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Il Collegio 5

Il Collegio, la sorvegliante Lucia Gravante: “Affianco i ragazzi, i protagonisti sono loro”

Protagonista del docureality di Rai2, Lucia Gravante racconta a Fanpage.it l’esperienza di sorvegliante, anomala perché la sola a prevedere una recita dichiarata: “Il ruolo non esiste, è nato con il programma, ma non ho paura di restarci imprigionata”. E sul Collegio 6: “Non saprei, ma quella è diventata un po’ la mia casa”.
A cura di Andrea Parrella
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Il successo del Collegio 5 non è più in discussione e sono diverse le componenti che generano questo fenomeno. Tra le principali c'è senza dubbio il cast, composto da volti divenuti ormai familiari al pubblico e trasformatisi in docenti e volti storici di un istituto che uniscono diverse generazioni (o stagioni) come accade in una scuola vera. Colonna imprescindibile del docureality di Rai2 è Lucia Gravante, meglio nota come la sorvegliante, che sta lasciando il segno anche su questa quinta edizione e si è raccontata a Fanpage.

Allora Lucia, lei è tra i pochi "attori" del Collegio, interpretando un ruolo che, di fatto, oggi non esiste.

Quel ruolo lo mantengo 16 ore al giorno anche perché siamo obbligati a farlo, visto che è impossibile abbassare la guardia la guardia. Se lo fai i ragazzi hanno quest'onda radio per la quale lo capiscono, se cedi un attimo li hai persi e non puoi più relazionarti con la stessa credibilità. Io entro a tutti gli effetti in un mood sorvegliante e infatti tutta la troupe mi prende in giro: io gli parlo come una sorvegliante.

Al Collegio c'è un rapporto costante tra realtà e finzione. C'è stato un momento in cui hai pensato che il montaggio avesse falsificato gli eventi?

Non mi è ancora capitato, perché non essendo recitato, ha la spontaneità e quel piccolo equilibrio legato all'immediatezza, quindi non mi viene mai il dubbio che qualche cosa sia stata manipolata, anche per quei momenti che potrebbero apparire artefatti.

Ad esempio?

La scena della quinta puntata che ha visto protagonista la mia adorata Scarano, questa ragazzina di Manfredonia pugliese come me. Lei era convinta che avessi messo il braccio a suo favore per poterla andare a braccetto dopo la strigliata del preside. Mi sono stupita perché mi dicevo non fosse possibile, io volevo solo dirle di stare dietro, con un gesto che ho spesso usato quest'anno. Ma lei deve averlo interpretato a modo suo ed era tutto vero.

Immagino che talvolta la risata possa scappare, è probabile che a volte ci siano forzature del personaggio proprio per evitare di uscire dal ruolo di sorvegliante?

Io penso che nelle varie stagioni questa storia della caricatura, della forzatura dei personaggi, si sia un po' persa. Ma è un problema che riguarda principalmente sorveglianti e bidello, visto che gli altri sono professori anche nella vita. 

Quindi in quei giorni del Collegio Lucia diventa una sorvegliante a tutti gli effetti?

Non potrei fare diversamente. Se i professori hanno in mano la capacità del giudizio, del voto, dei contenuti. Ma la sorvegliante cosa fa? Perché dovrebbero ascoltarmi? Chi glielo fa fare di alzarsi al mattino? Si tratta di adolescenti sempre in contrasto con l'adulto, di conseguenza la sola possibilità che ho è ragionare come sorvegliante, l'incoerenza è impossibile: se devo svegliarli io devo svegliarmi prima di loro.

Ho letto che nel tuo passato sei stata insegnante, prima di essere folgorata e scegliere il mestiere di attrice.

Io ho fatto le magistrali, quindi ho insegnato alle elementari e alle medie, così come alle superiori educazione fisica e l'ho sempre fatto felicemente, pensando sarebbe stato il mio lavoro. Poi durante una supplenza, una mia collega mi disse che avrei dovuto interpretare il drago nella recita di Natale. Le diedi inizialmente della matta, ma non appena messo piede su quelle assi di un piccolo teatro, mi sono resa conto che il mio bagaglio mi avrebbe portata lì. 

