La Casa di Carta 4, la recensione: la serie Netflix omaggia ancora l’Italia
I nuovi episodi de La Casa di Carta 4, su Netflix dal 3 aprile, sembrano essere quelli giusti al momento giusto. Abbiamo visto in anteprima i primi 5 episodi della nuova stagione e, se l'asticella produttiva sembra essersi notevolmente alzata, come già dalla terza stagione del resto, sul piano della scrittura la serie continua a girare intorno a se stessa. L'uso dei cliffhanger è ormai spregiudicato, al punto che ogni sequenza potrebbe fungere da possibile finale di stagione. È la cifra della serie ideata da Álex Pina (che su Netflix è presente anche con "Vis a vis – Il prezzo del riscatto"), il patto siglato con lo spettatore e che lo stesso finisce per rispettare, perdonando lungaggini e forzature belle e buone.
Però la sceneggiatura sa il fatto suo e inserisce, come scatole cinesi, conflitti su conflitti. La serie procede e lo spettatore si ritrova, come in un videogame, a superare meccanicamente un livello dopo l'altro: tutti sono in pericolo ma nulla è mai come sembra. Anche quando il primo ostacolo sembra superato, se ne pone un altro, un altro e un altro ancora. Fino a quando questo meccanismo, ribadiamo: stranoto, va avanti scorrono le ore e non se ne fa caso. Intrattenimento puro e godereccio. Ecco perché la serie arriva in un momento storico, ahinoi, perfetto: in tempi di isolamento da Coronavirus, La Casa di Carta 4 godrà certamente di un boost ulteriore. Infine, c'è una questione tutta italiana.
In Italia, la serie è particolarmente amata. Gli spettatori italiani hanno in un certo senso abbracciato il concetto della ‘resistenza' degli atracadores soprattutto grazie al gancio di "Bella Ciao". Ecco allora, piccolo spoiler, che in questa quarta temporada gli sceneggiatori piazzano altri due colpi realizzando uno squisito fan-service per il nostro Belpaese: "Ti Amo" di Umberto Tozzi e "Centro di gravità permanente" di Franco Battiato. Non sono canzoni potenti e comunicative come "Bella Ciao", ma sono altrettanto riconoscibili e studiate per far vibrare il nostro orgoglio di essere italiani. Furbi, gli spagnoli.