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In Belgio sparisce (quasi) la Rai, la comunità italiana non ci sta

Il fornitore belga delle trasmissioni decide di acquistare solo i diritti per Rai1, Viale Mazzini avrebbe chiesto troppo, così spariscono Rai2 e Rai3 e parte una petizione: dov’è l’equilibrio tra libero mercato e servizio pubblico minimo?
A cura di Andrea Parrella
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In Belgio c'è una comunità italiana di circa 350.000 abitanti. Di qualunque generazione siano, ciò che insieme al web può tenerli più legati al paese d'origine è la televisione, quella di casa nostra chiaramente, ovvero il Servizio pubblico. Ecco quello che succede: la Rai, che presentava nel pacchetto del provider Belgacom i suoi tre canali principali, dal 1 ottobre ha ridotto la sua presenza al solo primo canale, la cosiddetta ammiraglia. Il motivo risiederebbe nell'incompatibilità tra la richiesta economica della Rai per la concessione dell'intero pacchetto e i piani del fornitore belga. Così, all'improvviso, Rai2 e Rai3 sono state oscurate. Un provider concorrenziale a Belgacom, VOO, ha avvisato i propri clienti via lettera, proprio negli stessi giorni, dell'arricchimento di programmazione con i canali Rainews24 e Mediaset Italia, un assemblaggio dei programmi più popolari proposti dalle reti berlusconiane (C'è posta per te, Pomeriggio5 etc.).

La comunità italiana si mobilita subito, nel giro di pochi giorni è nato un gruppo su Fb, RAIvolution, che condivide aggiornamenti sulle sorti della vicenda. Non è la prima volta che la Rai rischia di compromettere il legame coi cittadini all'estero, quest'estate a Fanpage ci occupammo del pericolo che La giostra dei gol non andasse più in onda, pericolo scampato in extremis. Da parte dei vertici di viale Mazzini, dei rappresentanti dell'azienda in Belgio e da tutti gli interpellati in causa, Belgacom compresa, c'è stata la prevedibile reazione di incertezza e conseguenti responsabilità scaricate su una questione che sarebbe motivata da decisioni provenienti dall'alto. Ovvero la Rai avrebbe ritenuto l'offerta di Belgacom insufficiente per l'intero pacchetto. Pur tentando di metterci in contatto direttamente con gli uffici stampa dell'azienda, per avere quantomeno notizie in merito alle cifre relative all'accordo precedente e alle differenze con quello attualmente in vigore, non abbiamo ricevuto risposta alcuna e speriamo di poter fornire aggiornamenti.

Si potrebbe vedere tutta l'offerta del DTT italiano tramite il satellite, ma oltre a comportare costi aggiuntivi in abbonamento, pare ci siano città come Bruxelles la cui struttura urbana non permette una adeguata ricezione satellitare. A tal proposito si precisa che il Belgio è una delle nazioni meglio coperte dal sistema televisivo con trasmissione via cavo. Ad aggiungersi alle difficoltà esiste una certa tendenza all'allineamento dell'offerta tra i vari provider televisivi nazionali, i quali in sostanza provano ad attuare una concorrenza poco aggressiva, col naturale obiettivo di spartirsi la torta. Altrimenti ci si chiederebbe come mai gli altri non abbiano provato ad accaparrarsi una fetta di mercato così importante.

E' necessario precisare che nulla vi sia di illecito in ciò che si sta raccontando. La Rai è libera di proporre le cifre che crede siano più adeguate, Belgacom di accettare o meno di sborsarle. Il disappunto dei cittadini italiani in Belgio è ambivalente, indirizzato da una parte all'azienda belga, il cui 50% del pacchetto azionario è di proprietà dello stato (e che quindi dovrebbe avere un minimo di interesse a tutelare una fascia consistente di popolazione presente sul territorio), e immancabilmente alla Rai, la quale dovrebbe contemplare, tra le fondamentali prerogative aziendali, quella di contribuire alla valorizzazione dell'immagine del nostro paese all'estero, a maggior ragione per quel che riguarda i paesi comunitari. L'inefficienza del nostro servizio pubblico televisivo è una questione annosa, che nei confini nazionali tiene banco da tempo. La comunità di italiani in Belgio, su proposta del sito Euronews.it, con il sostegno dell'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, la società Dante Alighieri e di Piola Libri, hanno concentrato le forze per una campagna intitolata Cosa faRai per la Rai? consistente in una raccolta firme al fine di trovare una soluzione e riavere i tre canali Rai.

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