“Liberi Tutti” non vi farà rimpiangere “Boris”
La nuova era di RaiPlay non ha solo il volto di Fiorello, dal 14 dicembre è arrivata in esclusiva "Liberi Tutti", serie Tv scritta e diretta da Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, con Giorgio Tirabassi nel ruolo di protagonista. Una triade di nomi che porta dritta a "Boris", la serie trasmessa da Fox dal 2007 al 201o, autentica pietra miliare della televisione italiana.
Il cohousing di Liberi Tutti
La trama di "Liberi Tutti", che presto andrà in onda anche su Rai2, è tutto un programma ed è di quelle che sa come catturare l'attenzione. Michele Venturi, il protagonista interpretato da Tirabassi, è uno scaltro e cinico avvocato d'affari cui trovano 25 milioni di euro nel portabagagli dell'auto. Lo arrestano, ma il pubblico ministero gli concede la possibilità di evitare il carcere scontando la pena ai domiciliari a casa dell'ex moglie Eleonora (Anita Caprioli), che da 13 anni vive in cohousing, una sorta di comune in cui diverse persone condividono spazi e compiti, osservando pratiche e stile di vita diametralmente opposti ai valori di Michele. Ci trova Riccardo (Thomas Trabacchi), compagno di Eleonora con cui ha cresciuto sua figlia Chiara (Ludovica Martino), l'ex fiancheggiatrice delle Brigate Rosse Iolde (Rosanna Gentili), l'inflessibile Dionisotti (Ugo Dighero), la coppia eccentrica composta da Martina (Caterina Guzzanti) e Giovanni (Massimo De Lorenzo) e molti altri.
I presupposti per le situazioni comiche, lo capirete, sono tanti e questa convivenza forzata tra visioni della vita antitetiche è terreno fertile per la scrittura surreale di Vendruscolo e Ciarrapico. Il mix di paradossi e sarcasmo fanno emergere le criticità e le contraddizioni in cui inciampa una comunità che ha scelto di vivere di ideali puri, mettendo allo stesso tempo in discussione le convinzioni di chi, come Venturi, fa del raggiro e dell'illegalità i sacramenti della propria esistenza. Alla fine nessuno dei due estremi prevale, ma si incontrano in una terra di mezzo in cui sono liberi tutti: liberi soprattutto di "mandarsi affanculo", prima regola della comune davvero apprezzata da Venturi.
Il paragone con Boris
La forza di "Liberi Tutti" è, in qualche maniera, la condanna stessa della serie: doversi misurare con il precedente di "Boris", una serie Tv che è andata oltre la condizione di serie TV ed ha influenzato il modo di pensare (non solo alla televisione, ma alla vita), permeando persino il parlato di chi l'ha venerata. Tutto questo accresce clamorosamente il grado di aspettativa per chi si approccia a "Liberi tutti". Si è disperatamente alla ricerca di quell'umorismo folle e delle maschere che segnavano il capolavoro del decennio scorso (scomodare il termine capolavoro non è eccessivo).
I primi episodi di "Liberi Tutti" tentennano, come è normale che sia, incapaci di soddisfare questa sete. Ma bastano tre o quattro puntate da 30 minuti per familiarizzare con i personaggi e rendersi conto che proprio nel momento in cui crediamo di esserci lasciati alle spalle la smania di cercare "Boris" ovunque, abbiamo trovato esattamente quello che stavamo cercando. "Liberi Tutti" eredita egregiamente lo stile cinico e anti retorico del padre putativo "Boris", proprio perché a quel padre fa riferimento senza banalizzazioni, raccogliendone lo spirito.
L'omaggio a Mattia Torre
La serie si riempie anche dell'omaggio sincero e affettuoso a Mattia Torre, proprio per restare in tema del contesto dal quale deriva questa produzione. L'autore, scomparso prematuramente lo scorso luglio, con Vendruscolo e Ciarrapico aveva creato la Fuori serie italiana e in "Liberi Tutti" viene ricordato sin dal titolo, citazione di una sua frase tipica. Non l'unico ricordo di Torre, ma quello che meglio rende l'idea dello spirito che sottende l'opera.
Difficile capire se "Liberi Tutti" sia la serie giusta per supportare il lancio definitivo della nuova RaiPlay e su questo andrebbe fatto un discorso sulla strategia che la Rai intende seguire per valorizzare i prodotti a seconda della piattaforma, senza generalizzare sulle potenzialità del singolo titolo. Una cosa è certa: chi la vedrà, farà fatica a dimenticarsene.