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Mentana, la trattativa Stato-Mafia è “Cosa Sua”

Nelle notti d’estate il direttore del Tg di La7 si prodiga in un’ampia (forse troppo) opera di divulgazione sulla trattativa stato-mafia. Questo tema dovrebbe restare elemento cardine dell’informazione nostrana, l’impressione è che in Tv non se ne parli abbastanza.
A cura di Andrea Parrella
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Il punto di partenza è il leit motiv di questa estate televisiva, dove La7 c'è nel suo ruolo di concorrente alle generaliste, le generaliste invece spariscono, almeno in quanto a contenuti. RaiUno è disorientata dai premi a raffica, le serate in onore di santi e derivati, i concorsi canori più disparati (anche se l'idea di rilanciare Castrocaro non è stata malvagia). Canale5, invece, ha limitato la propria programmazione serale ad un massiccio utilizzo di film e pochi contenuti fatti in casa, eccezion fatta per Salvo Sottile che, in qualche modo, è riuscito ad attirare su di sé le necessarie polemiche, vedi contro Selvaggia Lucarelli, del "purché se ne parli".

La7, che si limita a fare il proprio dovere (visto che dovrebbe essere norma garantire una continuità di programmazione per tutti e dodici mesi), ha ben deciso di riciclare l'utilizzo di un film, e trattandosi de Il divo la parola riciclo diviene inopportuna, ma di farlo focalizzando l'attenzione su una questione che si lega direttamente, pur sfiorandola, alla figura di Giulio Andreotti: il caso Mancino e le sue telefonate al Quirinale. La questione è ampiamente discussa in questi giorni e riguarda le richieste di tutela che Mancino avrebbe rivolto al presidente della Repubblica, direttamente o tramite suoi collaboratori, in merito ai processi che lo vedono indagato per falsa testimonianza in relazione alla presunta trattativa stato-mafia.

In studio con Mentana erano presenti lo stesso Mancino, Claudio Martelli, ex ministro della giustizia, e Pino Arlacchi, tra i pionieri della DIA e da sempre impegnato nella lotta antimafia. La discussione venuta fuori è stata molto lunga, a tratti dura da digerire, in quanto pur provando a precisare la funzione di ogni nome venisse fatto, pur tentando una lucida ricostruzione, è chiaro che la "presunta" trattativa stato-mafia è un tema che accomuna un'infinità di elementi intrecciati nei più svariati ambiti, dalle forze dell'ordine, a quelle giuridiche, sino a semplici personaggi pubblici. Non sono venuti fuori particolari di grosso rilievo, ma è stata fatta una generale chiarezza, almeno per quelli che conoscessero già la vicenda.

Va dato merito a Mentana di aver dato copertura ad una notizia che è molto spinosa, trattandosi di un coinvolgimento del capo dello stato. Ci sono state delle telefonate tra Napolitano e Mancino, ritenute irrilevanti ai fini del processo per cui sono state intercettate, ma che l'opinione pubblica ritiene di fondamentale importanza, per capire sino in fondo la posizione del presidente sull'argomento. Se anche un minimo tentativo di favoreggiamento a Mancino c'è stato, la cosa non solo sarebbe condannabile moralmente, ma costituirebbe reato. La domanda che salta maniacalmente di bocca in bocca negli ultimi giorni, motivata da Napolitano che solleva il conflitto di attribuzione nei confronti delle procura di Palermo, è: se non c'è nulla di grave, perché si chiede che quelle registrazioni vengano distrutte?

La trattativa resta un argomento ancora inabissato, specie in Tv. Le stragi, per elezione e conformazione, sono più appetibili come notizie. E' giusto che alle possibili cause di queste stragi, che è comunque sacrosanto ricordare, venga dato il peso mediatico che meritano. La trattativa stato-mafia è ancora presunta, ma molti hanno la presunzione di credere sia vera. Bisogna dunque parlarne e La7 lo fa.

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