Maria De Filippi: “I social network mi spaventavano, bisognerebbe insegnare ai ragazzi a leggerli”
Fanpage.it ha raggiunto Maria De Filippi in occasione della finale di Tu si que vales 2019. La nota conduttrice tv ha argomentato intorno al concetto di talento, spiegando quale sia il segreto per permettergli di durare nel tempo. I suoi ragazzi e talenti di Amici, per esempio, ne avrebbero da vendere, se non fosse ciclicamente minato dalla presenza dei social network e dall'ascendente negativo che le critiche più feroci hanno su di loro:
I social li guardo e li leggo, ormai da tempo. All’inizio ero un po’ colpita e spaventata, poi ho imparato a leggerli. Quello che mi dispiace e parlo, ad esempio, dei ragazzi di Amici, che dai social sono condizionati in un modo imbarazzante. Nessuno gli insegna a leggerli, come facevano una volta i genitori con i figli davanti alla tv. Io vedo che dopo la puntata del sabato, i ragazzi vanno a casa, leggono i social e il giorno dopo tornano disperati. Non guardano mai i complimenti, quelli è come se li accantonassero, il complimento non gli dà fiducia, non li rassicura. Mentre la cattiveria, che sui social è proprio spregiudicata, ti va ne profondo perché ti tocca i tuoi lati deboli e se dici a una ragazza di 20 anni che è un cesso, quell’insicurezza che a 20 anni hai, e che hanno tutti, ti sovrasta. E piangono e cambiano completamente, c’è gente che pensa addirittura di ritirarsi.
Cosa consente a un talento di durare nel tempo
Pronta per il ritorno di C'è posta per te e per le fasi serali di Amici, Maria De Filippi ha espresso il suo pensiero sul concetto di talento, definendo cosa sia davvero importante per consentirgli di resistere nella giungla dei talent show e dei loro surrogati televisivi:
Con il talento ci nasci, nella sostanza, poi la capacità di renderlo unico dipende da te, perché è molto facile arrivare a un successo ed è molto difficile mantenerlo. Se tu segui una moda, puoi diventare una bomba nel periodo della moda, ma poi è finita lì insomma. Cambia la moda cambi tu.
Le pari opportunità e la donna nel mondo del lavoro
Abituata ad essere definita ‘nostra signora della tv', le abbiamo chiesto, indipendentemente dal suo percorso e dal brillante consolidamento della sua carriera, cosa ne pensa della condizione della donna nel mondo del lavoro e se ritiene che la strada per le pari opportunità di genere sia davvero così in discesa, visti i dati preoccupanti sul gender pay gap:
Ieri è venuta la Gruber ad Amici e ha sciorinato una serie di dati, per esempio che un uomo impiegato guadagna 1500 euro, mentre la donna nello stesso identico ruolo solo 1200. E sinceramente non capisco il perché. Ci sono cose che partono da quanto magari lo sport maschile possa attirare di più dal punto di vista dello spettacolo rispetto a quello femminile e se i tennisti vengono pagati di più, non è colpa di nessuno. Però per quanto riguarda i lavori come l’impiegato e il resto, non capisco proprio il perché, non c’è una ragione né economica né di mercato.
La psicoanalisi attraverso le vite degli altri
Maria De Filippi, classe 1961, ha a sua volta un talento, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con le vite degli altri. I suoi programmi sono spesso attraversati dalla sua naturale capacità di decodificare il vissuto delle persone e di farlo proprio, grazie a una forma di empatia che a volte si manifesta al pubblico come un dono speciale. Ma lei si riconosce questa qualità e come pensa le sia servita per crescere nella vita e nel lavoro?
Io fin da piccola volevo sempre sapere le cose degli altri, mi hanno sempre fatto curiosità. Io ho una casa in collina nell’Oltrepò pavese e in questa casa c’è una famiglia che avevano il ruolo di custodi. Questa famiglia era composta dalla madre, il padre e la figlia che faceva la sarta, che aveva tante amiche che andavano lì a una certa ora per prendere il caffè, e l’ si raccontava tutto il paese. i miei genitori erano incavolati neri perché la domenica, invece di stare a pranzo con loro, finita la messa io mi fiondavo in casa dei custodi ed ero affascinata da questi racconti. Stavo solo a sentire e continuavo a chiedere il perché di tutto. Io quando faccio ‘C’è posta per te’ e sento le varie storie, prima di sceglierle, dopo che le sento, a volte mi sento fortunata, altre volte mi sento molto piccola rispetto a quello che normalmente mi dico, altre volte mi sento giusta. Mi aiuta, è come una sorta di analisi che uno fa su se stesso attraverso gli altri, forse invece di andare dall’analista faccio questo.