Lasciamo il tempo a Cattelan di scoprire cosa vuole fare da grande
Alessandro Cattelan da grande vuole fare Alessandro Cattelan, lo ha dimostrato con questo show in due puntate su Rai 1 che portava con sé tutti gli ingredienti di EPCC, programma che gli ha restituito il successo su Sky insieme a X Factor. "Le pernacchie sono solo aria" ha detto ai suoi detrattori, impugnando una birra e cantando Wonderwall degli Oasis, inno alla gioia nei suoi momenti di depressione. Un narratore moderno che deve trovare la sua cifra sulla tv di Stato, sempre gli si dia il tempo per farlo.
Un passaggio non semplice quello dalla tv a pagamento a quella generalista, con indici d'ascolto completamente diversi e tutte le aspettative del caso. Senza contare, in un momento in cui Cattelan sconta la pena della sua reticenza a stampa e mondanità, un biennio in cui l'immagine dello spocchioso, del primo della classe che ti fa pesare la sua superiorità, ha preso il sopravvento su quella del giovane talento che resta umile e scanzonato pur essendo troppo avanti per inserirsi nei palinsesti italiani. L'incontro con l'America, la vicinanza a colossi come Jimmy Fallon, la consapevolezza maturata con il suo late show, paradossalmente lo hanno reso meno alla portata, impermeabile alla possibilità di narrazione degli attuali media e giornali.
Il conduttore ha spiegato a Fanpage.it il perché di alcune scelte: "Penso che la gente parli troppo e spesso quando nessuno gli domanda niente. C’è una specie di tossicodipendenza da opinioni dalla quale cerco di prendere distanza, evitando di diventare parte del problema". Roba che piacerebbe di sicuro ai Maneskin, meno a chi dovrebbe approcciarsi alla porta del suo camerino. Un nome, il suo, finito più volte sul tavolo delle aziende che lo hanno voluto: prima su MTV, poi in Sky e ora in Rai, l'olimpo della maturità in cui sembra essere arrivato un tempo per consegnarlo al grande pubblico.
Per farlo, però, il grande pubblico deve annusarlo, imparare a conoscerlo, affezionarsi. Non è roba che si fa in un attimo, non è qualcosa consequenziale a una promozione in prima serata. E se papà Alessandro si avvale della figlia Olivia, bullizzata dal compagno di classe con delle pernacchie mentre balla, dicendole che sono solo aria, lo fa in fondo perché quell'aria può diventare pesante anche per un adulto che deve scoprire di nuovo cosa gli piace ballare.
A Cattelan, caduto negli ascolti e inciampato in una personalità piuttosto ingombrante, si augura di continuare a volteggiare nel suo immenso talento, alla ricerca di una dimensione che rimarrà tale solo per un'altra fetta di vita. Il tempo di parlare di questa e già dovremo argomentare su quella che verrà. Facciamoci trovare pronti, mostriamo accoglienza alle sperimentazioni e apriamoci all'idea che non sempre un errore è qualcosa che afferisce a uno sbaglio. A volte è solo un tentativo di fare bene rimasto incompiuto.