La Rai interviene sull’uso dei social network e scoppia la polemica
Lorenza Lei interviene sul proliferare di dichiarazioni su Twitter, Facebook, blog ed altri organi di informazione rilasciate dai dipendenti della tv di Stato. Lo fa con una circolare interna dell'8 Giugno 2012, che è stata diramata dal quotidiano La Repubblica. Un richiamo alle regole che per gli internauti odora di avvertimento, quasi di censura, sebbene la Lei abbia più volte ribadito che sia una norma cautelativa e si sia detta certa del rispetto della medesima.
Questa la circolare:
Negli ultimi tempi si è verificato un numero sempre crescente di casi in cui sono state rilasciate, con diverse modalità, da parte di dipendenti e collaboratori dell’Azienda, dichiarazioni improprie agli organi di informazione. Al riguardo, si richiama integralmente quanto stabilito con la nostra DG/0092 del 15 luglio 2011, di pari oggetto, nonché con le circolari DG/0019 del 15 febbraio 2010 e DG/0076 del 27 maggio 2010. Tuttavia, alla luce dell’evoluzione tecnologia e produttiva dei mezzi e sistemi di comunicazione, si precisa che, quanto stabilito con riferimento agli organi di informazione, deve intendersi riferito anche alle dichiarazioni rilasciate su siti internet, blog, social network e similari, fruibili da una pluralità di utenti. Si ribadisce pertanto che non verranno tollerati comportamenti in contrasto con la richiamata normativa aziendale. Certi della collaborazione di tutti, si porgono distinti saluti.
Giancarlo Leone e Andrea Vianello sono tra i più assidui frequentatori di Twitter che potrebbero essere quindi oggetto di questa circolare, quindi d'ora in poi dovranno contare fino a 100 prima di pubblicare. Ironizzano quindi il Direttore dell'Intrattenimento Rai e il conduttore di Agorà che "cinguettano" così:
@giankaleone mmphmpffhhmhsmmf #nonriescoaparlare
— Andrea Vianello (@andreavianel) Giugno 11, 2012
Eppure poco dopo è lo stesso Giancarlo Leone a specificare (e stavolta con toni seri) che la circolare della Dg Rai non ha alcun intento censorio ma vuole soltanto regolare le "nuove" comunicazioni:
Che sui social network debbano essere evitate dichiarazioni improprie (quando lesive dell’Azienda per la quale si lavora) è però giusto. L’importante è dialogare su Twitter offrendo spunti personali e, se possibile, far capire meglio il sistema tv e i suoi funzionamenti. Per gli operatori del settore (Rai in questo caso) Twitter è anche un importante osservatorio per capire gusti, necessità e critiche. Twitter è luogo di scambio di informazioni e di confronto di opinioni. La comunicazione interna Rai non è contro. Ecco perché continuo. Per tutti questi motivi ritengo che la comunicazione interna firmata dal DG Rai non abbia alcun intento censorio.
Nessuna censura, dunque, ma un adeguamento o forse una precisazione sul comportamento che d'ora in poi dovranno tenere gli internauti-Rai sui social network. Un po' come un'Azienda che chiede discrezione ed etica professionale ai suoi dipendenti. E' pur vero poi che con Twitter il ruolo dei principali organi di informazione è passato in secondo piano, prima le notizie si leggevano sul Corriere, oggi su Twitter, gratis, veloce e sempre sulla notizia. Ma Viale Mazzini non ci sta e replica, attraverso l'Agi, a chi ha pensato che la Rai volesse in qualche modo censurare la rete:
Nessun bavaglio Rai ai dipendenti in materia di dichiarazioni ai social network, le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazioni esistono già da tempo e sono state contestualizzate – come lo stesso Cda ha richiesto che avvenisse – alle nuove modalità di comunicazione mediatica ormai in atto.
Questa invece è la netiquette Rai in materia di rapporti con i media:
L’informazione verso l’esterno è improntata ai principi di chiarezza, trasparenza e tempestività. Per garantire completezza e coerenza delle informazioni provenienti dalla Società, i rapporti con gli altri media sono riservati esclusivamente alle aree funzionali ed alle responsabilità aziendali a ciò deputate e devono essere intrattenuti nel rispetto della politica di comunicazione definita dalla Società. I singoli esponenti aziendali e collaboratori, pertanto, non possono fornire informazioni agli altri media, né impegnarsi a fornirle senza l’autorizzazione – ove richiesta – delle funzioni competenti. In particolare, i dipendenti e i collaboratori devono astenersi dadichiarazioni pubbliche che possano risultare lesive dell’immagine della società.
Discorso ineccepibile, che ognuno faccia il proprio lavoro dunque. E' come se in un'Azienda un operaio per un giorno decidesse di sostituire l'addetto stampa, inoltrando comunicati stampa non autorizzati. La Rai vuole tutelarsi da fughe di notizie e da critiche che nell'ultimo periodo pullulano: basti pensare al caos palinsesti che a breve saranno presentati a Milano e poi a Roma dinanzi agli investitori pubblicitari, e per ultima la polemica sulle nomine del Presidente e del Direttore Generale della Rai, due banchieri, mentre all'Agcom siede anche un dermatologo. Pochi sono dunque gli esperti di televisione o più in generale coloro che conoscono le dure leggi della comunicazione. Eppure il cavallo di Viale Mazzini da anni attende l'arrivo di professionisti e non di banchieri taglia budget. Per risollevare la Rai sarebbe anzitutto necessario ottenere più autorevolezza, stilando un palinsesto pieno di programmi di qualità, coinvolgendo tutti i target, dai più piccoli agli anziani passando per le famiglie, rafforzando l'informazione delle tre reti, rendendole più credibili.