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“Perchè il Papa si è dimesso?”: Enrico Lucci interpella i preti

Enrico Lucci ha interpellato diversi preti riguardo le dimissioni di Papa Ratzinger e tra chi esclude categoricamente la presenza di una lobby gay o di un dossier segreto in Vaticano, c’è chi non lo esclude e si mostra per niente sbalordito.
A cura di Eleonora D'Amore
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In Vaticano sono giorni ormai che serpeggia l'ipotesi di un "dossier segreto" che avrebbe influito e pesato non poco sulle dimissioni di Papa Ratzinger. Una questione delicata, alla base della quale si sospetta anche la presenza di una lobby gay e della violazione "del sesto e del settimo comandamento: Non commettere atti impuri. Non rubare. La credibilità della Chiesa uscirebbe distrutta dall’evidenza che i suoi stessi membri violano il dettato originario". Una rivelazione scottante, che trova il suo massimo sfogo nelle parole di monsignor Attilio Nicora, allora i vertici dello Ior, pubblicata con tantissime omissioni per tutelare i nomi coinvolti, che pare però riaffiorino nel dossier in questione. Enrico Lucci ha voluto raccogliere le opinioni delle personalità ecclesiastiche e si è recato da loro per porre la fatidica domanda, ovvero: "Perchè il Papa si è dimesso?".

Varie e contrastanti le risposte, i punti di vista e i pregiudizi sull'argomento, soprattutto in base all'età dei prelati e alla loro formazione culturale. Si parte da Don Menegaldo della basilica di Sant'Eustachio, che motiva così l'addio di Ratzinger: "Ha trovato tante difficoltà nella Curia. Per lui era impossibile andare avanti. Riguardo alle voci insistenti sull'omosessualità in Vaticano ho sentito ma poco, qualcuno e basta. Tra i cardinali no, più sui vescovi, ma penso che non siano ricattabili, perchè il nostro essere cristiani vuol dire allontanare certe cose". "Meglio un omosessuale o un etero?" tuona Lucci e la risposta non tarda ad arrivare secca "Meglio etero, non si può essere preti gay".

Don Gianni, di Sant'Agnese in Agone, dice la sua: "Non credo ad una lotta acerrima. La lobby gay è fantascienza. Io non ho mai assistito a nessun episodio di omosessualità nella Chiesa, ma non nego che possa esserci una pecora nera", rinforzando la posizione di Don Vincenzo (Santa Maria in Aquiro), completamente contrario a queste illazioni: "Non credo proprio a tutto questo".

Padre Piero, della comunità Nostra Signora del Sacro Cuore, la pensa diversamente: "Nella chiesa cattolica non è da ora che vanno storte certe cose" e affronta la situazione con una reazione poco sbalordita, la stessa che contraddistingue poco dopo Don Claudio, che ci scherza su e preferisce non commentare, tentando addirittura di sbeffeggiare il tema e il povero Lucci. Il medesimo atteggiamento lo riscontra in Don Giuliano Brugnotto, docente di Diritto Canonico: "Penso che questo faccia parte ordinariamente della vita della Chiesa. Scandali, preti pedofili? Papa Bendetto ha avuto un grande coraggio nel far emergere ciò che nella chiesa viene visto come pura debolezza. L'omosessualità resta un peccato perchè non segue l'orientamento dato dal Creatore".

L'unico a staccarsi davvero da questo gruppo di preti è senza dubbio Padre Stefano dei Benedettini di Bologna, non fosse altro perchè, con Coca Cola alla mano, tenta di rivolgere lo sguardo verso i sentimenti che muovono queste dinamiche, badando maggiormente ai segnali inviati dal corpo e non ai dettami dell'abito che si indossa: "Si diventa sacerdoti ma si resta uomini, uomini in cammino. […] L'amore gay è peccato? Mah, è peccato non amare, l'amore tra due persone dello stesso sesso esiste eccome".

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