Fatico ad immaginare una continuità tra insegnamento e recitare. Qual è la connessione?

Ci sono alcuni mestieri, tra cui l'insegnamento, che devono avere il brio e il guizzo dell'interpretazione. Tu hai davanti una platea e se come insegnante ti poni in un certo modo, inevitabilmente i ragazzi li attrai. Quindi credo che l'anello di congiunzione tra questi due mestieri sia qui.

Quest'anno è arrivato un novo sorvegliante, come vi siete trovati insieme?

Massimo Sabet è un attore con una formazione molto più rigorosa della mia, io ho iniziato a recitare tardi e credo che questa differenza ci sia servita come elemento di curiosità nel lavoro visto da diversi punti di vista, al contempo complementari. Sapere che hai un collega con cui lavorare in un certo modo ti aiuta a tenere la barra dritta e tenere quel personaggio di cui sopra. 

Questo ruolo sulla tua carriera potrebbe avere un peso. Hai paura di rimanere intrappolata nel ruolo di sorvegliante?

Non ci penso mai, credo che ogni volta che si affronti un personaggio la serietà con cui lo si affronta sia l'unica cifra da considerare. 

Si tratta di un caso curioso, anche perché paradossalmente è un programma televisivo a generare una dinamica che di solito sono i film o le serie Tv a generare. 

Sì, è anomalo anche il personaggio, in Italia è la prima situazione di questo tipo e in effetti è un po' borderline, a cavallo. 

Credi che Il Collegio abbia espresso il suo meglio negli anni in cui era meno noto?

Il programma è partito in sordina proprio per questo essere anomalo, in un certo senso il pubblico non era preparato ma ha avuto la grande idea di parlare al mondo dei ragazzi e prima non c'era nulla di simile. Ma credo il programma abbia ancora molto da dare, in particolare perché sono i ragazzi ad avere ancora tanto da dare e sono loro al centro. 

Non pensi però che i veri protagonisti, più che i ragazzi, siate in fondo voi?

Sì, è vero, ma bisognerebbe evitare questi personalismi e pensare solo di essere funzionali. Se lo facciamo riusciamo a far emergere la qualità del programma e le personalità dei ragazzi. Noi siamo quasi dei ponti di decollo tra le generazioni, ma questo può avvenire solo pensando che sono i ragazzi a dover fare un percorso. Noi dobbiamo indirizzarli ma non metterci al centro, che poi è la cosa che sta alla base di un'interpretazione: l'attore deve morire di se stesso. Siamo tutti utili, ma nessuno è indispensabile. 

Quanto al rapporto con i ragazzi, ti capita di sentirli dopo il programma?

Nelle quattro edizioni passate ho sempre preferito di no, per rendere funzionale il mio ruolo di sorvegliante che, come Mary Poppins, c'è quando serve, ma poi basta. Da quest'anno invece sono approdata sui social e lì ho cominciato a parlare ai ragazzi perché l'idea del mio profilo è quella, comunicare con loro.

Li hai riconosciuti tutti?

Devo dire che alcuni ho faticato a riconoscerli e sono stata bacchettata come le maestre che incontrano vecchi studenti, anche perché sono cambiati. Devo dire che è stato bello ritrovare alcuni ragazzi e chiaramente i legami si sono creati. Il mio desiderio è sempre che tutti i ragazzi possano arrivare, o quantomeno provarci. 

Come attrice cosa sei oltre alla sorvegliante del Collegio in questo periodo?

Uscirà una cosa a gennaio che parla ai ragazzi ma non solo, però non posso dire altro. Poi ci sono una serie di progetti, belle idee ovviamente tutte in bilico per il Covid, ma vedremo. 

Ti attendiamo per Il Collegio 6, immagino…

Questo lo dici tu, io non posso confermarlo. E resto vaga anche sulla mia presenza, anche se devo dire che come Maggi, Bosisio, Raina, Petolicchio, la cosa ormai la sento mia. 

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