Luca Varani, il movente oscuro di un delitto atroce

Un documentario in onda domenica 22 novembre sul Nove ripercorre la vicenda, una delle più orribili della cronaca nera degli ultimi anni, con le testimonianze dei protagonisti delle indagini, i filmati originali degli interrogatori, i documenti e le interviste ai familiari della vittima, alla ricerca di una verità ancora in gran parte nascosta.
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È la notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo 2016: in un appartamento della Collatina, quartiere a Est della Capitale, i carabinieri trovano il cadavere di un giovane torturato a morte, seviziato con 100 tra coltellate e martellate e poi lasciato morire dissanguato. Colpi inferti non per uccidere, dirà il referto dell’autopsia, ma per infliggere alla vittima, il 23enne Luca Varani, una straziante sofferenza. Un’interminabile agonia durata quasi due ore, durante la quale Varani non riuscì a opporre alcuna resistenza perché era stato stordito da una massiccia dose di Ghb, la “droga dello stupro”.

A richiedere l’intervento dei militari nella casa degli orrori è stato il padre di uno dei due assassini, il 30enne Manuel Foffo, proprietario dell’abitazione: il giovane, dopo aver cercato di ripulire frettolosamente l’appartamento e aver gettato gli abiti e il cellulare di Varani in un cassonetto, telefona al genitore raccontandogli tutto e quindi si consegna ai carabinieri accusandosi del delitto. Ma chiama in causa anche un complice, Marco Prato, pr che organizza serate in alcuni locali della Capitale. Dopo aver aiutato Foffo a ripulire velocemente la casa, gettando in un cassonetto gli abiti e il cellulare di Varani, Prato era sparito: rifugiatosi in un hotel dove tenta il suicidio, viene in breve rintracciato dai carabinieri.

Dagli interrogatori in caserma, tra accuse e controaccuse reciproche di Foffo e Prato, emerge, parola dopo parola, l’oscuro progetto di morte ordito dai due, che dopo tre giorni passati in casa a consumare grandi quantità di alcol e droga, sprofondano nell’abisso e la mattina del 4 marzo escono in auto, girando per Roma alla ricerca della loro vittima. Una qualunque. Una “vittima sacrificale” da immolare sull’altare della loro delirante sete di sangue: “Volevamo uccidere qualcuno, volevamo vedere l’effetto che fa”, racconta Foffo. Un’ammissione di colpa che fa inorridire tutta l’Italia, e che trascina la vicenda tra i più oscuri casi di cronaca nera degli ultimi anni.

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Una storia atroce e in gran parte ancora misteriosa, che ora un documentario in onda domenica 22 novembre sul Nove (e già disponibile su Dplay Plus) ricostruisce integralmente. E attraverso le registrazioni filmate originali degli interrogatori di Manuel Foffo (condannato a trent’anni di carcere) e di Marco Prato (morto suicida in cella nel 2017), ricostruzioni video, documenti investigativi, interviste ai familiari di Luca Varani e ai protagonisti delle indagini, scandaglia l’ambiguo rapporto tra Manuel Foffo e Marco Prato, analizza i reciproci scambi di accuse dei due, segue passo dopo passo le indagini degli inquirenti. E cerca di fare finalmente chiarezza sul fosco movente che ha ispirato il delitto.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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