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L’estate è finita e la tv è rimasta ai tempi del Festivalbar

La manifestazione, che scandiva l’inizio e la fine delle vacanze, non esiste più da anni, eppure Rai e Mediaset non perdono il vizio di far ripartire i palinsesti a settembre inoltrato. Nel frattempo la concorrenza (La7) si anticipa e guadagna credito con un antipasto della sua già accreditata programmazione.
A cura di Andrea Parrella
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Formalmente l'estate non s'è ancora conclusa. Le vacanze, al contrario, sono già finite da un pezzo. Abituati ad un tradizionale cominciamento delle programmazioni televisive dopo la prima quindicina di settembre, ci siamo sempre goduti l'impressione di un'estate reale, che durasse televisivamente sino al ventuno di settembre. La cosa poteva essere giustificata fino a quando c'era il Festivalbar a scandire l'inizio e la fine dell'estate, quando l'agenda televisiva era dettata dai soliti soggetti/sospetti.

Oggi, siamo onesti,  oltre al fatto che il Festivalbar non esista più, con un'offerta tv moltiplicata a potenza ennesima, è ancora accettabile che Mediaset e Rai lascino balle di fieno vagare nei propri palinsesti sino a metà settembre inoltrata? Si può ancora accettare che ad oggi, quinto giorno di settembre, la sigla dei programmi Rai sia ancora apostrofata con l'accezione "estate"? Come si spiega il confronto con La7 che, oltre a non aver mai interrotto la propria programmazione (ma semmai averla integrata con valide variabili stagionali), ha lanciato da quasi una settimana la PiazzaPulita di Formigli, L'infedele di Lerner,  prevede la chiusura della riuscita edizione estiva di In Onda ‘stasera, in concomitanza con l'esordio di Teresa Mannino? Senza contare, a breve, l'arrivo di una Cristina Parodi in forma smagliante.

L'assenza dai palinsesti Rai e Mediaset di un accenno, un solo straccio di novità (fatta eccezione per Pomeriggio Cinque, di cui avremmo fatto volentieri a meno e de Il Commissario Nardone, domani, su Raiuno), esemplifica un menefreghismo generale verso il telespettatore che è anacronistico, arriva in differita, in tempi in cui la tempestività, l'urgenza, l'ansia di proporre dovrebbero essere i motori principali per compensare alle difficoltà imposte dall'assenza di risorse economiche. Si accetterebbe una proroga della programmazione estiva se essa non fosse, di fatto, una non programmazione. Al nulla si preferiscono, masochisticamente, le blande e demotivate proposte autunnali.

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