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OpenSpace convince a metà, Nadia Toffa meglio Iena che intervistatrice

Il programma non fa saltare gli schemi abituali della tv, ma lascia credere di poter parlare a molti e dire delle cose. C’è bisogna di una Nadia Toffa più solida, meno imbarazzata e più tagliente, come il pubblico è abituato a vederla a Le Iene.
A cura di Andrea Parrella
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L'effetto di OpenSpace sui social network c'è stato e, forse, era il principale obiettivo che il nuovo programma di Italia 1 si proponeva di raggiungere (oltre agli ascolti, naturalmente) e l'impressione, dando un'occhiata al fiume di commenti su Twitter, è che sia stato conseguito. La trasmissione ha diviso il cosiddetto popolo del web, probabilmente offrendo un resoconto chiaro e tangibile dell'impressione positiva a metà suscitata da OpenSpace. Nadia Toffa è, al momento, uno dei volti più influenti di Italia 1, grazie alle sue inchieste a Le Iene capaci di riscuotere grande successo e risonanza (l'anno scorso si occupò molto della Terra dei Fuochi e giorni fa ha sollevato il tema dei pomodori cinesi spacciati come made in Italy).

C'era una certa aspettativa verso il suo primo programma, la cui pubblicizzazione ha sofferto del solito vizio di forma di essere sponsorizzato come laa grande novità che fa saltare gli schemi della tv. In realtà dalla prima puntata dell'11 ottobre ne viene fuori una sequela di interviste interattive, realizzate col pubblico tramite la piattaforma internet del programma. Insomma, nessuno schema saltato, nessuna rivoluzione rilevata, ma buoni spunti e convincenti gli ospiti, scelti con scaltrezza, dal vicepresidente della camera Di Maio a Gervasoni, il calciatore pentito per le partite truccate, fino a Raffaele Sollecito.

A primo impatto si direbbe che Nadia Toffa funziona più come Iena che come conduttrice e intervistatrice. E questo è ovvio, visto che come conduttrice non l'avevamo mai vista. Naturalmente può essere un'impressione prevedibile e per certo "sanabile" col tempo e le altre puntate del programma, che abitueranno il pubblico ad un profilo della Toffa più affine a quello di una intervistatrice. Forse complice la classica emozione dell'esordio, una Toffa un po' timida finisce per perdere in parte quell'intransigenza che la rende così efficace quando non ha paura di prendere posizione contro le magagne e i malaffari dei protagonisti dei suoi servizi a Le Iene.

Pecca di "sindrome dell'annuire" davanti a Luigi Di Maio e chiede a Sollecito se segua i casi di cronaca nera attuali; che tu sai la domanda non sia stupida e insensata, che voglia arrivare da qualche parte perché è la Toffa a farla, ma l'effetto è che ti chiedi "perché gliel'ha chiesto?". Insomma, OpenSpace è un raro, concreto e apprezzabile tentativo di Italia 1 di sfidare la concorrenza con contenuti e credibilità, serve solo una Toffa più solida e la programmazione della domenica sera, alternata alle inchieste di Report, diventerebbe davvero interessante.

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