, è curioso andare a scavare tra i suoi video passati, il cui contento, nella maggior parte dei casi, è un'invettiva contro le istituzioni locali. Il dialetto barese la fa da padrone e il vincitore di X Factor 9 non risparmia aspre critiche nei confronti delle decisioni prese da parte delle istituzioni locali. Come questo video, nel quale protesta ferocemente nei confronti della scelta di sgomberare uno spazio occupato da un collettivo locale. L'approccio è ironico, ma sostanzialmente arrabbiato e dalle parole di Giosada sicuramente traspare il fatto che il luogo sgomberato fosse principalmente uno spazio nel quale i giovani potessero svolgere delle attività dal basso, tra le quali suonare. La chiusura è piuttosto avvilente:

Grazie per averci tolto anche quest'altro posto, adesso che cosa facciamo?

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