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Perché è stupido criticare il Natale in casa Cupiello di Sergio Castellitto e Edoardo De Angelis

Da giorni si respira un clima di tensione sul “Natale in Casa Cupiello” di Edoardo De Angelis, in onda questa sera su Rai1, con Sergio Castellitto che prenderà le sembianze del capofamiglia napoletano più famoso e più amato a Natale. Ma, come le opere di Shakespeare, anche quelle di Eduardo sopravvivono nel tempo, tradotte e adattate in tutto il mondo.
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Che cos'hanno in comune Luca Cupiello e Otello detto "il Moro"? Niente. Nessun punto di contatto, a parte il fatto di essere due personaggi estremamente popolari, pervasivi ed efficaci. Due personaggi scritti in due opere che sono completamente diverse da due autori vissuti in due epoche diverse, rispettivamente Eduardo De Filippo William Shakespeare. Tra loro passano tre secoli: il drammaturgo inglese muore nel 1616, quello napoletano nel 1984. Le opere di entrambi sono sopravvissute alla loro morte, ma a differenza di quanto accade per Shakespeare, su Eduardo De Filippo continua a esserci una protezione morbosa, soprattutto da parte dei napoletani, strenui difensori del teatro di Eduardo. È la stessa protezione che da giorni si respira aprioristicamente sul "Natale in Casa Cupiello" di Edoardo De Angelis, in onda questa sera su Rai1, con Sergio Castellitto che prenderà le sembianze del capofamiglia napoletano più famoso e più amato a Natale.

Proprio come le opere di Shakespeare anche quelle di Eduardo sono in realtà tradotte, ridotte, adattate in tutto il mondo. Un esempio? Fino all'anno scorso era di scena a Valencia proprio la trasposizione di "Nadal a Casa Els Cupiello", che ha fatto incetta di premi teatrali nella penisola iberica, tra questi è stato premiato anche Josep Manel Casany, un Castellitto valenciano, per la sua interpretazione di Luca Cupiello. Senza contare le numerose trasposizioni inglesi di tutto il teatro di Eduardo e gli ulteriori punti di contatto che lo stesso De Filippo ha provato a intrattenere con la tradizione di Shakespeare, su tutte la traduzione in napoletano de "La tempesta". Questi sono solo accenni, piccoli spunti che devono spingere – non solo i napoletani ma anche tutti gli appassionati di spettacolo e teatro – a considerare Eduardo non solo come qualcosa di eterno, ma anche come qualcosa di non necessariamente napoletano, pur essendo napoletano.

Mi spiego: tutti i migliori registi del mondo hanno da subito avuto ben chiaro quanto fosse internazionale e universale, la napoletanità di Eduardo De Filippo. La stessa internazionalità che pervade l'opera di Shakespeare – che a differenza di Eduardo, ambienta le sue opere ovunque, anche in Italia. La mitologia di Eduardo, questa presunta intoccabilità, è dunque figlia di un grande equivoco del quale il drammaturgo certamente non è responsabile. Le sue opere televisive, soprattutto quelle a colori degli anni '70 e soprattuto la "Natale in casa Cupiello" che tutti abbiamo visto – quella con Eduardo, Pupella Maggio, Lina Sastri, Luca De Filippo, Gigi Uzzo, Marzio Honorato, Gino Maringola – hanno probabilmente aiutato a costruire quest'aura di intoccabilità dei testi di De Filippo. Una mitologia che, per il bene delle sue opere, dobbiamo provare a superare, se non distruggere. Perché operazioni come quelle di questa sera sono destinate a regalare nuovo smalto e nuova vita al teatro di un grande drammaturgo che tutto il mondo studia e ci invidia.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. Ha esordito nella narrativa nel 2022 con il romanzo Un male purissimo (Rogiosi). California Milk Bar - La voragine di Secondigliano (Rogiosi, 2023) è il suo secondo romanzo.
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