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In Rai un esercito di duemila precari a rischio

Sono giornalisti, registi, presentatori e conduttori che lavorano con partita iva anche 10 mesi all’anno ma che non sono mai stati assunti dalla Rai. Adesso che la Riforma Fornero vieterà questa “prassi” l’esercito dei duemila è in rivolta.
A cura di Fabio Giuffrida
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Che lavorare in Rai sia diventato quasi impossibile e che in Rai i concorsi pubblici sono cosa assai rara non sono di certe notizie nuove ai nostri lettori (che speriamo non evadano il canone). Dietro ai "dipendenti" Rai, quelli con un regolare contratto a tempo indeterminato e quindi con le spalle coperte e con un futuro (quasi) certo, si nascondono circa duemila precari che lavorano un paio di mesi all'anno, chi addirittura anche 10 mesi, ma che non risultano affatto "assunti" dalla tv di Stato. Un esercito di autori, giornalisti, registi, presentatori e conduttori che lavorano attraverso la loro partita iva. Ma adesso il pericolo è che, con la Riforma Fornero, i duemila precari della Rai possano fare causa alla tv di Stato; che inizino a tremare dunque i piani alti di Viale Mazzini. E che non si dica che si può fare a meno degli "esterni": sono loro la vera anima dei programmi Rai, quelli che lavorano sodo, un po' come i giornalisti precari che mandano avanti intere testate giornalistiche.

La Riforma Fornero etichetta come falsa la partita iva che in qualche modo "evita" l'assunzione. Ovvero, non può più essere tollerato un contratto fatto dallo stesso datore di lavoro – e sulla stessa partita iva – per 8 mesi e che preveda anche una postazione fissa per il lavoratore. Un terzo o addirittura la metà del personale Rai è a partita iva, lo afferma l'Iva Party, una delle associazioni di base, come riferisce il Corriere della Sera. A Ballarò di Rai 3, ad esempio, in una redazione di 25 persone ben 11 sono esterni a partita iva e nello specifico si tratta di 5 redattori, 4 inviati e 2 autori. Dunque, la soluzione sarebbe quella di assumere (ma stentiamo a credere che ciò sia possibile, anche volendo) oppure quella di proporre a tutti contratti da sei mesi, arruolando sì più persone ma garantendo ad ognuno di loro un orario di lavoro minimo, dunque un guadagno assai inferiore. L'ennesima stangata ad una categoria, quella degli addetti ai lavori e degli operatori della comunicazione, che non riesce più a sopravvivere.

Sfruttamento e condizioni di lavoro demotivanti, questa la denuncia dei precari che promettono di fare guerra alla Rai. Una tv di Stato, continuano gli "atipici della Rai", che "per decenni è stata lottizzata e c'è chi ne ha abusato vergognosamente". Il lavoro è già di per sè stressante con le spese di viaggio a carico dei lavoratori (in un secondo momento rimborsate)  e addirittura i tempi di pagamento, stando alle indiscrezioni del Corriere della Sera, slitterebbero di due o più mesi, niente sussidio di disoccupazione infine tra una pausa di lavoro e l'altra (qui tutte le curiosità sul mondo del lavoro).

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