Lo chef Natale Giunta tuona contro Barbara D’Urso: “La Sicilia non è la tv spazzatura che mostri”
Non è un buon momento per Barbara D'Urso, almeno stando alla polvere sotto il tappeto che in questi giorni si sta spargendo negli studi di Cologno Monzese. Nelle ultime ore è stata molto commentata la notizia secondo la quale la conduttrice dovrebbe chiudere in anticipo Live Non è la D'Urso a causa degli ascolti bassi, cedendo la domenica al Ciao Darwin di Paolo Bonolis, speciale in prima serata. Si parla di settimane, nemmeno mesi, a quanto pare già da fine marzo la trasmissione fatta ‘col cuore' e arrivata ai minimi storici con il 12/13% di share, dovrebbe chiudere la stagione e passare il testimone al Bonolis trasmesso solo in replica fino a oggi.
Lo sfogo di Natale Giunta contro Barbara D'Urso
Adesso tuona su Instagram lo chef Natale Giunta, volto noto per essere stato tra i protagonisti principali de La prova del cuoco. Usa parole forti, in difesa della sua Sicilia, bistrattata e mortificata, a suo parere, dalla ‘tv spazzatura' di Barbara d'Urso. Alla conduttrice imputa la tendenza a mostrare sempre la parte peggiore dell'isola, tralasciandone arte, cultura e storia.
Non faccio mai questi video perché mi piace parlare del mio lavoro, di quello che faccio, della mia vita. Barbara D’Urso la devi smettere di ridicolizzare la Sicilia, la devi smettere di mandare programmi del genere, la devi smettere di ridere di quelli ignoranti, la devi smettere di parlare dell’Hotel Eufemia, la devi smettere di parlare di Non ce n’è Coviddi. Quando vuoi parlare della Sicilia devi parlare delle sue bellezze, della sua storia, della sua arte, dei palazzi meravigliosi che abbiamo, delle Chiese, dei teatri, dei musei, della cucina, del clima, delle isole Eolie, delle Egadi, delle Pelagi, della Sicilia in generale, la Sicilia è questo. La Sicilia non è quella vergogna che fai vedere in televisione, ridendo sotto i baffi. La Sicilia è altro, è bellezza, è storia. Parla di mafia, parla di gente come me che ha denunciato la mafia, è finita sotto processo ed è stata sotto scorta per anni. Parla degli imprenditori, la fatica che fanno per emergere. Parla dei morti ammazzati di mafia, di Falcone, Borsellino, Mattarella, Alfano, Puglisi, Giuliano, parla di queste persone, l’elenco infinito di gente che ci ha perso la vita. Devi iniziare a parlare d’altro, la Sicilia non è quella vergogna che trasmetti tu ogni domenica. Io ho fatto televisione per anni e mi vergogno di ascoltare quello che tu mostri ogni domenica sulla tua rete. La Sicilia è altro, la Sicilia è quello che ti ho raccontato io.
Natale Giunta e la lotta contro la mafia
Ma chi è davvero Natale Giunta e cosa ha fatto fino ad oggi contro la mafia, tanto da parlarne con ancor più risentimento e livore? A spiegarlo è stato più volte lui stesso: "Nel 2012 io faccio le denunce, nel 2013 arrestano cinque persone pericolose e dopo 48 ore mi mettono sotto scorta e fino al 2016 avevo la scorta in tutta Italia. A fine 2016 ricevo una telefonata dal nucleo scorte e mi comunicano che da quel momento non avevo la scorta quando uscivo dalla Sicilia. Passa un anno e a metà del 2017 ricevo una busta con un proiettile a casa. Nel 2018, a sei mesi dall’accaduto, dal nucleo scorte di Palermo mi annunciano che era terminata la tutela. Mi tolgono la tutela senza notificarmi nulla. Con l’avvocato… decidiamo di fare ricorso al Tar a Roma che, in via d’urgenza, riassegna subito la tutela".
Una tutela persa su piano nazionale, motivo per il quale Natale Giunta ha più volte sollevato il problema di sentirsi ancora in pericolo. Inoltre, da un anno a questa parte, si è aggiunto anche il Covid, come rivelato a Carta Bianca: "Nella città di Palermo, dove ho aperto il mio primo street food, che al momento vede impiegati 5 dipendenti, ho guadagnato 300 euro in 3 giorni. Appena arrivano dieci persone davanti al locale, immediatamente si materializzano 20 poliziotti. Non è una presa in giro? Cosa dobbiamo fare noi ristoratori. Cosa chiedere ancora a noi imprenditori, oltre che di prenderci le responsabilità di una crisi? Continuare a indebitarci? E fallire? Io sono stato otto anni sotto scorta per aver denunciato la mafia. Ebbene, non mi hanno fatto fallire i boss. Ci riesce lo Stato oggi? Quando uno si mette a lavorare lo fa pensando di poter portare utili, non debiti".